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Ljajic salva la Roma nella sua Firenze. Segna il gol del pareggio ma non esulta per rispetto
di Alessandro Angeloni
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Domenica 25 Gennaio 2015, 23:08 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 09:48
dal nostro inviato FIRENZE Lui a Firenze è di casa, qui è cresciuto e si è consacrato, è diventato uomo. Ljajic, Firenze, non la scorderà mai. Perché Adem è uno che vive di sentimenti e se segna non esulta. Poi, se qualcuno, qui a casa sua lo fischia mentre sta per battere un calcio d'angolo o perché se ne sta a terra qualche secondo di più, poco importa. Nessun rancore, prevale l'amore devastante che questo ragazzo serbo nutre per il suo passato, per la sua vecchia casa. Ljajic non è vendicativo, ma è professionista. Non pensa a chi non gli ha voluto rinnovare il contratto e lo ha costretto ad accettare una squadra che inizialmente non aveva preso in considerazione, non pensa a chi, proprio a Firenze, lo ha schiaffeggiato davanti a tutti. Qui a Firenze gioca una delle sue migliori partite, anche se - proprio per quel discorso del cuore e dei sentimenti - ci mette un po' a capire dove si trovi e cosa debba fare. Qualche giocata di ottimo livello, soliti dribbling ubriacanti e a un certo punto, proprio a lui arriva la palla giusta, quella che va messa dentro senza raziocinio e senza sentimentalismi. Uno, due e gol. Il primo contro i viola, dopo che l'anno passato, sempre a Firenze, si era limitato a un assist decisivo. Al Franchi hanno rivisto un piccolo Batistuta che, l'anno dello scudetto della Roma, realizzò la rete decisiva all'Olimpico proprio contro il suo cuore. Gabriel ha pianto, perché a Firenze è stato un decennio, Adem non piange perché ha vissuto le bombe e il calcio per lui resta un gioco. Però era quasi dispiaciuto e, come promesso, non ha esultato. Proprio come Bati quindici anni fa. «No, non potevo esultare. Conosco tante persone qui e ho pure casa a Firenze. Ho vissuto tante emozioni e non posso festeggiare dopo una rete alla Fiorentina, per rispetto a questa maglia che ho portato». E alla faccia di quei pochi che lo hanno fischiato.