Rocchi ammette: «Non ho gestito bene la situazione sul fallo di mano di Maicon»

Rocchi ammette: «Non ho gestito bene la situazione sul fallo di mano di Maicon»
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Lunedì 20 Ottobre 2014, 18:21 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 16:39

«Dispiace che la mia prestazione non sia stata ottimale, da questo punto di vista potevo fare meglio». Gianluca Rocchi ammette le sue colpe: a due settimane dalla contestatissima direzione di

gara in Juve-Roma, l'arbitro fiorentino si confessa in un'inedita intervista a Donatella Scarnati per il Processo del lunedì di Enrico Varriale su Raisport Rocchi spiega i momenti cruciali di quel match che tante polemiche ha sollevato: primo fra tutti il rigore fischiato a Maicon. «È stato un episodio anomalo - racconta l'arbitro - gestito in maniera anomala da parte mia. Dopo aver rivisto la partita, l'analisi più dura è stata proprio su quello. Una gestione non equilibrata della situazione probabilmente ha creato delle tensioni tra i calciatori e nei confronti dell'arbitro, potrebbe essere questa la chiave di lettura per capire poi cos'è successo durante la partita». Una gestione di cui Rocchi si assume la responsabilità. «Credo di avere mille difetti ma soprattutto un pregio, di assumermi sempre le responsabilità delle cose che faccio. Mi assumo la responsabilità di aver fatto delle scelte, che sono state difficili. Noi siamo lì per decidere e ho cercato di farlo nel miglior modo possibile, senza ripensamenti o senza dubbi. È chiaro che poi quando prendi delle decisioni puoi creare tra i calciatori e nell'ambiente un clima di tensione o comunque di non accettazione. Da questo punto di vista una responsabilità credo di averla».

Juve-Roma, una gara senza fine: qualcuno si era chiesto perchè nel match 'scudettò non fosse stato mandato Rizzoli. «Nel dire che era designabile Rizzoli non c'è niente di strano - continua Rocchi -, un collega che stimo tantissimo, il più bravo del mondo.

Dispiace perchè sembrava che non fossi in grado di farla questa partita, quando invece io la mia esperienza ce l'ho. Non era la prima volta che arbitravo Juventus-Roma e fortunatamente le altre volte era andata decisamente meglio, per cui un pò mi ha ferito. Dispiace che la mia prestazione non sia stata ottimale, potevo fare meglio e dispiace per chi ti ha affidato questo incarico. Sinceramente mi è dispiaciuto molto sentire dei giudizi non proprio lusinghieri sulla designazione».

Due settimane difficili per il direttore di gara toscano, sotto i riflettori, ma lontano dal campo. «Non sono state tra le più semplici: ho cercato di metabolizzare quello che era successo, stando in famiglia, con i miei figli, sanno che in questi momenti bisogna avere un pò di pazienza in più perchè me la prendo molto. Poi passa, però quando ricevo una delusione ci rimango male. E mi sono allenato più di prima per cercare di essere pronto per il rientro. Non è stato un periodo facile anche perchè si è parlato quasi solo esclusivamente di questa partita». Una sfida che

Rocchi aveva vissuto alla vigilia con entusiasmo. «La soddisfazione di ricevere la designazione di una partita così importante è molto grande - racconta -. Non era la prima volta che dovevo arbitrare Juve-Roma, quella del 5 ottobre è stata la quinta. Sai che è una partita importante anche che devi affrontarla con la massima serenità. Io sono un arbitro molto istintivo. Quello che vedo faccio. Il 95% delle mie decisioni sono legate alla mia esperienza. Nella maggior parte delle volte sono state decisioni corrette e se sono arrivato dove sono arrivato è proprio per questa caratteristica. ».

«Non mi permetto di giudicare nessuno, ma vorrei invece sottolineare le dichiarazioni del Presidente della Roma perchè ha chiesto di abbassare i toni e credo che sia l'atteggiamento giusto» ha detto elogiando le parole di Pallotta. Nessun dubbio invece sull'espulsione di Garcia, reo di aver mimato il violino. «Un gesto che non possiamo tollerare, non regolamentare. Mi è dispiaciuto in quel momento espellerlo perchè non fa mai piacere allontanare un allenatore in particolar modo in una gara del genere, ma ho ritenuto corretto farlo. Io sono li per applicare il regolamento e non posso permettere un determinato atteggiamento».

Quanto alla sudditanza psicologia pro Juve, Rocchi è chiarissimo: «Quando arbitro la Juventus, arbitro una squadra come tutte le altre. Lo testimonia la mia storia. Il mio obiettivo è di essere il più equilibrato possibile nelle decisioni e non guardo assolutamente il colore della maglia». In quel Juve-Roma le tensioni non sono state facili da gestire. «I calciatori pensano a giocare la partita. Sta all'arbitro riuscire a calmare gli spiriti e a portare la partita su dei livelli di accettabilità. A volte i calciatori potrebbero avere degli atteggiamenti migliori, però non sta a me educarli». Collaborazione costante con gli assistenti «ma la decisione finale è sempre dell'arbitro». Rocchi spera che questa partita non macchi la carriera e soprattutto il futuro. «Mi auguro di no e credo di no. Nella carriera di un arbitro ci sono momenti dove le cose non vanno come dovrebbero andare. Credo che la qualità di un arbitro o di un calciatore non dipenda da una partita, credo sia giusto avere un momento di riflessione, di pausa, andare su partite di una fascia magari inferiore e poi tornare a livello alto». Parlare dopo la partita «non sarebbe stata una scelta giusta».

Una battuta sul premier Renzi, al corso arbitri molti anni fa con Rocchi: «Penso sia stata per lui una bella esperienza». Rocchi ora guarda avanti: «Non ce l'ho con me stesso. Mi sono reso conto che potevo fare meglio. Ho fatto quello che ho sempre fatto, dando il massimo. Non posso avere rimpianti. Quando fai l'arbitro conta anche la fortuna».