Felipe-Hernanes amici contro. Il brasiliano ritrova il connazionale che lo ha aiutato nei momenti difficili

Felipe-Hernanes amici contro. Il brasiliano ritrova il connazionale che lo ha aiutato nei momenti difficili
di Daniele Magliocchetti
3 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Dicembre 2014, 06:18 - Ultimo aggiornamento: 09:06
E' riuscito a dribblare nostalgia, insicurezza e paura. Ora per Felipe Anderson la maglia della Lazio, e soprattutto i soldi che sono serviti per prelevarlo dal Santos un anno e mezzo fa pesano di meno. Per il Pipe, quei nove milioni e mezzo hanno sempre rappresentato una grande pressione, una responsabilità, ma adesso il brasiliano è un'altra persona, un ragazzo sicuramente più sereno. Sono bastate tre prestazioni di livello, due gol e due assist decisivi per farlo conoscere al meglio e finalmente apprezzare dai tifosi. Sabato scorso, al quinto della ripresa, si è avuta netta la sensazione che avesse deciso di farla finita e sbloccare la partita una volta per tutte. E così è stato: scatto impressionante sulla destra, quasi dieci metri presi a Del Grosso in un secondo, palla al centro e gol di Mauri. Stessa dinamica una quindicina di minuti dopo, con identico finalizzatore. In quel preciso momento la gente, Pioli, i compagni e la società hanno capito che il ragazzo ha preso coscienza della sua forza e del suo talento.

Non è stato facile per Felipe. Proprio un anno fa di questi tempi, il brasiliano era al centro delle polemiche perché deludeva e in campo quasi spariva. Qualche buon guizzo, tanto impegno, ma niente di più. Lui ne soffriva e nonostante illustri compagni come Klose ed Hernanes lo invitassero a restare tranquillo e non ascoltare gli attacchi, il fantasista stava male e non riusciva a fare in campo quello che sapeva fare, giocare divertendosi.

LA CRESCITA

Reja, tecnico vecchio stampo, non gli è stato di grande aiuto, mentre con Pioli la musica è cambiata. Sin dal primo giorno il tecnico non ha fatto altro che lavorare sulla testa del ragazzo, provando a stimolarlo in tutti i modi, in allenamento come in partita, sostituendolo, ad esempio un paio di volte, durante l'intervallo. Rispetto all'anno scorso, nonostante le poche presenze, la fiducia però cresceva, tanto che il giocatore spesso, di sua iniziativa, restava in campo da solo ad allenarsi per quasi un'ora al giorno: palleggi, punizioni e angoli. Lo stop di Candreva è stata la molla, una presa di coscienza. «Adesso o mai più, vai in campo e fai vedere a tutti quanto cavolo sei forte», la carica che avrebbe dato l'allenatore al suo pupillo poco prima di giocare al Tardini.

L'ESAME

E' talmente cresciuto e sicuro della sua forza che Felipe adesso non si vuole fermare anzi vuole di più. «Ogni giocatore quando arriva in una squadra sogna di essere un idolo – ha spiegato il biancoceleste a Globosporte -. L'anno scorso ho vissuto un periodo di adattamento. Ora sto trovando continuità e, grazie a Dio, sono stato in grado di sviluppare il mio calcio, questo è importante per la mia crescita. Sono contento del momento che sto vivendo, ma posso fare molto di più, lo so ed è il momento di dimostrare tutto il mio potenziale».

LE SCONFITTE

E non vede l'ora di scendere in campo a San Siro. Un po' per rivedere l'amico Hernanes, che affettuosamente chiamava Herni, un po' per rifarsi, visto che a Milano ha sempre perso. Due volte ci ha giocato, due volte ha rimediato sconfitte, l'anno scorso nel finale di campionato proprio con l'Inter è uscito sconfitto 4-1, mentre quest'anno, alla prima giornata, il Milan ha vinto per 3-1. Stavolta Pipe vuole che vada diversamente, ha bisogno di una prestazione di livello in uno stadio importante, contro una squadra importante. Vuole far vedere al suo amico Hernanes che il piccolo Felipe è cresciuto e che ora sa camminare da solo e, perché no, decidere pure le partite.