INGHILTERRA
Il Leicester di Premier è un astronauta riportato di peso sulla terra. Un anno fa, tre sberle al Newcastle annunciavano la scalata (dopo 132 anni di storia) alla borsa del pallone inglese. Oggi, il sesto ko stagionale col Watford ratifica che l'Hull City, terzultimo, bolla soli due gettoni in meno delle Foxes, 10 contro 12. Quel che non riesce in campionato, vedi i 20 gol al passivo, riesce in Europa, vedi la porta intonsa: quota 10, 3-0 sul Bruges, 1-0 sul Porto, 1-0 e 0-0 col Copenaghen, il Porto secondo gira a 7 e gli ottavi sono lì sotto il naso. Della serie: notte e giorno, buio e luce. Houston, abbiamo un problema di sdoppiamento. Il problema di Ranieri è che il calcio inglese ha passato il suo Leicester ai raggi X. Mentre la Champions fin qui non è il calcio inglese e riserva un percorso con meno dossi: il che insonorizza i difetti delle sospensioni.
DOPPIO VOLTO
Il Leicester di ieri era una diga, il Leicester di oggi mostra il fianco e non è solo colpa dei ministri della difesa Morgan e Huth. È cambiato il gioco senza palla. Non c'è più Kanté, principe di tackle e contropiede migrato al Chelsea, quindi le Volpi di Ranieri aggrediscono un po' più alto, con relativi rischi in (s)copertura. Con la palla, la profondità di Vardy è passata da autostrada a cunicolo: 24 gol l'anno scorso, solo un paio finora, l'ex operaio che costruiva sostegni ortopedici non sostiene più l'attacco. Anche perché Mahrez, ex Mvp della Premier, è preda dei raddoppi e dei dribbling asfissiati. L'algerino cui contestavano «le gambe troppo magre» deve trovare un nuovo ballo fra i muscoli delle retroguardie britanniche. E intanto passa dalla notte al giorno anche lui: due reti, poca roba che diventa tanta con i tre sigilli in Champions. The Thinkerman, Ranieri, dice che «il Leicester risalirà la Premier restando calmo e forte». Nell'attesa, c'è l'altra vita in Europa.