Duisburg, l'amica della vittima italiana:
«Un inferno, la polizia ha chiuso le scale»

Gente sollevata di peso per sfuggire alla calca (Daniel Naupold -Epa)
6 Minuti di Lettura
Domenica 25 Luglio 2010, 10:01 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 21:37

ROMA (25 luglio) - E' salito a 19 il numero delle vittime della tragedia alla Love Parade di Duisburg. Tra loro un'italiana, Giulia Minola, 21 anni, bresciana. I carabinieri, intorno all'una di notte, hanno avvisato la madre spiegando che il console italiano in Germania doveva parlarle. La donna ai militari ha detto che aveva capito subito la terribile notizia, anche perché dal pomeriggio cercava di mettersi in contatto con la figlia senza riuscirci.

Fra i 516 feriti quattro sono italiani, tutti medicati e già dimessi. Una dei feriti è Irina Di Vincenzo, di Grugliasco, amica e compagna di studi di Giulia Minola. I genitori l'hanno raggiunta in Germania già ieri sera e sono in viaggio verso casa. «Ho molto da raccontare, e soprattutto da denunciare, ma ora proprio non me la sento. Quando ne avrò le forze dirò tutto, come ho già fatto con la polizia criminale in Germania. Ma ora non mi si chieda di parlare», ha detto in un primo momento Irina Di Vincenzo all'Ansa.

«Giulia? Non so nemmeno io quando l'ho persa di vista. È successo tutto in un minuto. C'era talmente tanto casino... un inferno - dice poi Irina Di Vincenzo - È stato un momento di panico collettivo. Non si poteva andare né avanti né indietro. Chi era dietro spingeva e davanti la strada era bloccata. Poi la situazione è degenerata quando io e Giulia eravamo tra il secondo ed il terzo tunnel. C'erano delle scale che salivano sul tunnel e che servivano da sfogo. Ma polizia le ha chiuse».

Irina è certa «che questa tragedia poteva essere evitata, dirottando la gente verso il parco che era quasi vuoto. Innanzitutto è stato l'atteggiamento della polizia ad indignarmi. Erano quasi indifferenti. Molti - racconta Irina - stavano nelle loro postazioni, senza mai muoversi. In giro ad aiutare non ne ho visti molti. La stessa cosa si può dire per i soccorsi, che sicuramente erano troppo pochi per la gente che è stata male. Molti di noi sono stati salvati dai nostri compagni». A portarla in ospedale, tuttavia, racconta, è stata la polizia.

«Aver convogliato migliaia di persone in un vicolo cieco senza vie di fuga e claustrofobico è stato un gravissimo errore. Ma ancora più grave - dice Irina - è stato non avervi posto rimedio, mentre si creavano le condizioni per la tragedia. Le persone si accumulavano eppure il flusso non è stato arrestato o diretto altrove. Voglio denunciare cosa è accaduto perchè gli organizzatori imparino la lezione. Una cosa simile era già accaduta a Berlino anni fa, ma la lezione non l'hanno imparata. Spero che sentendo le nostre voci queste cose non si ripetano». Poi si schermisce: «Non voglio parlare di me Preferirei non ripetere i miei ricordi. Li ho già detti alla polizia. Volevo solo denunciare queste cose che hanno reso una tragedia quella che doveva essere una festa. Per rispetto alle vittime della strage la festa avrebbe dovuto cessare subito. Ma in quel momento non mi accorgevo certo che altrove si ballava ancora».

Le 19 vittime avevano fra 18 e 38 anni: 11 uomini e otto 8 , di cui 11 erano tedeschi, due spagnoli, gli altri venivano da Olanda, Australia, Italia, Cina e Bosnia.

I giovani sono morti schiacciati, calpestati, asfissiati nella calca terribile creatasi attorno alle 17:00 in un tunnel lungo 200 metri e largo 20 che avrebbe dovuto portarli sulla grande spianata per il concerto finale.

Il sottopasso si è trasformato in una trappola mortale, un imbuto che ha stritolato la gente, forse per l'irrigidirsi dei controlli della polizia. Nella ressa molti giovani hanno cercato una scorciatoia arrampicandosi su una scala di sicurezza e alcune impalcature. Sotto il peso, le strutture sono crollate schiacciando la gente e creando panico generale. Sopra, per evitare il peggio, le autorità decidevano di non dare l'allarme per far defluire alla meno peggio la folla.

