La dolce favola del Paderborn, al comando nella Budesliga con i giganti del Bayern di Monaco

La dolce favola del Paderborn, al comando nella Budesliga con i giganti del Bayern di Monaco
di Benedetto Saccà
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Lunedì 22 Settembre 2014, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 09:49
Il nome sembra quello di una medicina: Sc Paderborn 07. Chi? Cosa? Mistero. No, nessun farmaco da prendere dopo i pasti: SC Paderborn 07, semplicemente, significa Sport-club Paderborn 1907. È la grande sorpresa del panorama internazionale: una squadretta completamente sconosciuta, via, eppure planata al comando della Bundesliga da debuttante insieme ai campioni del Bayern Monaco di Guardiola, al Mainz e all'Hoffenheim. Un quartetto impronosticabile. Non è però tutto, visto che, regolamenti alla mano, proprio il Paderborn veste ora l'abito della vera capolista potendo sfoggiare la miglior differenza reti fra le battistrada: sette gol segnati e due soli incassati. Inevitabile lo stupore. Del resto la Cenerentola del calcio tedesco ha meravigliato anche i più attenti degli osservatori: il 24 agosto, per dirne una, ha pareggiato in casa col Mainz (2-2) all'esordio assoluto nella Budes, il 30 ha vinto addirittura ad Amburgo (3-0), quindi ha rallentato (0-0) al cospetto del Colonia e, l'altro ieri, ha liquidato (2-0) l'Hannover. Domani, però, ecco lo scontro diretto col Bayern all'Allianz Arena, un turno infrasettimanale da palpiti.



LA «BANDA DEL MACHETE»

Gli artefici del miracolo hanno i volti del presidente Wilfried Finke e dell'allenatore André Breitenreiter, 41 anni fra due settimane, bravo ad accompagnare la squadra oltre l'ostacolo della Zweite Liga, la serie B tedesca, nella passata primavera. «Ma qui non abbiamo segreti o pozioni, piuttosto lavoriamo e basta», spiega il tecnico. Va detto che il Paderborn, maglie nerazzurre poco allegre, offre un calcio semplice ma efficace e, soprattutto, equilibrato. Nulla di inedito, tutt'altro, sotto l'aspetto del modulo, oscillante fra il 4-4-2 e il 4-1-4-1. La differenza in campo finora l'ha marcata tale Elias Kachunga, classe ‘92, genitori congolesi: ha già firmato tre reti e raccontano sia un attaccante velocissimo, specie sulle lunghe distanze, dotato quasi di uno scatto da centometrista. Due gol di Stoppelkamp e uno ciascuno di Hünemeier e di Vrancic completano il bottino di gol siglati per catturare le curiosità di mezza Europa. Per converso, il Paderborn ha pure il profilo del mediano di origini turche Süleyman Koç, il primo ex detenuto arrivato a disputare una gara della Bundesliga. Tre anni fa, d'altronde, Koç fu condannato a una reclusione di tre anni e nove mesi nel carcere berlinese di Moabit per aver rapinato locali e sale da gioco a viso coperto. La polizia scoprì che era l'autista di una sorta di combriccola, soprannominata la «Banda del machete». Acqua passata o quasi.



MAI DOPO LE 22

Il presidente Finke ha voluto regalare una seconda possibilità a Koç sotto forma di fiducia smisurata: l'ha preso, diremmo, per mano e l'ha portato a Paderborn, 144 mila abitanti a 100 chilometri da Dortmund. Per vivere, Finke guida un'azienda da 1.500 dipendenti specializzata nella produzione di mobili e cucine: e, a scorrere l'almanacco della squadra, ha allestito una rosa quasi esclusivamente di nazionalità tedesca, stanziando un budget di 11 milioni appena. Solo il turco Saglik, l'albanese Meha, il montenegrino Pepic, l'algerino Ouali e lo spagnolo Rafa parlano lingue diverse. Il teatro delle imprese è la Benteler Arena, inaugurata nel 2008, costata 25 milioni e capace di accogliere 15 mila supporter. Non è riscaldata ma fa niente: tanto il Paderborn non può giocare dopo le 22. Lo hanno chiesto gli abitanti e il sindaco ha approvato. Troppo chiasso. Sia mai che il Paderborn si svegli dal sogno.