Danilo Petrucci, ecco l'antidivo: «Mi basta correre, la notorietà non mi interessa»

Danilo Petrucci, ecco l'antidivo: «Mi basta correre, la notorietà non mi interessa»
di Flavio Atzori
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Lunedì 18 Dicembre 2017, 12:31
Stazza più da pilone di rugby che da pilota, sorriso timido e schietto, autoironia a palate: Danilo Petrucci è il simbolo di quella classe operaia in grado di ritagliarsi un posto nel paradiso delle due ruote. Al suo primo anno con una moto ufficiale ha fatto parlare per sé i risultati, conquistando podi come quello del Mugello, e sfiorando vittorie come ad Assen o Misano, battagliando con Marc Marquez e Valentino Rossi. Proprio a casa del Dottore, al Ranch di Tavullia, Danilo ha partecipato ieri a quello che è divenuto un appuntamento tradizionale di fine anno, la 100 km dei Campioni. Per la cronaca, la vittoria è andata alla coppia Morbidelli-Pasini, davanti ai due fratelli Rossi-Marini, e proprio al duo Petrucci-Baldassarri. Un degno finale da podio a coronamento di una stagione da protagonista per questo talento ternano forgiato nell'umiltà e nel lavoro giornaliero in tanti anni di gavetta. «Non sono nato come un predestinato, non ho fatto la classica trafila a partire dalle minimoto come tanti miei colleghi. Sopratutto i primi anni in MotoGp sono stati molto duri. Adesso però comincio a raccogliere quello che ho seminato finora».

Un bilancio della stagione: più felice per aver dimostrato il proprio talento o arrabbiato per aver solo sfiorato due vittorie?
«Non posso essere arrabbiato. Sono felice per ciò che abbiamo fatto quest'anno. Chiaro, in alcune occasioni sarebbe potuta andare meglio con quelle due vittorie sfiorate, ma c'è da dire che abbiamo sempre sfruttato le occasioni che ci si sono presentate. Oltretutto, non avevo mai conquistato 4 podi in una stagione».

Nel 2017 lei è stato un pilota ufficiale con licenza di provare alcune componenti di sviluppo per la moto, quasi un tester in gara. Quanto ha influito questo lavoro al buio sulla competitività della Ducati Desmosedici?
«Ho svolto un lavoro molto lungo e complicato: ho sviluppato delle componenti molto difficili da mettere a punto, da coordinare sia dal punto di vista elettronico che meccanico. Spero che i miei dati siano serviti in qualche modo a far sì che Dovizioso si giocasse la vittoria fino all'ultimo gran premio».

Merito anche di quell'isola felice che sembra essere il team Pramac Ducati?
«La mia carriera è cambiata da quando sono arrivato qui. Se prima facevo molta difficoltà a prendere punti, dal primo anno di Pramac abbiamo sempre lottato per stare tra i primi dieci, e quest'anno abbiamo lottato per vincere. Sono davvero felice del rapporto che c'è con la squadra. È vero, quest'anno ho parlato con altre squadre (lo ha cercato Aprilia, nda) ma in realtà non avevo intenzione di troncare cosi il rapporto. Dobbiamo ancora finire il nostro lavoro qui e cercare di fare ancora meglio nel 2018».

La sua storia e quella di Franco Morbidelli non sono così differenti. Entrambi provenite dalle moto di serie..
«È vero, Franco ha intrapreso più o meno la stessa mia strada. È passato dalle superstock, dalle moto di serie, poi ha avuto l'opportunità di andare in Moto2. Sicuramente è uno dei piloti da tenere d'occhio per il futuro. È una delle persone più tranquille ed educate del paddock».

Marc Marquez lo ha definito come l'avversario più tosto da superare in un duello. Tanto battagliero in pista quanto calmo e pacato fuori...
«Questo perché sono abbastanza timido: non mi piace stare al centro dell'attenzione. Magari la gente apprezza questo mio voler rimanere normale, anche se spesso nei nostri confronti viene creato una sorta di personaggio proprio per la nostra visibilità. Tutto questo però non mi interessa: a me piace andare forte con le moto».

Dove vuole arrivare Danilo Petrucci?
«Non lo dico dove voglio arrivare: i sogni non vanno raccontati, altrimenti poi non si realizzano».
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