I furbetti dell'intelligenza artificiale, lezioni hi-tech ai prof su stanarli e distinguere gli elaborati delle macchine

Partito a gennaio, il progetto ‘A scuola di Intelligenza Artificiale’ si è concluso pochi giorni fa

I furbetti dell'intelligenza artificiale, lezioni hi-tech ai prof su stanarli e distinguere gli elaborati delle macchine
di Chiara Adinolfi
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Venerdì 10 Maggio 2024, 01:04

Gli studenti sono avvisati: utilizzare ChatGpt per svolgere compiti ed esami non sarà più così semplice. Sull’Intelligenza artificiale, i docenti iniziano a saperne più dei loro alunni, grazie a progetti come quello promosso dall’Università Luiss di Roma, che ha formato 80 docenti dei licei romani sui rischi e le opportunità dell’Ai. Per quattro giorni, i professori sono tornati tra i banchi per confrontarsi con gli esperti dell’ateneo su come distinguere gli elaborati prodotti dalle macchine e quelli realizzati dai loro alunni. Ma non solo. Imparando a conoscere i meccanismi che regolano l’Ai, i docenti hanno anche ampliato le loro metodologie didattiche e sperimentato nuove forme di insegnamento. E se è vero che ChatGpt - il chatbot sviluppato da OpenAI - è già il compagno di studi preferito dai giovani, a breve potrebbe diventare l’assistente ideale anche per i docenti.

IL CORSO

Partito a gennaio, il progetto ‘A scuola di Intelligenza Artificiale’ si è concluso pochi giorni fa dopo un ciclo di incontri sugli aspetti etici, didattici e legali dell’Intelligenza artificiale.

Ad assistere alle lezioni, docenti dei licei romani Avogadro, Giulio Cesare, Lucrezio Caro, Righi e Visconti.

STUDIARE CON CHATGPT

«Quando si parla di tecnologia non si può pensare di alzare un muro e lasciarla fuori dalle aule. Gli studenti la utilizzano. Tanto vale conoscere questi strumenti per non farsi ingannare dagli alunni e sfruttarli per l’insegnamento», spiega Anna De Santo, docente del Giulio Cesare di Roma che ha partecipato a corso Luiss. Grazie ai traduttori simultanei, infatti, ormai per gli studenti svolgere versioni di greco e latino, scrivere testi di italiano o compiti in inglese, è diventato semplicissimo. «Gli studenti sanno utilizzare ChatGpt già dal primo anno di scuola superiore. Ma grazie al confronto in classe noi docenti riusciamo a capire se quel testo è stato sviluppato dal ragazzo o da una macchina. La relazione con gli studenti ci aiuta», aggiunge la docente.

Secondo Irene Di Deo, ricercatrice dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, lo stile e il vocabolario di un testo possono essere, infatti, un primo strumento per individuare la ‘mano’ di ChatGpt. «La macchina utilizza un linguaggio diverso da quello di uno studente del liceo - commenta l’esperta - e poi un testo scritto dall’Ai può essere anche ripetitivo e prolisso, con poche subordinate e frasi molto semplici. ChatGp risponde bene a domande aperte e semplici, ma quando si va nel dettaglio, con avvenimenti e date specifiche, l’algoritmo può fare errori. Anche un saggio breve potrebbe non essere soddisfacente, perchè l’algoritmo elabora dei dati, ma non prende posizioni, non ha opinioni». Per i professori, quindi, la vera sfida non sarà legata alla capacità di riconoscere o meno un testo prodotto con l’aiuto dell’Ai, che diventerà sempre più difficile, quanto cambiare il metodo di valutazione. Abbandonando prove basate sulle nozioni e dando priorità a esami che mettano al centro il ragionamento e la creatività. Che l’intelligenza artificiale non può (ancora) simulare.

PER I DOCENTI

Per i docenti, invece, l’intelligenza artificiale può diventare un’alleata preziosa per creare quiz, sottoporre domande agli alunni, e creare immagini, grafici e slide da presentare in classe. Nel Vademecum consegnato ai docenti che hanno partecipato al corso, gli esperti individuano anche la possibilità di personalizzare l’apprendimento in base alle esigenze specifiche degli studenti. I docenti potranno utilizzare l’Intelligenza artificiale anche per pianificare le lezioni, correggere i compiti degli alunni e generare domande e attività che possano incoraggiare la partecipazione attiva degli alunni in classe.

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