Chelsea, Conte in affanno: campagna acquisti e metodi non funzionano

Chelsea, Conte in affanno: campagna acquisti e metodi non funzionano
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 26 Settembre 2016, 12:01
A Londra era arrivato da trionfatore. Non esiste un Pallone d'oro né un riconoscimento per il miglior allenatore di un campionato europeo, ma se esistesse l'avrebbe vinto lui. Addetti ai lavori e critica internazionale, compresi quelli che appena vedono in campo una squadra italiana non riescono a fare a meno di storcere il naso, lo applaudivano compatti, congratulandosi per il modo di stare in campo, ma anche per la qualità di gioco della sua Italia povera di talento. Oggi invece, soltanto poco più di due mesi dopo, Antonio Conte, secondo i tabloid inglesi, rischia di essere esonerato. Il suo Chelsea, dopo sei giornate di campionato, è a 8 punti dal Manchester City di Guardiola e soprattutto ha perso le due partite complicate di questo scorcio di calendario, in casa con il Liverpool e il derby contro l'Arsenal. E le ha perse male, molto male.
ABRAMOVICH
Parlare già di esonero per un tecnico così quotato, e al quale è stato garantito uno stipendio base (bonus esclusi) di oltre 6 milioni di euro per tre anni, sembra abbastanza esagerato. Ma Abramovich è un tipo un po' così. Un anno fa non ci ha pensato molto a licenziare uno come José Mourinho, che pure nella stagione precedente aveva vinto il campionato. Se l'ha fatto con lo Special One perché non farlo anche con un tipo, pure lui molto speciale, come Antonio Conte?
Anzi, più speziale che speciale. Sì, perché proprio durante gli Europei Conte era stato ribattezzato da L'Equipe, il quotidiano sportivo francese, con un bel titolo, l'Apothicaire. Lo speziale, letteralmente. Una sorta di via di mezzo fra un farmacista e un alchimista. Non un mago, non uno capace di trasformare con un tocco di bacchetta un insieme di giocatori buoni, anche se non eccezionali, in una squadra vincente. Ma un ricercatore, in grado, attraverso il lavoro, di dosare gli ingredienti e trovare la giusta combinazione per raggiungere l'obiettivo. Ci è riuscito con la Juventus, ci è riuscito con la Nazionale, non ce la sta facendo con il Chelsea.
GLI ERRORI
Forse Conte si è un po' sopravvalutato, ha pensato che sarebbero bastate le sue idee per ridare senso e motivazioni ai trionfatori della Premier 2014-15 precipitati al decimo posto nella scorsa stagione. E così si è limitato a un mercato di routine, mancando alcuni rinforzi che considerava fondamentali, i vari Nainggolan e Koulibaly, rivelatisi invendibili, e limitandosi nella sostanza a esplorare il mercato italiano. Avrebbe invece dovuto rivoluzionare la squadra, cedendo magari alcuni giocatori forti ma evidentemente non più tanto motivati in quell'ambiente, i vari Hazard, Oscar, Willian, forse lo stesso Diego Costa, poco uomo squadra, quel Fabregas peraltro con lui non più titolare fisso.
Sono rimasti tutti e, prima degli ingaggi in extremis di David Luiz e Marcos Alonso, due ripieghi non del tutto convincenti, è stato preso soltanto Kante. Un centrocampista generoso che, grazie alla miracolosa cavalcata del Leicester di Ranieri, qualcuno ha cominciato a scambiare per un campione. E' invece un bravo recuperatore di palloni, cui però non possono essere affidate le chiavi del gioco di una squadra. Anche agli Europei era partito titolare, poi Deschamps si era reso subito conto dell'equivoco. Insomma è probabilmente il non mercato la causa delle attuali angosce di Conte. Anche se vedendo controprestazioni come quelle con Liverpool e Arsenal vengono cattivi pensieri. Torna in mente il Conte juventino, inarrestabile in campionato ma balbettante in Champions. Un allenatore poco europeo? Mannò, proprio gli Europei hanno detto che non è vero.