Amatrice, forum con il sindaco: «Beffa tasse, ci avevano promesso l’esenzione per 2 anni»

Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi
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Domenica 13 Agosto 2017, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 09:15

«Sull’esenzione da tasse e contributi ci hanno preso in giro». Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, parla di «fregatura di Ferragosto» per la sua città che il 24 agosto è attesa da un triste anniversario: un anno dal terremoto.

Cosa ha scoperto, sindaco?
«Ho studiato il bando pubblicato dal ministero dello Sviluppo economico: non c’è quello che era stato stabilito. Ci avevano promesso l’esenzione dai contributi e dalle tasse per le imprese per due anni. E invece c’è solo un credito d’imposta. E questo non va bene. Io avevo detto che la zona urbana franca doveva essere appannaggio soltanto dei 55 comuni che hanno una zona rossa, che era un criterio. Invece l’hanno allargata a tutti, perché poi la civiltà dei clientes parte dall’Antica Roma. Le promesse erano altre».

Chi le aveva fatto le promesse?
«Noto solo che il Mise ha pubblicato il bando sotto Ferragosto. Io ho telefonato dicendo: non mi prendete in giro, vi faccio la guerra. Mi auguro che si siano sbagliati, è uno scippo. O mettono a posto o io faccio la contea».

Che significa?
«Faccio un regolamento, grazie ai soldi delle donazioni degli italiani, e sarò io a rimborsare i contributi e le tasse per le attività del mio territorio. Se vanno via tutti puoi resistere un anno, ma se poi al secondo anno devi arrenderti. A questo punto le casette non servono più».
 


La ricostruzione non è cominciata. Le macerie non sono state rimosse. Cosa non ha funzionato?
«Chi si doveva assumere la responsabilità non l’ha fatto all’inizio. La prima ordinanza di Curcio, a cui invio un saluto, diceva che se il Comune non aveva un’azienda dei rifiuti che potesse rimuovere le macerie allora poteva intervenire la Regione. Io posi subito una questione al Dicomac: chi mi autorizzava ad andare a trattativa privata per 25 milioni? All’inizio la Regione sembrava volesse intervenire con Lazio ambiente, ma non l’ha fatto. Alla fine c’è stato un grave ritardo negli appalti da parte della Regione Lazio, l’ho attaccata solo su questo. L’assessore Mauro Buschini non è entrato nella zona rossa del dolore. Due mesi di ritardo visti da Roma sono niente; per chi vive con fango, polvere, macerie, che per noi rappresentano la storia delle persone che non ci stanno più, sono tantissimi. Adesso è stata fatta la prima tranche di appalto da 10 milioni di euro. Il 26 giugno da Gentiloni sono andato a dire che serviva l’intervento dell’Esercito e adesso lo stanno mandando. Ma questo non lo doveva dire il sindaco di Amatrice che è l’ultima ruota del carro».

Amatrice ha 69 frazioni. Lei è ancora convinto che è stato giusto piazzare la casette in corrispondenza delle frazioni? Questa scelta ha causato ritardi?
«Ma le casette le abbiamo già fatte. Abbiamo consegnato 40 aree, da qui a fine settembre, massimo metà ottobre, tutte le famiglie saranno dentro. In un territorio vastissimo, di montagna, sarebbe stato nettamente sbagliato limitarsi a 3 o 4 aree, ogni frazione ha la propria storia. La gente non poteva essere portata via. Conservano l’identità dei piccoli borghi e sono un presidio per quando ripartirà la ricostruzione. In sintesi: abbiamo consegnato già 200 case, entro la fine del mese ne arriveranno altre 130».

Come si vive nelle casette? Quando sarà completata la reale ricostruzione?
«Queste casette sono provvisorie. E sono emersi dei problemi. Ho preteso il numero verde per segnalarli, finalmente dopo un mese e mezzo e varie incazzature, ora è stato attivato. C’era una procedura da matti: il cittadino chiamava il Comune, il tecnico comunale verificava e poi chiamava la ditta. Ci sono soprattutto problemi all’impianto elettrico e all’impianto idraulico. Se dipendesse da me, in quelle casette i cittadini dovrebbero restare non più di 4-5 anni. Ma se non levi le macerie non puoi costruire. Nelle frazioni, le prime case vere potremmo vederle anche prima di cinque anni. In centro storico, se si va di questo passo, servirà più tempo. Vogliamo ricostruirlo meglio di prima ma sempre lì. Abbiamo scelto di togliere dal centro però gli edifici pubblici. Il problema è che questi borghi sono stati ricostruiti sopra le macerie, perché Amatrice ha avuto altri terremoti nel 600».

