Lazio, ora Pioli rischia l'etichetta di perdente. Ha fallito tutti gli appuntamenti e ha sposato la linea della società andando ben oltre la logica

Lazio, ora Pioli rischia l'etichetta di perdente. Ha fallito tutti gli appuntamenti e ha sposato la linea della società andando ben oltre la logica
di Gabriele De Bari
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Sabato 29 Agosto 2015, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 15:34
A luci spente, dopo il tracollo in Germania, lo striptease psicologico della Lazio evidenzia anche le tante responsabilità di Stefano Pioli. Ritenuto troppo in fretta il Messia della nuova Lazio, è stato protagonista di una clamorosa falsa partenza che ha cancellato i principali obiettivi della stagione. Due finali di Coppa, la ”madre di tutte le partite”, quella decisiva contro il Bayer, il derby che valeva il secondo posto e 4 confronti contro la Juventus. Sconfitte pesanti così, dopo aver fallito tutti gli appuntamenti più importanti, rischia di meritarsi l'etichetta di ”perdente”. Oltre al presidente, che non ha acquistato i rinforzi che servivano, anche squadra e allenatore sono da ritenersi colpevoli dell'eliminazione.
LE CONTRADDIZIONI
Al termine della gara d'andata di Champions aveva pubblicamente detto di aver bisogno di un attaccante, quello che la piazza chiedeva da sempre. Tre giorni dopo, con il reintegro di Mauri, ha cambiato il tiro delle dichiarazioni affermando di avere abbondanza in attacco e tutte le soluzioni necessarie. Insomma, si è accontentato del ripescato ex capitano come colpo di mercato. Un tecnico deve sposare la linea della società ma non fino ad andare contro ogni logica e rimangiandosi tutto nello spazio di poche ore. Nel ritiro ha più volte elogiato prima Morrison e successivamente Kishna e Milinkovic. Poi, però, sia nella Supercoppa che contro il Bayer, che valevano una buona fetta della stagione, i nuovi sono stati ignorati e l'acquisto più caro, il serbo, non ha giocato neppure un minuto a Leverkusen, mentre l'inglese resta ancora un oggetto sconosciuto. O non sono così forti, come diceva e credeva Pioli, oppure lui stesso è il primo a non avere fiducia incondizionata in questi ragazzi. Il futuro è anche adesso e questo un allenatore deve consideralo. Prima della gara in Germania ha sostenuto che la Lazio aveva i mezzi per battere il Bayer e superare il turno, dopo la sconfitta ha scoperto che la squadra non è ancora all'altezza dei tedeschi. Il cambio del modulo è risultato disastroso, purtroppo c'è stato un precedente analogo dal quale non ha tratto insegnamento. Possibile che non si sia reso ancora conto delle carenze di Radu e Mauricio affidandosi alla difesa a 3 nella sfida che valeva oro? Gentiletti, è un discreto difensore, ma è stato relegato in panchina per far posto al greve, falloso e inadeguato brasiliano. Molti i dubbi sul ritiro-lampo, appena 9 giorni, di Auronzo, tanto che sono arrivati schiaffi anche in tutte le amichevoli. E si registra qualche spiffero di spogliatoio che non aiuta. I conti non tornano e anche Pioli è sotto esame. Ha sempre elogiato il valore della squadra, ha avallato le scelte di mercato di Tare e Lotito, deve riportare la Lazio sui livelli della passata stagione. Due obiettivi sono falliti, serve una scossa, perché il popolo è deluso da tutti: presidente, tecnico, squadra. E' un buon allenatore, il timoniere di una nave che imbarca acqua, tocca a lui calafatarne le crepe. Lo scorso anno ha lavorato bene, riportando i biancocelesti in Europa, adesso deve restituire compattezza e competitività al gruppo e speranze ai tifosi, facendo tesoro dalla lezione di Leverkusen.