Entro maggio diversi Paesi europei potrebbero riconoscere lo Stato di Palestina. Lo ha detto, senza troppi giri di parole, il capo della diplomazia Ue Josep Borrell, a margine di una riunione speciale del World Economic Forum in corso a Riad, riferendo un pensiero che corre ormai da mesi tra Bruxelles e le capitali nazionali. La mossa di alcune cancellerie europee, capitanate da Spagna e Irlanda, era nell’aria, ma dopo le allusioni a un’iniziativa da intraprendere «quando i tempi saranno maturi», adesso c’è anche un’indicazione chiara del calendario, più ravvicinato delle attese. La presa di posizione non coinvolgerà direttamente l’Ue (e infatti Borrell si è ben guardato dal prendere impegni a nome dell’Unione), visto che secondo il diritto internazionale la decisione di riconoscere uno Stato non compete che ad altri Stati (la Spagna, ad esempio, è tra i pochissimi nell’Ue a non riconoscere il Kosovo). L’Europa non potrà certo ignorare la fuga in avanti di alcuni suoi membri. L’Italia non si unisce al fronte di coloro che premono per un riconoscimento subito ma, come ricordato dal ministero degli Esteri Tajani un mese fa a Bruxelles, sostiene «la soluzione dei due Stati: deve nascere uno Stato palestinese democratico con governo guidato dall’Anp, non da Hamas, che è un’organizzazione terroristica».
L’INPUT DELLA SPAGNA
A mettere fretta ai partner Ue per una deliberazione dall’alto valore politico era stato, nelle scorse settimane, il premier spagnolo Pedro Sánchez, socialista, dando il via a una sorta di tour europeo alla ricerca di sostegno che l’ha portato non solo in Irlanda, ma pure in Polonia, Slovenia, Belgio e, fuori dall’Ue, Norvegia. Negli stessi giorni Madrid ha intensificato il dialogo con i leader di Giordania, Egitto, Qatar e Arabia Saudita per preparare il terreno tra i governi del mondo arabo a una «soluzione diplomatica che – è la ricostruzione spagnola – può offrire un orizzonte di pace, sicurezza e prosperità in tutta la regione». La maggioranza di Sánchez è fragile, e la stessa opposizione popolare, pur appoggiando l’iniziativa, ne contesta le tempistiche. L’eventuale riconoscimento, però, non ha bisogno di un passaggio parlamentare, essendo prerogativa esclusiva del governo.
GLI ALLEATI
Il principale sodale Ue in questa crociata bipartisan è l’Irlanda, storica paladina dei diritti palestinesi in Europa: Sánchez è stato il primo leader straniero a essere ricevuto a Dublino dal neopremier irlandese Simon Harris, esponente del centrodestra, subito dopo il suo insediamento.