LE FASCE
Da tempo appare appannato e non brilla più, gli avversari lo conoscono meglio, sanno come affrontarlo, prova un paio di allunghi, cercano di fermarlo anche con le cattive, gli riesce soltanto il cross che, rifinito da Klose, porta al momentaneo pareggio di Djordjevic. Candreva, il romano, si vede che ci tiene da matti a fare bella figura, regala qualche breve sgommata, si becca una selva di fischi quando si avvicina, sotto la Sud, a battere i corner. Prova a svariare su tutto il fronte offensivo, spesso arretra per impostare l'azione e non dare punti di riferimento ai giallorossi. Eccede nel tiro da distanza enorme e, nel finale, quando potrebbe cambiare il destino della partita, alza la mira da buona posizione. Forse è tradito dalla troppa voglia di essere protagonista, che gli fa perdere lucidità e freddezza nei momenti cruciali. E' vero che la Roma si chiude sempre con applicazione, che blocca le corsie esterne, ma è anche vero che è la Lazio tutta che gioca al di sotto delle possibilità. Soprattutto perché vengono meno le risorse dei suoi calciatori migliori, quelli che devono incidere nelle pieghe della gara e del risultato. Quelli che, all'andata, furono i più propositivi e positivi stavolta evaporano sul più bello. Forse Candreva e Anderson sono penalizzati dal modulo perché, l'allenatore Pioli, invece di schierare un assetto tattico più prudente, come contro la Juventus, si concede il lusso di mettere in campo 4 calciatori offensivi, costringendoli a tanti ripiegamenti. Il derby è andato, resta Napoli per la Champions: basterà un punto ma ci vorrà una Lazio diversa.