Una rosa di qualità per salire in alto
Il grande lavoro di Pioli con il gruppo

Una rosa di qualità per salire in alto Il grande lavoro di Pioli con il gruppo
di Emiliano Bernardini
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Giovedì 8 Ottobre 2015, 05:44 - Ultimo aggiornamento: 09:18
La Lazio vola. Quindici punti, terzo posto in classifica a sole tre lunghezze dalla Fiorentina capolista e un punto in più della Roma. E pensare che dopo la notte da incubo di Napoli tutto questo sembrava impossibile, lo stesso è sembrato dopo la sconfitta pesante di Verona. Un doppio schiaffo che per un attimo aveva fatto vacillare anche la panchina di Pioli. Ora il cielo è di nuovo biancoceleste. L'inizio di stagione è stato disastroso, fin dalle prime amichevoli poi ancor peggio quando sono arrivate le sfide ufficiali: ko in finale di Supercoppa italiana, eliminazione dalla Champions e due sonori ceffoni con Chievo e Napoli. Un avvio che avrebbe seppellito chiunque, ma non la Lazio. Questo perché è una squadra che ha carattere. Vola, Lazio vola è tornato un coro.

IL MISTER
Il merito di questa trasformazione è sicuramente del tecnico. Pioli nonostante le forti raffiche di vento e le cannonate dei nemici ha fatto da scudo ai suoi ragazzi, li ha protetti, coccolati e rigenerati. La Lazio è una squadra diversa. Se prima bastava il primo gol a mandare in frantumi qualsiasi cosa, adesso invece i biancocelesti hanno scoperto anche la rimonta: vedi Verona e Saint Etienne.

IL PROFESSORE
Fondamentale, però, è stato ritrovare lungo il cammino Biglia. L'argentino da quando è tornato ha trasformato la Lazio. Bacchetta alla mano detta i tempi e le giocate. Non è un caso che da quando è tornato la Lazio ha infilato tre vittorie di fila e in due ha pure messo la sua firma. I malumori esplosi a Shanghai sembrano essersi placati. La fascia di capitano non è più un peso, ma un vanto. Si è caricato la squadra sulle spalle e l'ha riportata in alto.

FELIPE
La rinascita della Lazio, però, non passa solo dalle fatiche di Biglia, ma anche dai piedi fatati di Anderson. Dalla sua rinnovata grinta. Quando si accende il brasiliano è devastante, deve solo trovare un minimo di continuità per essere al top. Felipe si è scrollato anche di dosso il peso della maglia numero 10. La passata stagione il suo exploit è coinciso con il decollo della Lazio. È lui che disegna arcobaleni a tinte biancocelesti.

GIOVANI E BELLI
E lo fa con il suo gemello diverso, Keita. È un Balde tutto nuovo che piace da morire a Pioli. Il bambino capriccioso che batteva i piedi è rimasto a Shanghai, ora è finalmente un calciatore. Niente più pianti isterici ma solo urla di gioia per gol pesantissimi. È una Lazio giovane e bella: ha l'età media più bassa (26,2 anni) rispetto alle altre big, ovvero a Juve (27,6), Roma (27,7), Milan (27,5), Inter (26,7) e Napoli (26,5).

IL SERGENTE
Tra gli under 21 arrivati quest'anno c'è Milinkovic: 192 centimetri d'esplosività. Il serbo sulla trequarti sta diventando la mossa del presente e del futuro. Lì dove una volta s'inseriva capitan Mauri, adesso c'è Sergej impossibile da spostare e con un'intelligenza tattica non comune: vince ogni duello aereo e permette gli inserimenti dei compagni sulle fasce.

TERZINI
Già perché questa Lazio ha messo le ali. Lulic vive una nuova vita. Complice il periodo nero di Radu, si è riscoperto terzino e adesso sprinta di gioia. Ha cancellato le critiche a suon di prestazione da applausi. Pioli gli ha ridato le giuste motivazioni. Qualche settimana fa qualcuno voleva cacciarlo, adesso è insostituibile. Così come il collega Basta. Dusan non sbaglia una partita. La Lazio adesso sorride e lo fa dopo essersi rialzata con le proprie forze. Un sorriso che vale doppio.