Regionali, Berlusconi no-stop in tv
Bersani attacca: è come Kim Il Sung

Polverini e Berlusconi (foto Danilo Schiavella - Ansa)
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Venerdì 26 Marzo 2010, 13:26 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 23:16
ROMA (26 marzo) - Si chiusa con gli ultimi appelli e qualche duro botta e risposta finale la campagna elettorale per le elezioni regionali di domenica e luned. Il premier Silvio Berlusconi nell'utimo giorno disponibile ha invaso i tg, mentre il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha chiuso la sua campagna elettorale davanti ai cancelli della Fiat.



In caso di una sconfitta alle regionali, a livello nazionale «non cambia nulla perché abbiamo avuto un mandato per una legislatura di 5 anni», ha detto il premier in una intervista a SkyTg24 (in serata il Cavaliere si è fatto intervistare anche da tutti i principali tg e dal Gr). Poi scherzando Berlusconi ha spiegato di non essere «abituato a fare» pronostici su cose «che non sono possibili».



«Non temo l'astensionismo elettorale, ho fiducia nel buon senso degli italiani», ha affermato ancora Berlusconi che ha sottolineato di non temere il sorpasso della Lega sul Pdl «un'ipotesi che non esiste, perché nei sondaggi che noi abbiamo e che conosciamo questo sorpasso non c'è». «È stata fatta una grande ingiustizia nei nostri confronti - ha insistito Berlusconi -. Nessun caos liste, c'è stata solo la violazione della legge da parte di certi giudici. Si tratta di magistrati chiaramente di sinistra. C'è stata violenza nei confronti nostri delegati, violazione della legge da parte di alcuni magistrati e una ingiustizia nei nostri confronti. È allucinante che la sinistra abbia dimostrato totalmente la sua antidemocraticità battendosi affinchè noi restassimo fuori dalle liste».



«Non sprecate il vostro voto con l'Udc, che non avrà alcun posto in nessun consiglio regionale. Un voto all'Udc sarebbe un favore alla sinistra. Casini ha avuto un comportamento schizofrenico e si è alleato ora con la destra e ora con la sinistra a seconda delle convenienze locali», ha detto ancora il premier. Nelle regioni dove si è alleato con il Pdl, ciò è «avvenuto - ha sottolineato il premier - contro il mio parere. Io mi sono piegato al volere della maggioranza».



Anche in Lazio, nonostante l'esclusione della lista del Pdl «si può ugualmente vincere, basta mettere la croce sul simbolo della nostra candidata Renata Polverini», ha detto ancora Berlusconi al Tg4. «Bisogna evitare - ha aggiunto - l'astensione e non disperdere il voto su liste minori come l'Udc che non potrà avere peso nei consigli regionali».



«Alla mia età sono stufo delle ipocrisie e il vantaggio è che dico tutto quello che mi va di dire», ha poi aggiunto in serata il premier nel comizio finale a Roma con Renata Polverini.



«Il vento sta cambiando», dice invece il segretario del Pd. Che poi accusa il premier per l'invasione delle tv nell'ultimo giorno di campagna elettorale. «Guardando i telegiornali di stasera mi pare chiaro che ci stiamo avvicinando ad uno standard 'Kim II Sung'. In attesa che dalle autorità di vigilanza arrivino sanzioni meno facilmente onorabili da un miliardario c'è da augurarsi che gli elettori comincino a mettere loro qualche rimedio».



«Berlusconi nervoso, ci credeva finiti». Se il premier lancia gli ultimi appelli in tv, il segretario del Pd va invece davanti ai cancelli della Fiat a Mirafiori, a incoraggiare gli operai, a promettere un impegno maggiore sui temi del lavoro, «sui problemi reali del Paese, che Berlusconi non affronta». «Berlusconi è nervoso perché percepisce un problema e cerca di scansarlo, ha difficoltà a parlare davvero di quel che ha fatto il governo del "fare". Berlusconi ha difficoltà a rispondere, si fa presto a dire "governo del fare", ma precisamente cosa si è fatto? - ha detto Bersani -. Ed è nervoso perché fino a un paio di mesi fa pensava che saremmo stati all'angolo, confinati in una riserva indiana di 3-4 Regioni e che per tre anni avrebbe avuto delle praterie davanti, ma le cose non stanno così. E alle regionali mi aspetto un'inversione di tendenza».



«Berlusconi non parla delle promesse mancate». «Berlusconi ha evitato il confronto per non parlare delle promesse fatte che non sono venute - ha proseguito Bersani -. Bisogna che ci occupiamo dei problemi della gente, e non sempre della magistratura, delle televisioni, delle ossessioni del nostro premier».



