Tonelli: «Non ho minacciato nessuno, ho subito un agguato premeditato»

Tonelli: «Non ho minacciato nessuno, ho subito un agguato premeditato»
2 Minuti di Lettura
Martedì 28 Aprile 2015, 20:02 - Ultimo aggiornamento: 22:45
Lorenzo Tonelli cerca di fare chiarezza in seguito ai fatti che lo hanno visto al centro dell'attenzione al termine della gara Atalanta-Empoli di domenica scorsa: dopo aver subito un cazzotto negli spogliatoi dall'attaccante German Denis, quest'ultimo si è giustificato dicendo di essere stato minacciato di morte dal giocatore toscano, lui e la sua famiglia. Versione diametralmente opposta quella del calciatore dell'Empoli che ancora non ha deciso se denunciare Denis. «Io non ho minacciato nessuno di morte, tantomeno la famiglia di Denis», dice il difensore dell'Empoli che vuol tutelare la sua immagine: «Sarei io il cattivo? Ma non scherziamo. Io non ho detto niente di ciò che Denis vuol far credere per giustificarsi». «Vorrei raccontare come sono andate le cose - esordisce in una conferenza stampa al termine dell'allenamento - La gara era uno scontro salvezza con in palio punti pesanti, durante la gara ci può essere stato nervosissimo dovuto all'agonismo e alla voglia di vincere, che può portare a duelli più ruvidi e a provocazioni, da entrambi le parti, chi ha giocato a calcio sa che possono succedere. Tengo a precisare che, finita la partita, per me finisce anche ciò che è successo in campo. Portare fuori il rancore e il nervosismo è sbagliato. Al termine della gara sono andato a salutare i nostri tifosi, ho stretto la mano agli arbitri e sono andato diretto negli spogliatoi, senza aspettare Denis e senza minacciarlo davanti a suo figlio. Tutto ciò è falso, lui stava parlando alla tv nell'intervista di fine partita e non potevo in nessun modo intercettarlo; allo stesso modo non ero nel tunnel ad aspettarlo e tanti giocatori possono testimoniarlo».

Quindi i fatti dello spogliatoio, quando il difensore nato a Firenze è stato colpito: «Sono entrato nello spogliatoio, arrabbiato per come era finita la gara, dopo venti minuti mi sento chiamare, mi affaccio, lui fa finta di volermi parlare, gli vado incontro e lui mi dà un cazzotto sullo zigomo. Io faccio un passo indietro e poi vado verso di lui: appena uscito dallo spogliatoio, Cigarini mi blocca e Denis mi colpisce di nuovo. Dopo di che si è messo nel mezzo un dirigente dell'Atalanta e sono caduto, a quel punto le luci si sono spente e Denis è scappato. È sbagliato il messaggio che passa: se l'Atalanta avesse sporto delle scuse non sarebbe successo niente, al contrario sono state inventate cose per giustificare quanto fatto da Denis infangando la mia persona. Ciò che mi dà più noia, sono i danni morali: fuori passa il messaggio che io ho minacciato lui e il figlio di morte e non mi va bene. Se fosse vero, sfido
chiunque a dire che lui non avrebbe reagito davanti a certe frasi. Purtroppo la situazione attuale è spiacevole e sono amareggiato, passo da essere la parte lesa a colpevole e non ci sto. La denuncia? Stiamo ancora valutando con i miei legali se denunciare Denis».

© RIPRODUZIONE RISERVATA