«Vivo in un albergo e per i paparazzi è fantastico perché conoscono l'hotel e mi aspettano ad ogni ora del giorno - le parole del tecnico portoghese -. A volte vorrei camminare, ma non posso. Vorrei solo attraversare il ponte e andare al ristorante. Ma non posso e questo è davvero pessimo. Per fortuna ho le mie app e posso farmi portare il cibo a casa». Ma ciò che più pesa a Mou è la lontananza della famiglia che per la prima volta non lo ha seguito nella sua nuova avventura professionale. «Mia figlia compirà 20 anni la prossima settimana, mio figlio 17 tra un paio di mesi. Si sono stabiliti: l'università a Londra, il calcio a Londra, gli amici. Quindi hanno un'età per cui non possono seguirmi come facevano prima. Cerchiamo di rapportarci al meglio con questa nuova situazione». Neppure il trasloco in una casa risolverebbe i problemi: «Se trovassi un bell'appartamento, con un passaggio diretto al garage, magari lo comprerei. Ma non una di quelle case gigantesche di cui parla la stampa. E il problema è che non so cucinare!», ha concluso Mou in un'intervista all'emittente tv Sky Sport.
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