Premier League, Guardiola in fuga per la vittoria: il Man City ipoteca il titolo già a dicembre

Premier League, Guardiola in fuga per la vittoria: il Man City ipoteca il titolo già a dicembre
di Benedetto Saccà
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Lunedì 11 Dicembre 2017, 16:04 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 17:42
Sicuramente all’oscuro di ogni sfumatura dell’idea di pluralità, il Manchester City di Pep Guardiola (un genio, è logico) ha deciso di sigillare l’edizione 2017-2018 della Premier League in una domenica pomeriggio da nulla, nel cuore di dicembre. Per rendere un filo più indimenticabile il ricordo, ha scelto un luogo pazzesco – l’Old Trafford – e un clima da fiaba – una nevicata quasi siberiana. A limare i dettagli hanno provveduto, poi, con cura, il talento e la manovra di una squadra toccata dalla meraviglia.

Così adesso il campionato inglese è lì a galleggiare sull’Europa, ormai maledettamente derubato di tonnellate di fascino. Il City ha vinto il derby con il Manchester Utd di José Mourinho (2-1): gli ha offerto una lezione di perfezione tattica e in definitiva di bellezza applicata al calcio, e lo ha spedito con comodo indietro di 11 (undici, undici...) punti. Per chiarire meglio, dopo 16 giornate regna sulla classifica con quasi quattro partite di margine rispetto ai cugini, secondi. Terzo, e ormai pronto a partire per le vacanze, è il Chelsea di Antonio Conte, campione in carica ma del tutto rassegnato a riconsegnare lo scettro.

Il campionato adesso lo potrà buttare al vento soltanto il City. Come, non si capisce bene: magari crollando sotto il profilo psicologico, forse scivolando in qualche spazio bianco dell’attenzione o, chissà, prendendo una sberla dalla sfortuna sul piano degli infortuni. In realtà un fatto che gli cancellerebbe la possibilità di trionfare ci sarebbe: ma riposa tranquillo nel mondo degli eventi impossibili. Però esiste: e sarebbe: perdere Guardiola. Lo abbiamo detto, è impossibile. Però, rovesciando il concetto, racconta quanto sia incisiva e decisiva la firma di Pep nell’intelaiatura dei Citizens. All’Old Trafford, ieri, la sfida l’ha aperta David Silva in girata, sfruttando anche un errore di Lukaku. A pareggiare è stato Rashford, sfruttando soprattutto un errore di Delph. Infine la rete determinante l’ha segnata Otamendi, sfruttando di nuovo uno sbaglio di Lukaku. Si sarà intuito che non sia stata esattamente la migliore partita della carriera di Lukaku. Bravi davvero si sono rivelati i portieri, Ederson e de Gea.

Dopo il 90’, per tenersi in allenamento, Mourinho ha spostato l’obiettivo sul direttore di gara Oliver, su un possibile rigore non concesso, sugli arbitri che favoriscono il City – il vecchio repertorio, dunque. Tanto che davanti agli spogliatoi si sarebbe anche accesa una rissa tra i giocatori. A rifletterci, però, il duello tattico l’ha dominato e comandato Guardiola e tra le mani di Mou è rimasta giusto una bolla di rabbia. Le difese hanno tremato, d’accordo, e allora le differenze l’hanno marcate le sincronie a centrocampo e le geometrie in attacco. Dove lo United è mancato, il City ha offerto eleganza, e delizie, e nessuna banalità. E infatti la classifica colorata di celeste ora canta di 15 vittorie e di un pareggio raccolti in 16 partite. Cifre da record. È una squadra caduta da un altro universo, questo City: forse dalla galassia in cui abitano solo le creature di Guardiola – il suo Barcellona, il suo Bayern Monaco. Imparagonabile a qualsiasi altra squadra.

Fatelo vedere ai bambini, il City di Guardiola.
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