Nuova Zelanda-Lions: 15-15 nel test match decisivo, serie pareggiata, c'è rugby nel mondo oltre gli All Blacks

Nuova Zelanda-Lions: 15-15 nel test match decisivo, serie pareggiata, c'è rugby nel mondo oltre gli All Blacks
di Paolo Ricci Bitti
7 Minuti di Lettura
Sabato 8 Luglio 2017, 10:12 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 19:05
C'è rugby nel mondo oltre gli All Blacks: all'Eden Park di Auckland, dove la Nuova Zelanda non perde dal 1994 e da 40 test match consecutivi, i Lions pareggiano 15-15 con i “tutti neri” nel terzo e ultimo e decisivo confronto che avrebbe dovuto stabilire il vincitore della serie guardata trattenendo il respiro in tutte le province del rugby, quelle dell'ex impero britannico su cui non tramonta mai il sole. Invece non c'è stato alcun vincitore, se non il rugby stesso che ha sfornato un match di intensità fenomenale con il punteggio in bilico fino alla sirena. Un capolavoro di passione, innanzitutto.

Per quanto l'asso irlandese Willie John McBride dicesse che un pareggio in questo sport è come "un bacio in bocca a tua sorella", questo equilibrato risultato composito (primo test agli All Blacks 30-15, secondo ai Lions 21-24 e terzo appunto 15-15) è quello che serviva al mondo del rugby (sì, neozelandesi tre volte campioni del mondo compresi) per non fossilizzare del tutto gerarchie rattrappite nei decenni.

Dal 1978 a oggi le otto squadre più forti del mondo sono sempre le stesse e una vittoria (che era annunciatissima anche dai bookmaker, persino schiacciante) degli All Blacks contro la selezione dei migliori giocatori britannici avrebbe congelato la sensazione che il dominio dei giganti di Steve Hansen non è nemmeno un po' in discussione.
E' vero che per non perdere dagli All Blacks, per di più in versione alquanto ringiovanita e con persino due debuttanti, serve la somma di quattro potenze dell'emisfero nord, che sono persino quelle che il rugby l'hanno inventato e poi insegnato agli stessi sudditi della remota colonia agli antipodi, ma almeno si è vista una squadra presunta imbattibile che invece sotto pressione ha almeno qualche raro gene di umanità nel Dna.

Forse il ko finale degli All Blacks, considerate le premesse, sarebbe stato pure eccessivo, ma certo i musi più lunghi in campo alla fine erano quello neozelandesi, amareggiati anche dal fatto di non poter condividere il previstissimo successo con gli amici velisti della Coppa America tornata nel mare di Tasmania.

Nell'inedito pareggio della serie che contava finora 10 vittorie a una per gli All Blacks, poi, ci sono tanti di quegli aspetti, oggi definibili "vintage", che ai rugbysti piacciono un sacco, soprattutto per marcare con non celato snobismo la distanza con gli altri sport. La partita di Auckland (culmine della serie) per gli "altri sport" era rubricabile come "un'amichevole" (estiva per noi, invernale laggiù) con in palio solo l'onore, che nel rugby in realtà continua a valere sempre tutto. In realtà vale anche il decimo di punto di pil che il tour dei Lions ha generato in un paese di 4 milioni e mezzo di abitanti creando un indotto favoloso di 160 milioni di euro basato su biglietti (10 match in sei settimane), diritti tv, sponsor, turismo, merchandising.

Con grande eleganza un giornalista kiwi ha scritto: "Letteralmente i Lions cacano soldi", guagnandosi l'immediata citazione alla lettera da parte dei colleghi britannici (dal Times in giù). Come business, audience e pathos questa serie e il suo epilettico epilogo valevano insomma la finale di una coppa del mondo. Eppure nessuno ha pensato, di fronte a questa cascata d'oro, di introdurre diavolerie moderne come i tempi supplementari o altri espedienti per stabilire un vincitore e uno solo, come accade ad esempio alla coppa del mondo istituita in verità solo dal 1987, mentre i Lions affondano le loro radici fino al 1880.

