Lazio, Wallace alza il muro. Per la difesa Inzaghi riparte da lui

Lazio, Wallace alza il muro. Per la difesa Inzaghi riparte da lui
di Alberto Abbate
3 Minuti di Lettura
Sabato 19 Novembre 2016, 10:58
Tredici porta Fortuna, ora Wallace non esce più. Altro che numero ingombrante sulle spalle, perfetto quasi come Nesta al San Paolo. Piano coi paragoni, era solo la prima a sorpresa da titolare. Inzaghi adesso vuole la conferma e sceglie ancora lui per alzare il muro. A proposito: i tifosi l'hanno già ribattezzato The Wall-ace, così Lotito lucida gli otto milioni versati al Braga. Addirittura 500mila in più di quelli percepiti dal Feyenoord per de Vrij, che Wallace sogna d'affiancare al derby o (magari un giorno) sostituire. A 22 anni a Napoli ha mostrato tutto il repertorio, il top per anticipi (4) e addirittura disimpegni (6). Così Fortuna a te in trasferta (appena 3 gare perse dalla Lazio nelle ultime 18 fuori casa), ma adesso pure all'Olimpico. In quella che, contro il Genoa, per certi versi sarà una sfida scudetto (1915): dopo il parere della Commissione («Evidenti omissioni»), si attende che il consiglio federale (presumibilmente dopo le elezioni, a febbraio) voti l'assegnazione del tricolore ex aequo. Proprio domani alle 15 partirà anche l'iniziativa «Tutti per uno» per sostenere ancora la rivendicazione biancoceleste di quell'ingiustizia storica, segnata dallo scoppio della prima guerra mondiale. Lazialità alle stelle ed entusiasmo cavalcato anche dallo sponsor tecnico con la Maglia Autentic da mostrare sugli spalti alla squadra che ormai ha ritrovato una sua identità. Questa è la Lazio d'Inzaghi che, non curante di critiche e schiva di complimenti, va avanti per la propria strada. Questo è solo l'inizio, la pressione deve ancora venire.
4-3-3 CAMOUFLAGE
Intanto alla fine giocarono tutti (o quasi) felici e contenti: gli intoccabili senatori, l'ormai imprescindibile Milinkovic. Nessuno finisce fuori, Inzaghi si conferma il guru della conservazione motivata: «Squadra che pareggia in quel modo a Napoli non si cambia», ripete da giorni a Formello. Poco importa che l'infermeria si sia quasi svuotata (Bastos s'accomoda in panchina), gli uomini rimangono gli stessi: Basta resta a destra, Radu converge verso il centro, Lulic diventa ago della bilancia fra il 3-5-2 e il 4-3-3. Così nel dubbio non si deprime in anticipo Felipe, all'idea di dover fare tutta la fascia come a Napoli. Stavolta Simoncino gli darà ampia licenza d'attaccare per far ripiegare il 3-4-3 rossoblù. Il modulo biancoceleste varierà in corsa, la Lazio ha bisogno di un altro assist del brasiliano (sarebbe il sesto) per fare l'ennesimo passo verso l'Europa: Andershow la scorsa stagione col Genoa, quest'anno sotto porta ancora solo col Cagliari. Servono anche i suoi gol per volare a 25 punti (2 in più di Pioli alla tredicesima giornata nell'anno del terzo posto). Bisognerà infrangere la maledizione Genoa, ma sopratutto il tabù da break Nazionali, dopo i pari con Chievo e Bologna. Entrambi col 4-3-3, forse anche per scaramanzia avanti col 3-5-2 camouflage per centrare l'ottavo bersaglio utile consecutivo, dopo quattro vittorie e tre pareggi.
GIA' DOPPIA CIFRA
Semaforo giallorosso per Felipe (è in diffida e rischia di saltare il derby), semaforo verde per Keita dopo un leggero scricchiolio del ginocchio. Il Balde giovane già ieri scartavetrava la fascia per servire se stesso (suo l'ultimo centro, il quarto) e Immobile. Insieme il 56,5% (13 su 23) delle reti biancocelesti. Il senegalese si è fermato col Senagal, il napoletano ha segnato di nuovo anche con la Nazionale. Ma lo sguardo di Ciro è già proiettato oltre: «Non mi voglio fermare e fare ancora tanti altri col. Il primo centro contro l'Atalanta è stato emozionante, non me lo sarei mai aspettato, ma ci avevo lavorato tanto. La rete ha rotto il ghiaccio, è stata importante per acquistare fiducia». Illimitata quella d'Inzaghi, per questo ha scelto la Lazio: «E' sempre stata la mia priorità quando già se ne parlava ai tempi dell'Europeo». Dieci milioni al Siviglia per averlo: domani potrebbe già raggiungere la doppia cifra, un milione per ogni gol. Figuriamoci se dovesse arrivare a venti. Tu chiamali, se vuoi, ammortamenti.