Ranieri e la favola Leicester: «Mamma mia, adesso è tutto vero»

Ranieri e la favola Leicester: «Mamma mia, adesso è tutto vero»
di Giampiero Timossi
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Martedì 3 Maggio 2016, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 20:43

L'uomo che vola sui sogni è atterrato. «Mamma mia, ora è tutto vero». Claudio Ranieri sbarca in Inghilterra, raggiunge Leicester e la festa può iniziare. Il Chelsea ha fermato il Tottenham, la Volpe è scappata, non la puoi più prendere. Furbo Ranieri, aveva raccontato una mezza verità: «Quando i nostri avversari per il titolo giocheranno, io sarò in volo. Sarà la sfida decisiva? Vedremo, comunque due partite e poi si saprà». Non sono servite, perché a Stamford Bridge il Tottenham non è passato e lo sa anche Ranieri: ha visto la partita, qui sta la mezza verità. Da Roma era ripartito con la moglie Rossana, a bordo del jet privato di Vichai Srivaddhanaprabha, il presidente thailandese. Atterraggio sulla pista dell'aeroporto East Midlands, il più vicino a Leicester, città dove amavano il rugby più di ogni altra cosa, dove con il football un titolo lo avevano solo accarezzato, nell'inverno tra il 1962 e il 1963, quello del Grande Freddo, ma i sogni si spensero a primavera. «Ora invece è tutto vero. Ho sempre saputo che avrei vinto uno scudetto».
Ranieri, al volo. Che ha pensato dopo il pareggio di domenica contro il Manchester United?
«Che era un punto d'oro. D'oro, con tre punti esclamativi».
E che era arrivato il momento di festeggiare?
«No, di staccare, ho imparato a farlo da qualche anno. Con la mia famiglia, mia mamma Renata, che vive a Roma e ha 96 anni. O con mia moglie, pranzo al mare, a Santa Severa».

 

Se alleni in Inghilterra si può, in Italia no?

«Qualche differenza c'è, ma alcune abitudini si educano, l'ho imparato. Un tempo perdevo il sonno per cose incredibili. Una volta...».
Torniano al Leicester: la vittoria decisiva?
«Contro il City, a Manchester».
Una battaglia?
«Sono tutte battaglie in Premier».
Una partita che temeva di più?
«Il ritorno contro il Sunderland. Hanno investito tantissimo».
È finita 0-2 per il Leicester.
«Però sentivo che era un momento delicato, è stata brava la squadra a reagire».
Un altro pericolo pubblico?
«Il Liverpool di Coutinho, quando stavo all'Inter non capii la sua cessione».
Il motto di questa stagione?
«Never never give up. Mai, mai mollare».
Così ha finalmente vinto qualcosa, che effetto fa?
«Io ho vinto, eccome. Ovunque abbia raggiunto obiettivi superiori a quelli che mi avevano chiesto».
Roma la più grande delusione?
«No, ho preso la squadra a zero punti e ne ho fatti più di qualsiasi allenatore ma l'Inter era partita prima».
Quella del triplete e di Mourinho. Siete diventati amici?
«Non esageriamo. I suoi attacchi mi infastidivano, non lo nascondo».
Poi avete fatto pace.
«Mi ha chiamato. Lo aveva fatto già quando andai all'Inter, lo ha fatto quando sono tornato in Premier. Tutto chiarito».
Scuse accettate, questo è Ranieri il gentelmen.
«(Ride) Anche su questo si è creata una bella letteratura, un po' come con la storia dell'eterno secondo. Tranquilli, m'incazzo».
Juve, Monaco, Chelsea, zero titoli.
«La Juventus arrivava dalla serie B, l'ho portata in Champions e abbiamo vinto a Madrid, contro il Real. Il Monaco? Dalla seconda serie alla Ligue 1, a giocarcela con il Psg. Al Chelsea? Ho iniziato a ricostruire e ho vinto: ogni volta che esco dagli spogliatoi e sento gli applausi del pubblico di Stamford Bridge».
E ora?
«Volare».
Modugno, San Remo, 1958. Ranieri, Leicester, 2016.
«Ho vinto anche io, a 64 anni, ma mettetemi nelle nuove proposte. Non un “santone” e neppure un emergente. Mi basta essere un allenatore. E sono lo stesso uomo che è stato cacciato dalla Grecia».

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