La sottile linea tra l'essere contenti e il sapersi accontentare

La sottile linea tra l'essere contenti e il sapersi accontentare
di Emiliano Bernardini
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Martedì 26 Maggio 2015, 17:36 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 18:06
Cosa resterà di quest'annata? Vedi Napoli e poi tira una linea. Serve un solo punto per restare in Paradiso, ma non acciuffarlo non vorrebbe certo dire cadere all'Inferno.
Un errore che la Lazio non può e non deve permettersi. Perché qualunque sarà l'esisto del campionato i biancocelesti avranno comunque disputato una stagione bellissima e ricca di tanti significati. Una cavalcata che deve essere solo l'inizio di quel processo di crescita che il tecnico Pioli ha iniziato l'estate scorsa.

QUESTIONE DI TESTA
Il derby perso ha lasciato un segno evidente sulla pelle, il calo della squadra fisico e mentale è lampante. Dopo aver conquistato addirittura 24 punti con 8 vittorie consecutive, la Lazio ne ha racimolati appena 8 nelle 7 partite successive. Troppo poco per la squadra più accreditata ad arrivare in Champions. C'è bisogno di ricaricare in fretta le pile per dare tutto al San Paolo affiché quel sogno tanto cullato non si trasformi in un incubo.

IMPARARE DAGLI ERRORI
E' una squadra giovane e bella la Lazio, una di quelle che fanno innamorare i tifosi. La voglia di dominare che l'accompagna ha riportato la gente allo stadio. Ma è stata proprio questa sua caratteristica ad averla tradita più volte. "Chi si accontenta gode" recita un antico detto, ed è proprio questo che è mancato ai biancocelesti in una annata che resta straordinaria. Non è una coincidenza che la Lazio abbia perso il 35% dei secondi tempi giocati (13 su 36) e abbia subito 24 gol (il doppio dei primi 45', 12) nella ripresa (il 66,6%), più di chiunque in Serie A. Un difetto che ha compromesso troppe partite. Viene da pensare al 2-2 di San Siro contro l'Inter, il pareggio nel derby d'andata, quello con il Chievo in casa o i recenti ko contro i nerazzurri e i giallorossi. Ottenuto il pari Pioli non si è accontentato e ha voluto per forza tentare di vincere, anche quando magari stava giocando in 9 contro 11. E poi manca la reazione, perché la Lazio si spreme tutta e subito fino all'ultima goccia di sudore: perse così 11 delle 15 partite (73,3%) in cui i biancocelesti sono andati in svantaggio. Solo il Parma ha rimontato meno volte. E ora quei punti persi pesano come macigni. Per diventare grandi bisogna imparare a gestire e soprattutto capire che un pareggio non è una sconfitta nella testa, anzi. Questo deve capirlo prima di tutto il tecnico che spesso è parso presuntuoso nelle scelte, altre cieco: Biglia ieri non era assolutamente in condizione di giocare.

Sfumati i 50 milioni ora c'è la porta di servizio per entrare lo stesso in Champions. Ma bisognerà capire in fretta che Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.