Lazio,il grande caos: tutti in ritiro

Lazio,il grande caos: tutti in ritiro
di Alberto Abbate
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Martedì 24 Novembre 2015, 12:18
ROMA La Coppa o ritiratevi ancora. Da ieri sera la Lazio è in punizione: ordine di Lotito, dopo il pari col Palermo. Tutti rinchiusi a Formello a oltranza, almeno sino a dopodomani, quando a Roma arriverà il Dnipro. All'Olimpico stavolta un punto sarà prezioso per la qualificazione ai sedicesimi, ma non è proprio questo il punto: la vittoria manca ormai da sei gare, il gioco da mesi, lo spirito biancoceleste dall'ultima giornata dello scorso campionato al San Paolo. Ironia del destino, proprio dopo la cinquina di quest'anno a Napoli era stato preso il primo provvedimento societario. Adesso si torna in ritiro, nel tentativo quasi disperato di ricompattare un gruppo sciolto fra le invidie e il gelo estivo d'Auronzo. Da allora tanti piccoli allarmi sino al frastuono delle ultime giornate. Pioli nella sosta cercava di ritrovare la pace, alla ripresa il suo vice Murelli finisce per litigare coi “ribelli” romani in panchina.
PESSIMA GESTIONE
La Lazio perde e l'escluso Cataldi ride, la Lazio pareggia e Candreva risponde: «Come si esce da questo momento? Chiedetelo a Pioli. Lui ci prepara e noi traduciamo in campo con le prestazioni ciò che dice». Esce allo scoperto chi rema contro il tecnico. Ufficialmente Lotito è con Pioli, non vuole dar alibi alla squadra. Eppure il mister è il primo sul patibolo. E pensare che il tecnico col Palermo aveva solo tramutato in campo le idee (vedi Milinkovic mezzala e qualche big fuori) esposte dal diesse la settimana prima in un pranzo post-derby. Adesso l'allenatore deve guardarsi le spalle da tutti e finisce lui in analisi. E' messo e si mette in discussione, difficile così essere lo stesso motivatore del terzo posto dei miracoli: «Cosa ci manca rispetto all'anno scorso? Tutto», tuona Candreva. Lo riprende Parolo: «Con gli individualismi non si va da nessuna parte». Antonio entra al 58' col Palermo e urla a Biglia che batte la punizione: «Ao, damme sta palla», il labiale che da ieri gira sul web. E che spiega gli «atteggiamenti da primadonna» di cui si lamentano i compagni. All'origine di quella fascia, strappatagli dal braccio in estate. A Shanghai il crestino impertinente sembrava quello di Keita, ora in silenzio il più “fedele” a Pioli. Tradito invece, proprio alla vigilia della Supercoppa, dalle parole del suo capitano Biglia: «Non so se resterò». E' rimasto alla fine, Lucas, ma gli erano stati promessi compagni “degni” per centrare la Champions, mica i baby già acquisiti Hoedt, Patric, Milinkovic e Kishna. Una volta già perso il preliminare, spunta Matri per aiutare i “sempreinfortunati” o stitici - fate voi - Djordjevic e Klose. Da allora, con de Vrij ai box, piovono gol solo nella porta della Lazio. E, col Palermo s'è capito, non è certo colpa di Marchetti, adesso vicino al rinnovo (sino al 2019) con eccessivo ritardo della società. In estate era meglio far firmare un quinquennale a Radu, piuttosto che pensare al portiere o a Lulic (richiesta di 1,3 milioni), ora costretto a fare il terzino al posto di un involuto Stefan. Esigenze di spogliatoio, come quella di riportare il “fantasma” Mauri per rimettere in riga la squadra: «Stefano rientrerà prima di Natale», assicura lo staff medico. Tornerà sotto l'albero con in dono tanta nuova fratellanza? I regali, li faccia Lotito nel prossimo mercato. In uscita per chi non vuole più restare, ma soprattutto in entrata. Meglio tardi che mai.