«Presidenzialismo? Si rischia l'Argentina di 20 anni fa». Bersani ha ribadito poi la sua contrarietà al presidenzialismo, anche perché, ha spiegato, «si rischia di trovarsi nell'Argentina di 20 anni fa. Attorno al tema del presidenzialismo c'è anche questo elemento di pericolo, e cioè che la piega delle riforme prenda un andamento che abbia un sapore vagamente populista, viste anche le premesse di questi anni. Ma le riforme istituzionali si possono fare. Noi abbiamo un pacchetto di proposte che riguardano il superamento di questo bicameralismo, la riduzione del numero dei parlamentari, la legge sui partiti e, in particolare, una nuova legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliersi i deputati e non di vederseli nominare».



«Vuol dire che sono così forte che riesco a metterlo in minoranza nel Pdl», ha replicato il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini alle affermazioni del presidente del Consiglio. «Sono contento - ha proseguito - di prendere atto di questa realtà: che se il premier era contrario e la maggioranza ha deciso per le alleanze con noi vuol dire che l'Udc è così travolgente che riesce a metterlo in minoranza nel Pdl. Questa è una notizia. Comunque noi - ha continuato il leader Udc - agli insulti di Berlusconi rispondiamo con un'offensiva dell'amore. E gli diciamo di stare sereno, tranquillo, di lavorare per il bene del Paese e magari un po' meno insulti e un po' più fatti sono importanti per l'Italia».



«Da Berlusconi e Di Pietro attacchi duri».
«In questa campagna elettorale gli attacchi più duri l'Udc li ha ricevuti da Di Pietro e Berlusconi. Guarda caso sono sempre assieme...», ha continuato il leader Udc.



«L'unica cosa chiara - ha poi detto Casini - è che queste non sono elezioni politiche nazionali. Sono elezioni locali, regionali. Noi vogliamo parlare delle Regioni, dei loro problemi e speriamo che siano amministrate meglio che in passato».



«Casini: allenza con Bersani? Prima deve mollare Di Pietro». «Bersani ha cercato di dimostrare ragionevolezza, ma il suo problema serio è la compagnia di giro che si porta dietro - ha detto ancora Casini -. Quindi, per un'alleanza con l'Udc, dovrà mollare gli alleati impresentabili e con i quali non è possibile una convergenza politica nei fatti. Se la direzione di marcia è quella del populismo in salsa leghista, cioè Berlusconi, o la riedizione dell'Ulivo Bersani-Di Pietro, noi andremo soli anche alle prossime politiche».



«Voto utile contro Lega e malgoverno». Per Casini «quello delle regionali è un voto utile per difendere gli interessi dei cittadini: a Nord per fermare l'arroganza e la supponenza della Lega di cui il Pdl è orami vittima imbambolata. Al centrosud dove la sinistra ha gravemente fallito, mal governando. Prima che sia troppo tardi, fermiamo la Lega».



Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, in una conferenza stampa a Bari ha accusato «sul piano politico e giudiziario» il presidente del Consiglio perché «ha aizzato le masse, portando a motivo della manifestazione il fatto che era contro l'opposizione e il potere giudiziario». «A norma di Costituzione - ha proseguito - lui, che è il capo dell'esecutivo, nel momento in cui vuole distruggere il potere giudiziario, attenta alla Costituzione e in un Paese civile dovrebbe esserci una mozione di sfiducia immediata».



«Questa grande sofferenza che sta venendo a galla non si può mascherare e la dobbiamo interpretare». È l'opinione dell'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, intervenuto a Bologna per portare il suo saluto alla manifestazione conclusiva della campagna elettorale di Vasco Errani, candidato Pd in Emilia Romagna. Parlando del modello di welfare della regione, Prodi ha parlato degli effetti della crisi: «Si vedono anche persone vicine a noi - ha detto Prodi - che hanno fatto un passo indietro nella società. Prima alla mensa della Caritas c'erano solo immigrati, adesso ci sono molti italiani. Queste grandi sofferenze si possono tenere nascoste per alcuni mesi, ma alla lunga non si possono mascherare e vengono a galla».



Parlando invece degli effetti generali di questa crisi, secondo Prodi «l'impazzimento degli ultimi anni di individualismo e sfiducia sulla coesione e l'autorità, dove l'amore è giocato solo come uno slogan, nel mondo va un po' cambiando. Perché la crisi sta minacciando alcuni miti del passato e noi abbiamo la necessità di correggere alcune vie e riparare il veicolo della nostra politica e della nostra economia».
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