I British and Irish Lions sono  la fantastica perpetuazione del rugby ottocentesco dei pionieri che raggruppa i migliori giocatori di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda ogni quattro anni in visita a rotazione alle potenze dell'emisfero australe  Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda: con gli All Blacks dal 1905 in poi sono stati regolarmente mazzolati nell'isola dalla lunga nuvola bianca ad eccezione del lontano tour 1971, divenuto un evento da raccontare ai bambini davanti al fuoco. L'ultima volta qui, nel 2005, furono 3 pesantissimi ko su 3 match per i Lions nonostante la guida di sir Woodward, ct dell'Inghilterra campione del mondo.

E' così che può apparire bizzarra la foto finale di questo tour combattuto fino all'ultimo respiro con i due capitani, Kieran Read in nero e Sam Warburton in rosso,  che sorridono (un pelo forzatamente, eh) alzando insieme la coppa cesellata apposta per questa sfida (altro orpello di cui non si sentiva la mancanza).  
 
Intanto i British & Irish Lions, ovvero i migliori giocatori di Inghilterra, Galles, Irlanda e Scozia (nessun kilt oggi coinvolto, tuttavia) continuano a non vincere una serie nell'isola della lunga nuvola bianca dal 1971 mentre resta intatta la percentuale di vittorie della Nuova Zelanda che dall'avvento del professionismo (1995) è pari al 91%: in nessun altro sport c'è una squadra che vince tanto.

L'evolvere del punteggio

7' meta Laumape trasforma Bauden Barrett
All Blacks - Lions  7-0

20' calcio piazzato Farrell
All Blacks - Lions 7-3

32' calcio piazzato Farrell
All Blacks - Lions 7 -6

36' meta Jordie Barrett trasforma Bauden Barrett
All Blacks - Lions 12-6

41' calcio piazzato Daly  (da 55 metri, sulla sinistra dentro la metà campo Lions!)
All Blacks - Lions 12-9 

56' cartellino giallo a Kaino (NZ)

60' calcio piazzato Farrell
All Blacks - Lions 12-12

67' calcio piazzato Bauden Barrett
All Blacks - Lions 15-12

77' calcio piazzato Farrell
All Blacks - Lions 15-15


L'avvio
Un'haka Kapa o Pango da far tremare entrambe le isole neozelandesi e poi gli All Blacks che giocano a velocità supersonica infischiandosene di una ridda di errori di handling non da loro, ma mettendo in affanno i Lions nonostante una difesa impressionante per durezza e organizzazione. L'azzardo di Steve Hansen di schierare fra i trequarti i quasi debuttanti Jordie Barrett e Laumape paga alla grande perché la verve della linea "leggera" (si fa per dire) neozelandese tracima da ogni parte del campo con manovre che sembrano effettuate senza avvertire la micidiale pressione che tutto il paese e la sua scintillante storia ovale hanno messo sulle spalle di questi atleti.


Errori che fanno a pezzi l'ortodossia ovale a cui ci hanno abituato da sempre gli All Blacks, ma che non rallentano la marea nera che riprende a coprire il prato senza un'attimo di sosta davanti a oltre 25mila fedeli dei Lions che hanno risparmiato una vita per passare sei settimane all'altro capo del mondo con i loro campioni (il pacchetto più economico per il tour completo costava 18mila euro). Lo stadio Paradiso (Eden Park, paradiso solo per i neozelandesi), va ricordato, ospita "solo" 50mila spettatori e per almeno altri 10mila tifosi britannici in trasferta non è stato possibile accomodarsi in tribuna. Fa lo stesso, si sono guardati la partita nei pub di Auckland dividendo i giri di birra con i tifosi locali.