Da dove ripartirete?
«Dalla ricostruzione dei simboli. E qui c’è un altro dolore forte. I simboli sono andati tutti giù. In centro avevamo due chiese importanti. San Francesco stava nella zona rossa, ma Sant’Agostino era fuori, poteva essere salvata. Non l’hanno puntellata subito, mi sono arrabbiato come una bestia, c’è stato un rimpallo tra gli specialisti dei vigili del fuoco e il Mibac. Poi, certo, magari non si aspettavano che sarebbero arrivati altri terremoti».

Serviranno 13 milioni per ricostruire l’ospedale. Lo Stato tedesco ne donerà 7. C’è un dibattito su dove ricostruirlo: lei è per costruirlo dove c’era il vecchio, i comuni limitrofi per un’altra area, sempre nel comune di Amatrice, ma più a ridosso della Salaria.
«La Regione Lazio ha un’unica area di proprietà ed è quella dove c’era il vecchio ospedale e dove c’era l’albergo scuola. Il governo tedesco ha stanziato le risorse su tre annualità, devi partire entro la fine dell’anno. Zingaretti mi ha chiesto: dove vuoi che si faccia? Io ho risposto: dove si fa prima. E dove si fa prima? Nell’area del vecchio ospedale. Punto. Io non mi faccio fregare. Altrimenti diventa il nuovo ponte sullo stretto di Messina. Io sono un allenatore e sono per il calcio che con quattro passaggi vai in porta. Per fare il possesso palla devi avere fuoriclasse, io qui di fuoriclasse non ne vedo».

Amatrice e il suo sindaco si sentono soli?
«Se non avessi avuto la solidarietà del mondo, delle italiane e degli italiani avrei lasciato perdere. C’è stata la pensionata che ha mandato un mese di pensione, l’emigrato italiano a New York ci ha portato l’incasso di un’“amatriciana solidale”, il bambino di Bergamo che non ha voluto i regali e ci ha fatto avere i soldi... la vera battaglia in questi dodici mesi è stata con la burocrazia. Poi venivi a Roma, pagavi l’autostrada al casello di Fiano Romano, ma il casellante ti diceva “no, tu non paghi oggi, grazie per quello che fai”. Ecco, quell’euro e cinquanta ti ha dato la forza di andare avanti giornalmente».

Si è arrabbiato perché degli aiuti sms non siano stati usati come lei pensava?
«Sugli sms hanno fatto una grossa stupidaggine. A chi sono andati i due euro dell’sms? Ad Amatrice, ad Accumoli? Questa ripartizione, che non ha previsto la presenza di questi comuni, secondo me è stata una mancanza di rispetto nei confronti degli italiani. Noi sul sito del Comune abbiamo messo “adotta un’opera”, ho trasferito già al commissario Errani 450 mila euro per la scuola, 250 mila euro per l’ospedale, un milione per l’alberghiero. Queste risorse andranno sui fondi per la ricostruzione e ne libererà per altri comuni. Ho ragionato così, perché lo Stato siamo noi. Ma è antipatico che con gli sms non sia stato tenuto conto della volontà degli italiani, sarebbe stato più serio fare una concertazione con i territori».

Lei ormai è un personaggio mediatico. A proposito della candidatura alla presidenza della Regione per il centrodestra: ha deciso?
«Se lo dicessi oggi, sarei un cretino. Personaggio mediatico... Io sono sempre stato così, ho fatto la guerra alla Polverini e Zingaretti per difendere l’ospedale, ho anche minacciato la secessione dal Lazio. Non sono un uomo di apparato. Anche se la mia è una storia di centro destra. Potrò prendere in considerazione una candidatura alla presidenza della Regione solo se me lo chiede la gente. Punto e a capo».

E Berlusconi gliel’ha chiesto?
«In questo momento il fatto che esce Pirozzi serve a scardinare un sistema romano, ma a questo gioco non mi presto. Se parlo con Berlusconi non ho alcun problema. Ho parlato con Renzi, Gentiloni, la Meloni, Salvini e con Di Maio».

Comunque è sulla bocca di tutti.
«Sì, ma potrebbe succedere come alla sora Camilla».

Dalla notte del 24 agosto 2016 quanto è cambiato l’uomo Pirozzi?
«Mi sento un po’ meno peggio di prima, perché ho scoperto il mondo della solidarietà. Ad Amatrice sono venute molte brave persone. Ero già molto spartano, ma queste tragedie ti portano ad apprezzare ancora più le cose semplici. Cose che normalmente consideri in modo banale, come un pezzo di pane o un bicchiere d’acqua, li riconsideri pensando che in 120 secondi ti può cambiare tutto. Mi sono riappropriato del gusto di vivere».

Hanno partecipato al forum al Messaggero con il sindaco di Amatrice, Sergio PirozziStefano Regolini, Massimo Martinelli, Gianluca Perino, Mauro Evangelisti, Simone Canettieri e Italo Carmignani

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