Roma, mosse e volti da vertice
E Garcia conferma il 4-3-3

Miralem Pjanic
di Ugo Trani
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Lunedì 28 Luglio 2014, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 11:37
La distanza, quasi 9000 chilometri da qui a Denver, non distorce l’immagine della Roma di Garcia. Tutto abbastanza chiaro e anche significativo, per quanto lo pu essere il calcio d’estate: prestazioni, ruoli, pregi e difetti. Niente di definitivo, ovviamente, dopo le due partite negli Usa contro club di prestigio della Premier League, il Liverpool di Rodgers e il Manchester United di van Gaal, vittoria di misura sui Reds e sconfitta in rimonta contro i Red Devils. È tempo di addestramenti e di verifiche. Di lavoro in assoluto per essere pronti tra un mese al via in campionato e a seguire in Champions. Per avere benzina già in partenza nei serbatoi e recitare subito da protagonisti. Per vedere il gruppo al completo bisognerà aspettare la metà di agosto, alla fine del ritiro in Austria, dove il tecnico giallorosso potrà tirare le prime conclusioni sugli interpreti chiamati a giocare per lo scudetto, come chiedono Pallotta e i dirigenti dopo gli investimenti delle ultime settimane. Lì il francese farà il punto della situazione e magari, se ne avrà l’esigenza, chiederà l’ennesimo sforzo alla proprietà.

CERTEZZE E CONFERME

La Roma non è diversa, se non per i nuovi arrivi, dalla stagione del riscatto che si è conclusa con il ritorno in Champions. In campo ha lo stesso equilibrio mostrato nelle giornate migliori. Garcia raccoglie quanto seminato nel suo primo anno a Trigoria, ottenendo il rispetto delle posizioni e dei compiti e passando senza alcun problema dal 4-3-3 al 4-2-3-1. I giocatori interpretano il calcio di Rudi in scioltezza, aiutando i giovani, molti dei quali già sintonizzati sull’onda giallorossa: possesso palla, tagli degli esterni offensivi, rapidità nel fraseggio e partecipazione dei difensori, sia i centrali che i terzini, al gioco. Oggi è normale che manchi il ritmo, come si è visto contro il Liverpool e anche contro lo United, perché questa è la fase in cui i carichi della preparazione si fanno sentire. E di solito è quello a fare la differenza quando c’è da portare a casa il risultato. E in particolare se la squadra, come caratteristica fondamentale, è abituata a gestire l’iniziativa e quindi la partita. Senza fare graduatorie di merito tra chi è rimasto e senza sottolineare quanto Totti sia sempre e comunque al centro del progetto tecnico, Benatia, Castan, Pjanic, Florenzi e Nainggolan recitano a memoria come nell’ultima stagione, con i normali alti e bassi che dipendono dalla preparazione.

FARI SU TRE RUOLI

Skorupski, come diversi ragazzi della Primavera, ha la grande occasione di fare esperienza nella Champions d’estate, come va considerata la Guinness Cup. Ma per il polacco è ancora presto per avere sulle spalle e soprattutto nelle mani la grande responsabilità di difendere la porta della Roma. In Europa e anche in Italia. Fondamentale il recupero di De Sanctis. Per andare sul sicuro e non promuovere con troppo anticipo il suo vice. Che ha bisogno di partite, parate e anche errori, per diventare titolare a certi livelli. Dietro da sistemare anche le fasce: se a destra presto Garcia avrà Maicon e Torosidis, a sinistra Cole sembra più terzino di Emanuelson che probabilmente non sembra più abituato a difendere e che quindi si dovrà applicare per riprendere confidenza con la posizione. «La differenza l’ha fatta l’efficacia. Abbiamo concluso più noi degli avversari, ma loro hanno avuto il cinquanta per cento di tiri in più nello specchio». Inequivocabile Garcia, dopo la sconfitta con lo United. Davanti la Roma non si può permettere di fare cilecca. Destro, titolare contro il Manchester, deve lasciare il segno. Il francese lo vuole più concreto e forse più cattivo. Per certi versi più concentrato. Anche perché, dando per scontata la partenza di Borriello, è l’unico che può fare la prima punta in questo organico. Sempre che non arrivi, da qui a fine mercato, il suo doppione.

NUOVI IN RODAGGIO

Sanabria è più avanti di altri. Anche Uçan si sta inserendo bene. Keita cerca la condizione migliore e sfrutta per ora il suo dna da top player. Iturbe è ancora ai primi passi: studia e suda. Paredes cerca spazio in un settore già affollato e quindi non è sicuro che resti: alla sua età, conta giocare. Lì vedremo presto De Rossi. E più avanti Strootman.

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