L'illustrazione del quesito - elemento chiave nelle votazioni su Rousseau - potrebbe essere affidata al capogruppo M5S in Giunta delle Immunità, Michele Mario Giarrusso. Con un'appendice: il senatore, nei giorni scorsi, dalle sue dichiarazioni sembrava propendere per il «no». Un «no» verso il quale anche i big del Movimento sembrano tendere sia per ragioni giuridiche (la decisione sulla Diciotti fu di tutto il governo), sia per tutelare la stessa tenuta dell'esecutivo. Anche perché, si ragiona nel M5S, con un «si» al Senato si rischia non solo di far cadere il governo ma anche di trasformare Salvini in un «martire».
La votazione dovrebbe avere luogo tra domenica e lunedì, di modo da comunicare i risultati nell'assemblea congiunta prevista per lunedì sera in cui Di Maio spiegherà ai parlamentari anche il senso delle novità (dal team di coordinamento locale all'apertura alle civiche) che vuole introdurre nel M5S.
Di certo, in queste ore, l'aria nel Movimento resta piuttosto agitata anche perché, sui dossier Tav e Autonomia, l'impressione è che i 5 Stelle vogliano andare fino in fondo. Così come sulla presidenza Inps (con la proposta di Pasquale Tridico presidente), che potrebbe essere sul tavolo del prossimo vertice di maggioranza. Nel frattempo, Di Maio cerca di rilanciare i 5 Stelle in chiave europea, presentando i primi 10 punti del manifesto con cui correrà alle Europee. Assieme, a Roma, i leader delle 4 forze che finora hanno sposato l'iniziativa: i polacchi di Kikuz'15, i greci di Akkel, i croati di Zivi Zid, i finlandesi di Liike Nyt. Per arrivare a formare un gruppo servono altri due partiti di due Paesi diversi. Ma Di Maio è fiducioso. «Saremo l'ago della bilancia del prossimo Parlamento Ue, vogliamo che tutti tornino a credere nel sogno europeo», spiega il vicepremier imprimendo una «svolta» europeista alla campagna e «scaricando», dopo l'incontro di alcuni gironi fa, l'ala dura dei gilet gialli rappresentata da Charles Chalencon. Una svolta con cui Di Maio tenta di recuperare voti «al centro» tentando di distinguersi, in maniera ancora più netta, dalla famiglia sovranista guidata dalla Lega.
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