Dalla sua però il pesarese ha l'esperienza e la maturità che gli derivano da 20 anni trascorsi sulle piste di tutto il mondo: «Per fare buoni risultati servono tante cose e l'esperienza è un ingrediente che serve, eccome. Non so se fa andare più forte, ma sicuramente è una componente che qualche volta mi ha aiutato. Poi, più dell'allenamento e dell'età, c'è bisogno di motivazioni che sono molto molto importanti, direi fondamentali».
Il braccio di ferro tra i due piloti Yamaha andrà avanti per 4 settimane. Si comincia il prossimo week end a Motegi, in Giappone, la pista di casa Honda dove negli ultimi anni la parola vittoria ha fatto rima con Lorenzo: nel 2015 strapazzò il fresco campione del mondo Marquez e rifilò 6« di distacco a Rossi, l'anno prima aveva fatto addirittura meglio: pole, giro veloce e vittoria. Sulla carta, Motegi non sembra la pista preferita dal 'Dottorè che invece appare leggermente favorito a Phillip Island e Sepang.
Il problema per Rossi però è che non gli basterà arrivare sempre sul podio per 'incartarè il Mondiale e portalo a casa.
Dovrà, viceversa, anche arrivare davanti al compagno di squadra, sperando magari anche in qualche suo errore o nel fattore Honda (i punti che Marquez e Pedrosa potrebbero togliere all'uno o all'altro), così da mantenere quel 'tesorettò di punti (oggi sono 14) che potrebbe poi trasformarsi in oro nell'ultimo Gp della stagione, sulla carta più adatto al maiorchino anche se, come sempre, Valentino non parte mai battuto: »I circuiti più adatti? A me piacciono tutti...».
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