I 7 peccati capitali della Roma di Pallotta:
Garcia e i dirigenti, tutti in discussione

I 7 peccati capitali della Roma di Pallotta: Garcia e i dirigenti, tutti in discussione
di Ugo Trani
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Mercoledì 30 Settembre 2015, 21:26 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 13:19
La Roma, da Borisov, torna spaccata. Martedì sera se ne sono viste di tutti i colori. Anzi di due. Maglia grigia che, per la sconfitta storica, è diventata nera. Mai nessuna italiana era finita ko nelle sfide contro club della Bielorussia. Il rosso della vergogna sarà indossato presto. Garcia è l’imputato numero 1, ma non è che gli altri siano da meno. Il presidente Pallotta, ancora lontano da Roma e dalla Roma, non assolve nessuno. Come la piazza che non ha più pazienza. L’allenatore è in tilt, i dirigenti pure. Vizi gravi che coprono virtù banali. Ecco i loro 7 peccati capitali.

1) L’indecisione. I dirigenti e il tecnico sono separati in casa. Non da ora, da giugno. Baldissoni e Sabatini non sono riusciti a convincere Pallotta a esonerare Garcia alla fine dello scorso torneo. Adesso il problema è ancora d’attualità, ma resta irrisolto.

2) La superbia. Garcia si sente bravissimo: come allenatore e come preparatore. Proprio come Baldissoni e Sabatini che criticano tutti e mai loro stessi. Difficile che, in questo modo, ci sia unità e compattezza. Soprattutto dentro Trigoria.

3) La presunzione. Garcia non sbaglia una mossa, Baldissoni una strategia e Sabatini un acquisto. Gli errori li fanno gli altri: i propri giocatori per il tecnico, i club rivali (pure quelli che vincono) per i dirigenti.

4) L’arroganza. Più che in campo nelle parole. Frasi spesso a effetto, sempre fuori dalla realtà. Slogan a vuoto, da parte di tutti. E contro tutti. Dalla cattedra, solo lezioni. A quanto pare c’è sempre da imparare.

5) La superficialità. Garcia, in 8 partite, ha già sbagliato 4 volte la formazione, sottovalutando gli avversari: non è atteggiamento da grande tecnico. I dirigenti si sono adeguati, sopravvalutando gli acquisti sul mercato: non è percorso da top club. La Roma non ha gioco e si conferma incompleta.

6) L’egoismo. Ognuno pensa alla propria immagine, mai al bene della Roma. Che ne risente.

7) L’inesperienza. La Roma è fragile in campo, nonostante i tanti senatori in rosa.
Ma lo è anche in società: ogni anno è come se ripartisse da zero. È sempre ai primi passi, non diventa mai grande. E, aspettando Palermo, Garcia è in bilico. Se salta, arriva il quinto allenatore in 5 anni. Per ricominciare.