Il tunnel conduce ad un largo spiazzo dove si svolge la parte principale del festival. Lo spazio era stato circondato da una recinzione metallica per limitare a mezzo milione il numero dei presenti. Ma secondo la televisione locale Wrd, erano almeno 1,4 milioni i giovani arrivati a Duisburg per l'occasione. Dopo l'incidente sono state aperte tutte le uscite di sicurezza.

La Procura di Duisburg ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, mentre la polizia ridimensiona le cifre dell'affluenza. L'area dove si svolgeva il concerto «poteva accogliere oltre 300.000 persone, ma non è mai stata piena», ha sostenuto in conferenza stampa Wolfgang Rabe, capo dell'unità di crisi. Secondo gli organizzatori, la Love Parade ha richiamato, nel corso dell'intera giornata, circa 1,4 milioni di persone. Per Rabe, le «sole cifre attendibili» sono quelle relative alle persone arrivate via treno, che alle 14 risultavano essere 105.000. Il capo dell'unità di crisi non ha fornito ulteriori dettagli sull'accaduto, evocando l'inchiesta aperta dalla Procura.

Sulla strage la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ordina un'inchiesta: «È necessario che si indaghi a fondo per capire perchè sia accaduto, perchè i molti giovani che erano felici di andare a quell'evento hanno ricordi sconvolgenti e dobbiamo fare tutto il possibile per essere certi cher una cosa del genere non accada mai più. Gli organizzatori hanno detto che non terranno più nessuna Love Parade, ma eventi di tale ampiezza devono essere resi sicuri e i Laender hanno ovviamente forze di polizia adeguate a garantirlo». La Merkel non ha comunque ritenuto di recarsi a Duisburg ed è rimasta a Bayreuth per la prima del festival wagneriano.

In Germania imperversano comunque le polemiche ma le risposte non arrivano. La ricostruzione dei fatti procede tra incongruità e polemiche. L'unica cosa certa è che Duisburg, 500mila abitanti, era impreparata ad accogliere una manifestazione che nel 2008 a Dortmund aveva richiamato un milione e mezzo di persone. La polizia locale aveva sottostimato la partecipazione, calcolando circa mezzo milione di persone. Transenne alla stazione centrale e nel resto della città dovevano convogliare i partecipanti verso il vecchio scalo merci, un'area di 120mila metri quadri in grado di ospitare fino a 300 mila persone, ma mai completamente riempito. Anche la vicina autostrada era stata chiusa al traffico per permettere l'arrivo di mezzi di soccorso, ambulanze e pompieri.

L'unica via di accesso passava però attraverso quel tunnel, largo 20 e lungo 200 metri: è qui, vicino all'uscita che porta alla rampa di accesso, che sono state trovare la maggior parte delle vittime. Polizia, organizzatori e amministrazione comunale si rimpallano le accuse. Il presidente del sindacato nazionale di polizia Rainer Wendt ha puntato il dito contro le autorità di Duisburg ritenendole responsabili della tragedia per aver voluto organizzare comunque la manifestazione in una città «troppo piccola» e in un'area «inadeguata». Così come il responsabile locale dei pompieri, che aveva avvertito il sindaco degli stessi problemi. Un portavoce della polizia del Nordreno-Vestfalia ha criticato invece i preparativi degli organizzatori: «I 19 morti e 342 feriti sono vittime degli interessi materiali di un'organizzazione che sotto la copertura della 'Capitale Europea della Cultura 2010' ha fatto pressione sulle autorità», ha detto Wolfgang Oscheschek, vice presidente del sindacato regionale della polizia. Per ora qualsiasi domanda su come possa essere scoppiato un panico di massa di quelle dimensioni, sul perchè la gente sia stata incolonnata su una strada ad una corsia attraverso un tunnel senza vie di fuga e così via, si scontra con il silenzio, attribuito al riserbo da rispettare finchè non saranno noti i risultati delle inchieste della magistratura.

Giulia Minola studiava Moda e Design a Milano. Da venerdì stava facendo un giro per l'Europa che sarebbe dovuto durare una settimana. La ventunenne viveva, con la famiglia, in una palazzina in un quartiere residenziale di Brescia dove sono giunti familiari e amici per consolare i genitori. In viaggio era andata con un'amica torinese, una compagna di studi, di cui però la famiglia non conosce il nome.

La famiglia di Giulia Minola partirà domani per Duisburg. La salma della ragazza non verrà messa a disposizione dei parenti prima di martedì. La famiglia «chiede il silenzio e il rispetto del lutto». «Era una ragazza bellissima, una ragazza tosta, molto seria - dice un'amica uscendo dall'abitazione di via Luca Marenzio 7 - Questa era la sua vacanza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA