Keita, il bambino che non diventa grande
Il "mito" Klose esce per la vergogna

Keita, il bambino che non diventa grande Il "mito" Klose esce per la vergogna
di Alberto Abbate
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Domenica 23 Novembre 2014, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 18:37

Voleva e doveva spaccare il mondo, s'è suicidato sulla Juve. Timoroso, impreciso, molle. Che fine ha fatto Keita? E pensare che una scivolata iniziale su Tevez sembrava il preambolo del grande riscatto. Macché, oltre due mesi dopo l'ultima volta da titolare, il “Balde” giovane torna in panca infelice e scontento. Non c'è un guizzo, Keita non suona, ma perlomeno stavolta non mugugna: «Resto umile. Bisogna avere persone giuste al proprio fianco per spiccare il volo. Ho scelto la maglia della Lazio e sono orgoglioso d'averlo fatto». La Juve lo voleva in estate, sarà rimasta delusa. Appena un gol in Coppa Italia quest'anno, lo spagnolo rimane fermo a prospetto di campione. A Torino ci sono già i fenomeni. Ammazza, la “Vecchia” Signora! E' un'esclamazione. Perché il big match all'Olimpico finisce dopo 90', ma dopo 20' si vede tutto il gap con la Lazio. Il forte Apache è inarrestabile per qualunque biancoceleste: solo de Vrij, con uno spettacolare tackle, riesce a fermarlo un istante. Così Tevez lancia Pogba, l'unico della Serie A in lizza per il pallone d'oro. Ed è appena due anni più grande di Keita.

CENTROCAMPO KO

Un dominio bianconero, ogni speranza biancoceleste riposta nei piedi di Candreva, fumosi quando ballano da soli.

E, come ieri sera, non aiutati da un centrocampo, dove Biglia stavolta è basso e impreciso, Parolo un fantasma. Lulic (ieri ammonito e squalificato con il Chievo) si diverte a sbagliare uno stop al secondo nel primo tempo, si sveglia quando è troppo tardi: «Dobbiamo accettare questa sconfitta perché la Juve è la squadra più forte d'Italia. Ora bisogna andare avanti perché rimaniamo una buona squadra e dobbiamo ancora diventare una big. Ci vuole tempo, ma il nostro obiettivo non cambia. La nostra priorità è l'Europa e questa gara ci aiuterà a crescere. Anche a livello di testa, non è un caso che le nostre vittorie siano arrivate solo dopo esser passati in vantaggio».

JUVE PADRONA

La Juve giocherella, manco fosse in allenamento nel secondo tempo. Il “Mito” Klose esce fuori, forse per la vergogna. Viene il dubbio, neanche commenta la partita ai media tedeschi: «Messi o Ronaldo pallone d'oro? Io dico Neur». Si prende le sue responsabilità, Cana: «Siamo delusi, con i bianconeri bisogna essere perfetti, altrimenti non riesci a portare a casa punti. Abbiamo preso il primo gol sugli sviluppi di un calcio piazzato a nostro favore Abbiamo provato a reagire, ma non ci siamo riusciti». Già, la Lazio si spegne in quell'imbarazzante schema su punizione Braafheid-Biglia: da lì parte il contropiede del vantaggio della Juve. A Roma anche in dieci padrona. Mica ladrona.