Digitale e con più gare negli Stati Uniti: ecco la F1 all'americana

Bernie Ecclestone e Chase Carey
di Claudio Russo
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Venerdì 9 Settembre 2016, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 10:59
Al lupo, al lupo. Dopo diversi falsi allarmi, eccolo qui. Sotto la forma di un nuovo proprietario. La Formula 1 ha un nuovo padrone, è americano. E questo significa un cambiamento epocale. Non si tratta più di un fondo desideroso solo di fare soldi (per quanto negli USA il dollaro venga sempre preso con molta serietà...) ma di un ente con l'intenzione di sviluppare e modernizzare la punta di diamante dello sport automobilistico. L'operazione portata avanti da Liberty Media, controllata da John Malone, prevede una serie di passi. Dopo l'acquisizione del 18,7 per cento del pacchetto detenuto da CVC Capital Partners per 746 milioni di dollari, entro la prossima primavera rileverà l'intera quota (35,5%), per poi procedere, rilevando tutte le azioni della Delta Topco. Alla fine l'investimento sarà di oltre 8 miliardi di dollari. Questo almeno è l'obiettivo, annunciato ufficialmente con un comunicato.

SFIDA AFFASCINANTE
Non sarà un'impresa facile. Ma rimaniamo ai propositi. Il primo è quello di sviluppare la F1 in tutti i campi. Dall'evento stesso, cioè l'organizzazione dei Gran Premi, alla divulgazione in tv e su internet con il coinvolgimento del social media. Insomma uno sport da showbusiness globale. Il solo fatto di essere americani significherà allargare la diffusione sul territorio, al momento limitata alla gara di Austin nel Texas. Sinora malgrado molti tentativi Ecclestone non era mai riuscito ad affascinare del tutto i tifosi Usa. Dopo una lunga permanenza a Long Beach, sono praticamente falliti tutti gli altri tentativi: Dallas, Las Vegas, Detroit, Phoenix, Indianapolis sono durati poche stagioni. Ora si vorrebbe tornare con almeno due corse, sulle coste Est ed Ovest. Tre gare insomma in Nordamerica, da aggiungere a quella tradizionale di Montreal in Canada. Ci sono le competenze per generare nuovo interesse. Basti pensare che il presidente ed amministratore delegato di Liberty Media è il cinquantaseienne Gregory Maffei che prima di associarsi a John Malone ha lavorato a lungo con Bill Gates nella direzione di Microsoft. Un personaggio di rilievo visto che la rivista Forbes lo ritiene l'uomo più potente e ricco del Colorado. Fra l'altro la società è quotata presso la Borsa di New York nel listino Nasdaq riservato ai titoli tecnologici. Secondo quanto si è appreso apparirà in futuro come Formula 1 Group.

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA
Tuttavia, come si è detto, ci sono anche dei risvolti potenzialmente negativi da valutare. Si sa bene quale sia la mentalità americana nello sport, molto pragmatica, troppo spesso basata sulle cifre. Per fare spettacolo le gare potrebbero essere cloroformizzate, in maniera che si decidano sempre negli ultimi secondi. Se una squadra domina, facciamo l'esempio attuale della Mercedes in F1, si cambiano in fretta i regolamenti, vengono imposte penalizzazioni o comunque si fa di tutto (vedi l'intervento delle safety car in pista per quanto riguarda la Formula Indy) per compattare i concorrenti in maniera da ripartire più volte da zero anche quando non sarebbe strettamente necessario. In attesa di vedere i risultati di questo cambiamento si possono osservare sin dall'inizio dei lati negativi dell'operazione. Liberty Media ha fatto sapere di essere disposta a cedere quote alle squadre. Sarebbe un disastro. I team, soprattutto i grandi costruttori, hanno sempre cercato di imporre i propri interessi. E se fossero azionisti sarebbe lampante un conflitto d'interessi. Poi ci vorrà comunque il benestare della FIA che ha l'1 per cento, con diritto di veto, in quanto proprietaria del campionato mondiale e degli altri investitori. Insomma sarà tutto da verificare.
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