DECISIVO
L’importanza di chiamarsi Keita. La luce brilla nei numeri. Prima stagione in Serie A, 21 gettoni, appena 10 da titolare: decisivo otto volte con quattro centri e altrettanti fra assist e rigori procurati. Nei suoi piedi scorrono 14 punti della classifica biancoceleste. Come se il destino gli baciasse quel numero di maglia (14). La Lazio se lo coccola, adesso se lo merita davvero. Sfrontato in campo, più diligente a Formello. Per castigo di Petkovic (dopo un litigio con Radu nel tunnel col Trabzonspor) aveva saltato la sfida d’andata col Livorno. Lezione fin troppo bene incassata, quattro mesi dopo: «Cado, mi rialzo, sbaglio, imparo; mi hanno ferito, ma resto vivo. Sono umano, imperfetto, ma sono grato», cinguetta così il momento d’oro. Piedi per terra, mente in volo verso l’Europa e la Spagna. Perché in ritiro Keita spera pure di presentarsi col passaporto comunitario nuovo di zecca. E con l’Europa League in tasca: «Ce la riprenderemo», aveva promesso subito dopo l’eliminazione col Ludogorets.
CANDREVA
Domenica Keita dovrà ancora trascinare la Lazio insieme a Candreva. Sull’esterno azzurro rimane sempre in pressing la Juve, pronta a offrire 17 milioni a Lazio e Udinese e 2,5 al giocatore pur di farlo tornare. I laziali sono in ansia, ieri già si alimentavano gialli-bufala: «Candreva ha comprato casa a Torino», girava su siti e social. Smentita secca d’Antonio: «Non è vero nulla». Almeno per ora.
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