Mercedes, Hamilton vuole correre da solo: nessuna condivisione di dati con Bottas

Mercedes, Hamilton vuole correre da solo: nessuna condivisione di dati con Bottas
di Claudio Russo
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Lunedì 20 Febbraio 2017, 12:10
ROMA Mentre i team affilano le armi e iniziano la presentazione delle nuove vetture (domani toccherà alla Renault che mostrerà la sua monoposto in Inghilterra) Lewis Hamilton ha messo le mani avanti. Battuto clamorosamente lo scorso anno dal compagno di squadra Nico Rosberg, l'inglese ha detto chiaramente che non intende dividere i dati raccolti nelle prove con un altro pilota. La sua dichiarazione suona anche come un'accusa alla Mercedes, a suo avviso colpevole di avere dato una mano sostanziosa, al pilota tedesco.
LA MOTIVAZIONE
«La condivisione dei rilevamenti effettuati non è corretto - ha affermato il tre volte campione del mondo - perchè permette a un altro di spingersi nella guida a un limite che non è stato capace di trovare da solo». Un avviso preciso e diretto alla squadra e al suo nuovo coequipier Vallteri Bottas. Lewis non intende dare accesso alla telemetria al finlandese che dovrà cavarsela da solo in una formazione e su una macchina del tutto nuova. In sostanza Hamilton nuovo vuole assumere il ruolo da tutor ai compagni di squadra che in passato, come ha potuto fare Rosberg per quattro stagioni, accedevano anche ai dati del rivale' mostrando sempre lo stile di guida e gli eventuali segreti dell'inglese.
LA SPIATA
«Vado in pista nelle prove - ha spiegato Lewis - completo il programma concordato con i miei tecnici, ma chi sta nel box di fianco può vedere ogni minimo dettaglio di quello che faccio. Quindi ho chiesto in alla squadra di non vedere i dati del mio compagno, non mi sembra onesto vedere il suo lavoro così come non trovo corretto che lui veda il mio. Un esempio: quando anelli un certo numero di giri, ti impegni per individuare i punti di frenata, dove ci sono eventuali dossi o pendenze della pista, utilizzi i segni di gomma dei pneumatici sull'asfalto per trovare la traiettoria migliore. Tutti i piloti svolgono questo lavoro con un metodo proprio».
Ancora infastidito, e non lo aveva neppure nascosto nella parte finale del campionato con dichiarazioni sibilline («Quando scriverò un libro sulla mia storia, dirò tutta la verità su quanto è successo»), Hamilton ha aggiunto: «Al termine del lavoro, anche se non hai operato nella maniera migliore, tutto si può copiare leggendo i dati sul computer del compagno. Così sai che si può frenare anche 5 metri più avanti, quando torni in pista proverai a rallentare cinque metri prima. Questa è una situazione che non mi aggrada. Consente a quello che è anche un avversario di essere più competitivo e anche di batterti. Questo è quello che mi era piaciuto quando correvo in kart. Non c'era, per tutti, la possibilità di vedere cosa facevano gli altri concorrenti. Potevi contare solo sulle tue capacità per andare forte».
LAVORO DI SQUADRA
Hamilton ha lasciato una sola opportunità a Bottas e quindi alla Mercedes di fare un lavoro di squadra: «Nei test e nelle prove libere abbiamo una limitata quantità di tempo a disposizione e tante cose da collaudare. A volte c'è il pericolo di andare in una direzione sbagliata nella messa a punto della vettura. In questi casi è permesso valutare tutto il lavoro svolto da entrambi i piloti e trarre delle indicazioni».