Con il no ai Giochi a Roma cancellati 250 cantieri per impianti e palestre

Con il no ai Giochi a Roma cancellati 250 cantieri per impianti e palestre
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 22 Settembre 2016, 14:18
Oltre 250 siti coinvolti, 15 palazzetti polisportivi nuovi di zecca, 26 sedi ufficiali per le discipline olimpiche, decine di palestre scolastiche ricostruite o tirate a lucido. Il fischio finale (anticipato) alla corsa di Roma 2024, pronunciato ieri in conferenza stampa dalla sindaca Virginia Raggi, rischia di archiviare in un colpo solo centinaia di interventi previsti dal dossier consegnato al Comitato olimpico internazionale. C'è un piano B, fanno sapere dal Campidoglio, che punta sulla «riqualificazione» degli impianti esistenti, anche senza i Giochi. Ma è un piano, per forza di cose, low cost, a budget ridotto, considerata la situazione finanziaria di Palazzo Senatorio, su cui grava un debito a nove zeri.

NEI QUARTIERI
E dire che gli elaborati presentati al Cio a febbraio puntavano forte proprio su questo aspetto: zero cattedrali nel deserto - o «white elephant» come prescrive l'Agenda 2020 dettata dai vertici dello sport mondiale - tanti interventi diffusi in periferia, sul modello di Londra 2012, quando vennero realizzati 1600 interventi in tutto il Regno Unito. Anche a Roma, era prevista la costruzione di 15 impianti sportivi nei quartieri più degradati.

Strutture nuove o riqualificate, per basket, pallavolo e pallamano, con una spesa di 100 milioni, prevista nel budget della candidatura. Sarebbero stati utilizzati come strutture di allenamento durante le Olimpiadi, dopo un censimento sui 2.221 impianti sportivi romani, di cui 783 comunali, incluse le palestre delle scuole. Un vaglio già avviato, in realtà, e che ha lasciato una fotografia preoccupante: il patrimonio di Roma Capitale ha bisogno urgente di essere riqualificato. «E solo con i Giochi ci sono le risorse», spiegano dal Comitato promotore.

Ma al di là delle dichiarazioni, sono i numeri a parlare: il 70% degli impianti previsti nel «dossier Roma 2024», prevedeva strutture già pronte o da rinnovare. A cominciare dal degradato stadio Flaminio, che durante i Giochi avrebbe ospitato il rugby a 7 e il pentathlon moderno, e che poi sarebbe stato riconsegnato alla città con un aspetto molto diverso da quello, desolante, attuale. E ancora: tra gli impianti da ristrutturare per Roma 2024 c'è il Palazzetto dello Sport, che avrebbe accolto le gare dei preliminari di volley, lo Stadio delle Terme di Caracalla per il tiro con l'arco, poi il parco di Villa Ada (per la mountain bike), il Marco Simone Golf Club, Piazza di Siena (con le competizioni di equitazione, dressage e salto ostacoli).

E ancora: nel dossier ci sono i Pratoni del Vivario (completo di equitazione), la Nuova Fiera di Roma divisa in padiglioni (badminton, scherma, tennistavolo, pesi, pugilato e discipline di lotta), gli addizionali Parco Naturalistico (canoa-Kayak acque libere e slalom, canottaggio e nuoto di fondo), Cycling Arena (ciclismo su pista), oltre al PalaEur (preliminari volley e ginnastica ritmica), al Tre Fontane (hockey e calcio a 5 paralimpico), al Foro Italico con le gare allo Stadio centrale del Tennis (per la pallanuoto), lo Stadio del Nuoto, il Pietrangeli per i tuffi, e l'Olimpico per l'atletica leggera.

I giochi poi avrebbero permesso il completamento del Velodromo di Tor Vergata, nella stessa area pensata per ospitare il villaggio olimpico, futuro campus universitario da 17mila posti letto. Altro grande intervento inserito nel dossier è il centro media di Saxa Rubra, un progetto da 110 mila metri quadri con l'International Broadcasting Center (struttura temporanea) e il Main Press Center, che sarebbe stato rilevato successivamente dalla Rai. Senza contare il bacino remiero, il nuovo gigantesco parco acquatico che riqualificherebbe l'area della Magliana, uno dei polmoni verdi che l'olimpiade avrebbe lasciato a Roma.

L'ALTERNATIVA
Tutto archiviato? Ieri Virginia Raggi, comunicando ufficialmente il suo No ai Cinque cerchi, ha annunciato che qualche intervento, comunque, ci sarà. Anche se non ha spiegato con quali soldi. «Oltre a sistemare gli impianti esistenti - ha detto la sindaca - dobbiamo concentrarci sul futuro e trasformare i cantieri fatiscenti in occasione per la città».

E ha annunciato che «l'impianto delle Tre Fontane diventerà un centro paralimpico e gli impianti comunali saranno via via sistemati», mentre «la città del nuoto si trasformerà in Vela della conoscenza». Una versione subito rettificata dal presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Per il progetto della Città della conoscenza nella Vela di Calatrava citato dal sindaco, ho parlato con il rettore di Tor Vergata: ebbene non è come ha detto la Raggi». Si tratta di un progetto che risale a 7 anni fa «per cui era già stato chiesto un finanziamento (mai erogato) alla Banca europea per gli investimenti».

Anche il vicesindaco Daniele Frongia, che ha la delega allo Sport, ha ammesso che al momento i fondi per tutti gli impianti fatiscenti, senza Giochi, «non ci sono», anche se «abbiamo completato un crono-programma di interventi sullo sport. La situazione degli impianti è pessima e stiamo valutando impianto per impianto i fondi disponibili. Stiamo studiando forme di finanziamento ed un piano contro gli sprechi».
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