Serie A, da Dybala a Immobile è tornato il "vero 9"

Serie A, da Dybala a Immobile è tornato il "vero 9"
di Benedetto Saccà
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Martedì 19 Settembre 2017, 12:52 - Ultimo aggiornamento: 18:25
Dopo aver tanto viaggiato, sorvolando le terre delle fantasie e delle variazioni tattiche, il campionato di calcio è tornato a percorrere i sentieri più conosciuti e vicini alla propria natura. D'un tratto il tempo del falso nueve, delle mezze punte, dei trequartisti è scivolato indietro lungo la via dell'attualità. L'antico si è ripiegato ed è diventato moderno. Sulla Serie A, così, adesso, regnano di nuovo e senza cautele i veri attaccanti. Meglio: le punte che segnano tanto. Per capirsi, i nomi piovono dal paese delle meraviglie: e volano da Paulo Dybala a Ciro Immobile, da Mauro Icardi a Dries Mertens, da Edin Dzeko a Patrick Cutrone. Impazienti, realizzano oceani di gol, regalano promesse, luccicano di talento. E i numeri spiegano la tendenza. Dybala, in particolare, ogni settimana sbriciola aggettivi e previsioni: ora comanda la classifica dei marcatori con otto reti firmate in quatto partite. Nessuno nella storia della Juventus in quasi 120 anni ne era stato capace. Anzi, nel mito dell'intera A, soltanto l'interista Angelillo ha saputo segnare di più nei quattro impegni in avvio del torneo; e cioè: 11 reti nel 1958. Addirittura dal 2005, invece, un giocatore non andava a bersaglio in tutte le prime quattro giornate. Era stato Luca Toni, l'ultimo: infatti, al chiudersi della stagione, si laureò capocannoniere con 31 centri. Inevitabilmente, quindi, sfruttando il talento di Paulo, i bianconeri di Allegri si sono arrampicati sulla cima della classifica con il Napoli di Sarri e con l'Inter di Spalletti. Segnala inoltre l'agenzia Opta che era perfino dal 59 che la Juve non segnava almeno 13 gol, alla quarta curva della stagione. È chiaro insomma che il dominare di Dybala si rifletta sullo sfrecciare della Juve: tanto che incolmabile, al momento, appare il divario sancito dall'argentino rispetto al resto dei colleghi e soprattutto al suo collega argentino e juventino Higuain, ormai un ritratto sbiadito di sé. Ad impressionare però è anche la facilità con cui Immobile ha preso per mano la Lazio, accompagnandola là dove abita la felicità. Secondo tra i marcatori con sei gol, deve aver scoperto il segreto della felicità realizzativa grazie a Inzaghi, un tipo che può insegnare... Lo imita, in questa particolare abitudine, pure Icardi, autore finora di cinque gol. Quanto a Mertens, domenica ha triturato il piccolo Benevento servendogli una tripletta senza remissione. Tuttavia qui affiora la domanda che ciascuno immagina, pochi pongono e nessuno risolve. Ovvero. Si segna a dismisura perché sono bravi gli attaccanti o pessime le difese? Le ipotesi si direbbero entrambe vere: certo, sempre più spesso, sembrano meno bravi i difensori (e i portieri) che fenomenali i centravanti. E stupisce, tra l'altro, che dopo appena 360' giocati il capocannoniere abbia segnato otto gol, mentre i diretti inseguitori, addirittura 6 e 5. Da loro dipendono e dipenderanno i destini delle squadre e l'esito della corsa verso lo scudetto.
ECCO EDIN
Di sicuro, comunque, a Roma, Dzeko ha ricevuto pochi privilegi per decollare a quota tre reti. Se le è costruite, le ha meritate, gli è venuto facile trasformarle in gesti utili alla squadra. I tifosi giallorossi non lo amano particolarmente, va detto. Però lui replica sereno applicando, a ogni partita, le tonnellate di professionalità che d'altronde gli hanno permesso di siglare 52 reti in 94 partite. Di Cutrone e di Kalinic, infine, il Milan di Montella ha imparato a beneficiare con il passare delle giornate: ormai i loro gol sono appuntamenti, spesso sentenze, mai banalità. Non si fermeranno, se nessuno li fermerà.
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