LA CLAUSOLA DEL MISTER
Ecco perché il suo no è davvero strano, pesante e, per ora, indecifrabile. Di certo, a Napoli l’avrebbe voluto con tutto se stesso Sarri, che lo aveva allenato all’Empoli. Ma è lecito ipotizzare che proprio il tecnico toscano abbia giocato paradossalmente un ruolo negativo in tutta la faccenda. I calciatori, grazie ai loro agenti, sono diventati autentiche aziende di se stessi, con l’obiettivo di trarre il massimo profitto dalla loro carriera. Vietato sbagliare anche la minima mossa, in parole povere, per non perdere potere (economico). Andare, ad esempio, al Napoli con l’etichetta di figlioccio di Sarri e magari ritrovarsi tra pochi mesi senza Sarri in panchina, è un rischio che nessuno vorrebbe correre. Verdi compreso, probabilmente. Perché oggi non c’è certezza che il toscano sarà sulla panchina del Napoli anche nella prossima stagione. Dal prossimo 2 febbraio al 31 maggio, si apre per qualsiasi club la possibilità di pagare la clausola (8 milioni di euro) e portarsi via Sarri, con Aurelio De Laurentiis impotente. Chiaro? Il caso Verdi, insomma, potrebbe celare uno scenario più ampio. Indizi, certo, ma da non trascurare.
IL RUOLO DEL BOLOGNA
Chiacchiere e ipotesi a parte, resta il no di Verdi e il mancato introito del Bologna. C’è qualcuno, però, che ritiene che la risposta negativa del giocatore al Napoli non sia stata concordata con la società? Il Bologna tace, forse perché quei soldi, domani, li avrà da un’altra società. E qui torniamo all’inizio, al gioco dei se e ma. E le parole di Verdi («Ho scelto Bologna perché fin dall’inizio avevo detto che avrei voluto finire la stagione qui. Cosa succederà a giugno si vedrà, ora penso a questo campionato») più che chiudere il discorso sembrano aprirne molti altri. Fantamercato? Quando ci sono di mezzo uomini e soldi, si sa, nulla va dato per scontato.
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