Il funerale sportivo del Tardini coincide con la celebrazione degli eroi crociati, gente andata a fare «la guerra santa dei pezzenti», per dirla alla Francesco Guccini, ne La Locomotiva. Per qui c’era tutto per un altro buon campionato, dopo il sesto posto modello Genoa cancellato dalla licenza Uefa negata. «E lì - ci fa sapere per mail l’ex presidente Tommaso Ghirardi, in attesa di giudizio - iniziarono i miei problemi». Anche dei giocatori, non più pagati e passati dall’albanese Taci, supportato dai prestanome Doka (Doca per non essere etichettato, a Piacenza) e Kodra, dal faccendiere Giampiero Manenti, agli arresti domiciliari, alle dimissioni dell’ad Pietro Leonardi, tornato a Roma e talmente avveduto dall’avere rinunciato allo stipendio di luglio, per quello di agosto, perchè più ricco. Ci penserà Donadoni, quando rivedrà il gatto e la volpe, cioè Ghirardi e Leonardi, indagati per bancarotta fraudolenta (il dirigente di Monterotondo per il concorso a quel reato) a dirgliene quattro.
«Perchè hanno sempre pensato ai loro interessi personali», ripete da mesi senza andare oltre.
Oltre va il pubblico con i cori contro Ghirardi, soprattutto. «Cori e maschere notturne. Discanto», recita Ivano Fossati. Le maschere indossate da quei dirigenti senza scrupoli, indagati con ritardo dalla guardia di finanza. Il discanto, ovvero il ritorno alla realtà, dall’addio di Cassano in poi è stato traumatico, perchè il Parma aveva i mezzi per salvarsi nonostante la penalizzazione.
Pareggia con il Verona 2-2 e sale a 18 punti, 25 sul campo, contro i 37 dell’Atalanta. Ne ha buttati una dozzina per errori difensivi assurdi, per sconfitte frutto solo dell’assenza mentale legata alle incertezze. All’ingresso gli applausi sono convinti, da tributo alla Juventus del doblete, perchè i giocatori emiliani sono quasi eroi, continuando a giocare gratis.
Segnano con Nocerino e con Varela, prima che la doppietta di Toni chiuda per l'Hellas un campionato di secondo piano, rispetto all’Europa league sfiorata. «Torneremo, torneremo in serie A», urla la curva gialloblù. Nessuno vuole uscire dallo stadio, i giocatori salutano in ogni settore.