Allora si raccontano due mete contro due calci piazzati di Farrell nel primo tempo: ovvero 12-6 per la Nuova Zelanda quando si arriva al the con la sensazione che per i Lions sarà durissima tornare a galla. Micidiale il tap in di Jordie Barrett su calcio del fratello Bauden che manda in meta Laumape (toh, i due novellini) al 14', da rabbrividere per la velocità di esecuzione l'apertura al largo che fa volare oltre la linea bianca Jordie Barrett al 36'. 

La ripresa
Invece si parte subito con un penalty da "grande Berta" di Daly da 55 metri che riporta sotto i Lions che per di più di lì a pochi minuti vanno in superiorità numerica grazie al giallo sventolato sotto il naso di Kaino che ha tramortito, involontariamente, Alun Wyn Jones. Britannici scatenati, vedono la porta della Gloria a un passo. Farrell resta implacabile dalla piazzola (alla fine farà 100% mentre Bauden si ferma a un pietoso 50%) e pareggia. Come fa anche a tre minuti dalla fine dopo che gli All Blacks si erano portati di nuovo in avanti con un penalty. Insomma, dopo quasi tre match, dopo tre atti di una risorgimentale opera lirica, i due colossi erano ancora alla pari, nessuno in grado di sferrare il colpo del ko. Che meraviglia. Negli ultimi secondi l'arbitro francese Poite, sin qui più che discreto, stava per gettare tutto all'aria concendo un calcio di punizione alla  Nuova Zelanda, ma, sia pure forzando il regolamento sull'uso della moviola con una mossa che farà discutere, è arrivato alla decisione giusta. Niente calcio di punizione, ma solo una mischia per i tutti neri che poi non sono riusciti a concretizzare l'ultimo possesso. Giusto così. 

Citazione finale per il ct neozelandese dei Lions, Warren Gatland, fra i candidati a guidare gli All Blacks dal 2019, che alla conferenza stampa si è presentato, per qualche istante, con il naso a pallina rosso dei pagliacci. Ovvero come l'avevano ritratto i media kiwi dopo la prima batosta. Altro che buffone, Gatland, che ha ricordato come alla vigilia del tour i Lions fossero ampiamente destinati a fare la fine degli agnelli. Non ha vinto, come nessuno si aspettava, ma non ha nemmeno perso, come tutti si aspettavano, e ha dimostrato come mettere parecchio in difficoltà gli invincibili All Blacks.  

 

Nuova Zelanda: 15 Jordie Barrett, 14 Israel Dagg, 13 Anton Lienert-Brown, 12 Ngani Laumape, 11 Julian Savea, 10 Beauden Barrett, 9 Aaron Smith, 8 Kieran Read (c), 7 Sam Cane, 6 Jerome Kaino, 5 Samuel Whitelock, 4 Brodie Retallick, 3 Owen Franks, 2 Codie Taylor, 1 Joe Moody
A disposizione: 16 Nathan Harris, 17 Wyatt Crockett, 18 Charlie Faumuina, 19 Scott Barrett, 20 Ardie Savea, 21 TJ Perenara, 22 Aaron Cruden, 23 Malakai Fekitoa
Allenatore: Steven Hansen
British & Irish Lions: 15 Liam Williams, 14 Anthony Watson, 13 Jonathan Davies, 12 Owen Farrell, 11 Elliot Daly, 10 Johnny Sexton, 9 Conor Murray, 8 Taulupe Faletau, 7 Sean O’Brien, 6 Sam Warburton (c), 5 Alun Wyn Jones, 4 Maro Itoje, 3 Tadhg Furlong, 2 Jamie George, 1 Mako Vunipola
A disposizione: 16 Ken Owens, 17 Jack McGrath, 18 Kyle Sinckler, 19 Courtney Lawes, 20 CJ Stander, 21 Rhys Webb, 22 Ben Te’o, 23 Jack Nowell
Allenatore: Warren Gatland

Arbitro: Romain Poite (Francia
Tmo: George Ayoub (Australia)
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