Reja-Lazio, il rapporto è incrinato
I tifosi lo accusano: uomo di Lotito

Reja-Lazio, il rapporto è incrinato I tifosi lo accusano: uomo di Lotito
di Alberto Abbate
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Martedì 22 Aprile 2014, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 17:07
Chi non con loro, contro di loro. Effetto boomerang, Reja paga l'appello ai “contestatori”. E risprofonda nei fischi: «Perché sono un uomo del presidente». Aveva lanciato un messaggio di pace, voleva far rientrare il dissenso per il bene della Lazio. Edy è causa del suo male: l'intromissione nella “guerra” è la sua colpa. I laziali ora lo considerano un aziendalista: ne avevano amato la spontaneità nel primo mandato, adesso ne accusano la complicità. Due anni fa Reja s'era dimesso per il mancato mercato di gennaio, aveva denunciato le responsabilità dirigenziali. A Natale invece ha accettato in silenzio la cessione d'Hernanes, senza ferite scoperte. Oggi s'aggrappa al “mezzo miracolo” per una qualificazione in Europa League. Gli unici ostacoli nella corsa sono “infortuni, squalifiche e torti arbitrali”. Come se l'ultimo mercato invernale non fosse l'asta per superarli, senza bisogno di camminare sull'acqua o moltiplicare punti e gol. La rassegnazione tacita di Reja adesso amplifica ogni suo errore o presunto tale: la sostituzione di Keita col Torino gli vale un bel “vaffa” di Pasqua.



È all'ombra quella targa a Formello: “Reja uomo derby”. Era stato riaccolto con un tappeto rosso, il goriziano. Quattro mesi dopo, perde crediti e accumula debiti. La Lazio lo risucchia di nuovo nelle critiche. Edy stavolta sembra più pronto, conosce l'ambiente. Eppure a fine stagione dovrà farne i conti: «Io resterò alla guida della Lazio». Non è certo la prima testa sul patibolo, ma anche l'allenatore finisce nel vortice della contestazione: «Non si può fare il salto di qualità con Reja», assicurano alcuni. Altri tifosi: «Con questa società, che non compra, rimane il tecnico migliore». Perché con squadre buone, mica squadroni, ha sfiorato due volte la Champions. E non solo: il gioco non sarà splendido, ma nel calcio contano i punti. E Reja anche stavolta ne ha racimolati 29 in 17 partite, 9 più di Petkovic. Che non valorizzava certo i giovani più di quanto non lo faccia Edy: con Vlado Keita non giocava, ora è titolare.



È cambiato, Reja. Regge meglio la pressione, è meno “ribelle”. Indigesto l'appello – in parvenza pro-Lotito – nella diatriba del “Libera la Lazio”. Edy voleva convogliare le energie per l'Europa League, spostare la tensione sugli arbitri “ospiti” all'Olimpico, creare un fronte comune. Perché la difesa è sempre stata la sua forza. Almeno all'inizio: nelle prime sei partite (Inter, Bologna, Udinese, Juve, Chievo e Roma) 3 reti subite, un media di mezzo gol incassato a gara; 3 vittorie e 3 pareggi, porta inviolata in quattro match. Da quel momento però, fino a oggi, la retroguardia è crollata: nelle ultime 6 partite, 12 le reti subite (media di 2 a incontro), addirittura 7 nelle ultime due con Napoli e Torino. Un'involuzione legata all'emergenza (nelle ultime quattro gare mai lo stesso quartetto). E ora Reja non ha più neanche il vento a favore.
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