Pamela Codardini uccisa con il compagno da un commando in Messico: aveva 35 anni, era veneziana

La coppia è stata freddata a colpi di arma da fuoco all’interno dell’attività commerciale che gestiva

Pamela Codardini uccisa con il compagno da un commando in Messico: aveva 35 anni, era veneziana
di Monica Andolfatto
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 07:56

MESTRE - Aveva 35 anni e due bambini piccoli che adorava. Pamela Codardini, veneziana di Favaro Veneto, località tra Mestre e l’aeroporto Marco Polo, è stata uccisa senza pietà insieme al compagno, Juan Yair, V.R, 29 anni. Il brutale omicidio è avvenuto una settimana fa, sabato 27 gennaio, in Messico, nella regione delle Valli Centrali dello stato di Oaxaca. Nessuno dei due ha avuto scampo. La coppia è stata freddata a colpi di arma da fuoco all’interno dell’attività commerciale che gestiva, specializzata in vendita di tabacchi e pipe, Mr Green The Smoke Shop, situata in via Benito Juarez nel centro di Ocotlan de Morelos, cittadina con poco più di 21mila abitanti. 

Pamela Codardini uccisa, cosa è successo

 


Erano circa le 18.30, ora locale, quando la quiete del tardo pomeriggio è stata squarciata dal rumore secco di diversi spari.

A dare l’allarme i residenti che hanno chiamato le forze dell’ordine e i soccorsi. Sul posto sono giunti subito i paramedici, che non hanno potuto fare altro se non constatare l’avvenuto decesso per causa violenta di entrambi i feriti. In attesa dell’arrivo degli agenti della Sedena, la Segreteria della difesa nazionale e dell’Aei, l’Agenzia investigativa dello Stato, la polizia ha transennato l’area per non contaminare la scena del crimine.

LA SCENA
Dalle prime testimonianze raccolte sembra indubbio che l’obiettivo del commando di uomini armati fino ai denti fosse il 29enne. I killer lo hanno raggiunto e giustiziato a bruciapelo. Con ogni probabilità si sono accorti che nel retro c’era anche Pamela Codardini e l’hanno ammazzata sparandole a distanza ravvicinata per non correre il rischio di lasciare testimoni oculari. Un’azione militare: rapida e cruenta con l’ordine di non fare alcun prigioniero. A dare un nome cognome alle vittime è stata la madre di Juan Yair che ha riconosciuto anche Pamela, informando le autorità che era di nazionalità italiana.

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Le foto pubblicate dai giornali e dalle agenzie di stampa messicani, nella loro crudezza, rendono la spietatezza della squadra della morte: Juan steso a terra, faccia all’ingiù sopra una scopa, t-shirt nera, jeans e scarpe da tennis bianche, è crollato davanti ai suoi sicari che hanno voluto che li guardasse negli occhi mentre lo uccidevano; Pamela, leggings neri e maglietta arancione, colpita alla schiena, è stesa sul pavimento dove si allarga una chiazza di sangue all’altezza dell’ascella, ha la testa sotto una sedia.

 

LA NOTIZIA IN LAGUNA
La terribile notizia è arrivata in laguna, il giorno seguente, nel pomeriggio di domenica. È stato il fratello, Manuel Codardini a rivolgersi all’unità di crisi della Farnesina per avere reale riscontro a quanto avevano saputo. Di certo sia lui che la madre Cristina Vianello non riuscivano più a contattare Pamela. Purtroppo ogni speranza si è infranta quando la terribile conferma è stata data dal responsabile della cancelleria consolare dell’ambasciata italiana a Città del Messico, Andrea Lay Bordoni. Dopo lo choc e il dolore, il primo pensiero è andato ai nipotini. Dove sono? Come stanno? La risposta l’ha data ancora il personale della sede diplomatica: erano stati affidati alla custodia del padre, ex compagno di Pamela. Una volta ottenuto il nulla osta per la rimozione, i corpi sono stati portati all’obitorio e sottoposti ad autopsia per ricostruire anche la sequenza delle lesioni mortali. 
Già dalla mera ispezione cadaverica, il medico legale aveva accertato che i cadaveri riportavano fori in entrata e in uscita di colpi sparati con armi d’assalto. I bossoli rinvenuti sul luogo e repertati dalla Scientifica sono risultati infatti calibro 223 utilizzati per i fucili da guerra. E pare ci fosse pure una pistola calibro 9 appoggiata sopra un tavolo. La perizia balistica dovrà stabilire se è stata utilizzata durante la mattanza o se era nella disponibilità di Juan che non ha avuto il tempo di impugnarla.

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REGOLAMENTO DI CONTI
L’ipotesi più verosimile è che l’agguato possa inserirsi nell’ambito di un regolamento di conti nell’ambito della criminalità organizzata. Sul duplice omicidio ha aperto un fascicolo d’inchiesta la Fgeo, la Procura generale della Repubblica dello stato di Oaxaca. 
Dalle indagini, secondo quanto riportato dai media locali, sarebbe emerso che Juan Yair, conosciuto come “El Yayo” fosse uno dei fedelissimi del capo del cartello Los Medina, Alberto Jaime, alias “El Piolin”, che lo scorso 22 ottobre per sfuggire alla cattura si è suicidato nel bagno del ristorante dove gli uomini della Guardia Nazionale e dell’Esercito messicano lo avevano rintracciato e circondato. 
Circa un mese fa, l’8 gennaio, a scomparire nel nulla è stato il cugino Armando Jaime: il suo camion fu ritrovato sul ciglio della strada crivellato da fori di proiettili e da allora di lui non si è più saputo nulla.
 

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