Un breve testo, scritto, poche parole ma dritte al cuore dei tanti utenti che si sono soffermati e hanno letto quel messaggio di Cristina apparso - giorni fa - sulla pagina Facebook della sua città, Latina. Un post che ha sorpreso tante persone: la donna ha chiesto un lavoro per suo figlio, Federico, un ragazzo autistico di 21 anni. Ed è stato un boom di condivisioni, commenti di affetto e anche diverse offerte lavorative.
Il messaggio ( social)
«Buongiorno a tutti. Lui è mio figlio e si chiama Federico è un ragazzo di 21 anni gentile ed educato. Ha un diploma non comparato in informatica, parla bene l’inglese ed è amante della musica rock. Il suo pcto scolastico lo ha svolto presso un’agenzia di assicurazione inserendo dati al pc. Non è automunito, ma sa prendere un pullman ed è amante della puntualità. È iscritto alle liste di collocamento mirato da 3 anni perché è un ragazzo autistico ad alto funzionamento. C’è qualcuno che può offrirgli un piccolo lavoro?». Eccolo il messaggio arrivato nei giorni scorsi a quei 34mila ( e oltre) iscritti al gruppo social “Sei di Latina se”. Più di 200 utenti non si sono fatti attendere e hanno risposto all’appello lanciato dalla mamma ( qualcuno anche con diverse offerte lavorative) : «Salve, può mandarmi il suo cv al mio indirizzo», ha scritto una donna.
La storia di Federico
Federico ha 21 anni e abita a Latina insieme alla sua famiglia. Fino a qualche anno fa era uno studente delle scuole superiori di un istituto comprensivo con indirizzo tecnico commerciale informatico. «Ora dopo il diploma - spiega a “Il Messaggero” mamma Cristina - spero riesca a trovare una piccola occupazione: per farlo uscire e relazionarsi ( seppur per poche ore) con il mondo esterno».
Un percorso costellato da diverse difficoltà e non sempre semplice da affrontare per Cristina, suo marito e il loro Federico. «Quando è arrivata la diagnosi ( di disturbo dello spettro autistico) abbiamo iniziato subito le terapie: prima la logopedia perché all’età di quattro anni Federico non parlava e poi due ore di neuropsicomotricità. Cristina, impiegata da diciotto anni alle Poste, non si è però mai arresa. «Lo scoglio iniziale - dice - è stato l’accettazione di quella diagnosi. Siamo entrati in crisi, io e mio marito, ma siamo stati supportati lungo il “tragitto». I disagi e gli ostacoli, sì, ma nel tempo sono arrivati anche i progressi. «Siamo stati fortunati - prosegue ancora la donna - abbiamo conosciuto insegnanti di sostegno meravigliosi durante la scuola primaria e quando sono stata trasferita in Veneto è riuscito ad inserirsi bene nella nuova classe».
L’adolescenza, le scuole superiori e l’incubo dell’isolamento: «Il primo anno - afferma Cristina non è stato così facilissimo. Federico veniva spesso escluso e ha subìto tra l'altro il furto del suo telefonino». Poi il ritono a Latina e l'incontro con nuovi compagni e docenti. «Ha proseguito il suo percorso iniziato in Veneto e fortunatamente è stato circondato da buoni amici e professori, in particolare un docente di informatica che costantemente mi aggiornava sull'andamento scolastico di mio figlio perché Federico non era in grado di riferirmi quello che succedeva a scuola». Ora il giovane 21enne trascorre le sue giornate a casa, solo, tra piccole passeggiate e un aiuto alla mamma nel disbrigo delle faccende domestiche. «Tutti giorni ama pulire la sala e la cucina e poi giocare con la sua Playstation. Fino a qualche tempo fa - racconta la donna - coltivava persino la passione per la chitarra elettrica, ora non lo fa più». La speranza per Cristina è il raggiungimento dell’autonomia per suo figlio. «E una indipendenza economica anche semplicemente per andare a mangiare una pizza con i suoi amici». Il suo post ha ottenuto oltre 2mila condivisioni. «Sono stata sorpresa da tanto amore, ma non deve essere un post a riscaldare il cuore di chi vive quotidianamente certi problemi. Tra le tante offerte ne ho selezionata una e vedremo come andrà», sostiene Cristina. «Il futuro mi spaventa molto perché - conclude - non tutti sono pronti a ricevere ragazzi come Federico. Ma è possibile fare moltissimo per loro perché possono dare e fare tanto e bisogna avere la voglia di includerli e e comprenderli».