Fontana delusa: «Le gambe hanno detto stop e ho fatto da spettatrice»

Fontana delusa: «Le gambe hanno detto stop e ho fatto da spettatrice»
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Sabato 17 Febbraio 2018, 14:38 - Ultimo aggiornamento: 20:29

«Le gambe hanno detto basta, non ne avevo più. Ho dovuto guardare dalle retrovie, ho dovuto fare da spettatrice e non da concorrente». Arianna Fontana ha ancora il fiatone dopo la finale olimpica dello short track dei 1.500 metri che l'ha vista chiudere al settimo ed ultimo posto. «L'obiettivo era la finale e poi vedere come andava. In ogni caso ho ancora una gara individuale (i 1.000 metri, ndr) più la staffetta che mi dà sempre la carica. Sono sicuro che mi riprenderò», aggiunge la campionessa azzurra, che a Pyeongchang ha già conquistato un oro nei 500 metri.

Dopo aver chiuso la semifinale al secondo posto, Fontana ha costruito la finale di oggi in rimonta ma nei giri finali è stata costretta a mollare. «Nella batteria ero già affaticata, in semifinale è andata meglio e mi sono anche ripresa mentalmente. Essere in finale poi mi ha caricato tanto, ma non so come mai le gambe non c'erano più», spiega ancora la portabandiera italiana, escludendo problemi fisici prima della gara. «Stamattina era tutto tranquillo, la solita routine. Forse in finale ho sprecato un pò all'inizio con i sorpassi, ho avuto qualche contatto che mi ha rallentato. In ogni caso sono contenta e mi restano ancora due gare -sottolinea-. La staffetta poi mi dà una carica in più, ho ancora qualche giorno per riposarmi e sicuramente starò bene». A chi le domande se si sia sentita in qualche modo appagata dopo l'oro, lei risponde sicura: «Non penso, è stata una carica in più. Avendo iniziato così, volevo continuare a far bene. Se mi sono risparmiata per le prossime gare? In una finale olimpica non puoi risparmiare niente. È solo che non ne avevo più». Con suo marito e allenatore personale Anthony Lobello dopo la gara odierna non si è ancora confrontata: «Non ho parlato con Anthony, ma sicuramente avrà capito e mi dirà: 'Stasera vai a mangiare quello che vuoì».
 

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