Ci informa Forbes che l’assurda sovrabbondanza di soldi lo rende il 269esimo uomo più ricco del pianeta – il quinto del Regno Unito. A margine, colleziona opere d’arte: ne conserva di Picasso, Matisse, Lucian Freud e perfino dello scultore Moore. Il valore complessivo dondola sul filo del miliardo, giusto per capirsi. Nonostante l’enormità degli impegni lavorativi, è riuscito comunque a dedicarsi agli affetti: al costruire una famiglia. Ha due figli, infatti: Vivienne e Charles, avuti dalla prima moglie Esther. L’attuale compagna si chiama Jane, invece.
Investe ovunque nel mondo in petrolio, gas, energia rinnovabile, ristoranti, alberghi, servizi finanziari e club di calcio, appunto: tanto che, oltre a detenere la maggioranza del Tottenham, vantava partecipazioni nei Rangers Glasgow e nello Slavia Praga. Insieme a Daniel Levy, ha edificato due cattedrali finanziarie con la pietra dura della determinazione e del cinismo: il Tavistock Group e l’Enic Group. Dove la sua vita sembra scivolare verso il piano della normalità, decolla subito la tessera spettacolare del mosaico. Così ecco, di nuovo, e ancora, il tratto che lo distingue dal vociare confuso del pianeta del pallone – e non soltanto: l’abitare una barca. Lunga 98 metri per l’esattezza e larga più di 13 metri, può ospitare 16 persone in 8 cabine e 25 membri dell’equipaggio. E si chiama: Aviva. Un gioiello tedesco da 150 milioni di dollari. Può raggiungere i 37 chilometri l’ora. Una velocità da Ferrari per uno yacht, spiegano gli esperti. Qualche settimana fa, tra l’altro, luccicava di un grigio acciaio brillante nella nobiltà di Portofino.
E non è tutto, è naturale. Perché nella pancia di Aviva, pazzesco, addirittura si spalanca un campo da tennis regolamentare. Bisogna avere da parte un oceano di talento anche soltanto per ipotizzarle, certe cose. Figurarsi per tramutarle in realtà. Insomma è curioso immaginare mister Lewis impegnato a guardare partite di Champions League o a decretare l’acquisto di un giocatore a bordo di Aviva, tra l’acqua di cristallo e la sabbia di farina. In realtà le incombenze intrecciate al Tottenham le lascia per lo più scivolare sulla scrivania del socio Levy. Lui preferisce concedersi l’immunità della riservatezza. Deve aver capito, evidentemente, che il mare sa offrire una quiete che la terra non conosce.
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