La nuova Italia: il bello dei debuttanti mica tanto allo sbaraglio

Gega e Lovotti (Foto di Pino Fama)
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 8 Febbraio 2016, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 18:19
dal nostro inviato
PARIGI Un duello durissimo «che dalle tribune non si capisce: è roba da intenditori», come recita Marco Paolini nel monologo “Aprile 74e5”. Una questione fra piloni, nell'inferno della prima linea: da una parte Rabah Slimani, 26 anni, 113 kg, da tre stagioni titolare per i bleus e campione di Francia con lo Stade Francais. Dall'altra Andrea Lovotti, stessa età, 111 kg, delle Zebre di Parma e anche lui scudettato, nel 2014 il Calvisano. Il problema è che Slimani, prima di Francia-Italia l'altro ieri, aveva già giocato, quasi sempre titolare, 21 volte in nazionale brillando particolarmente ai Mondiali, mentre “Lovo” era fra i sei debuttanti lanciati nell'arena dal ct Jacques Brunel. Sì, il pilone piacentino ha seguito la canonica trafila composta da accademia, Eccellenza, franchigia e nazionali giovanili ed emergenti, ma poi il Sei Nazioni è un altro pianeta.



TRUCCHI
E in effetti dalla tribuna abbiamo temuto il peggio: due mischie e due calci di punizione contro il nostro esordiente che “crollava” a terra quando l'arbitro dava il segnale che scatena fra i “pacchetti” spinte contrapposte da due tonnellate. Poi però, dalla terza mischia, Lovotti non solo non è più finito col muso nell'erba, ma è stato Slimani a passare un brutto pomeriggio. Che cosa era cambiato? Semplicemente che è stato fatto notare all'arbitro Doyle che Slimani ritardava l'ingaggio e poi armeggiava col braccio destro per tirare giù il rivale. Una marchiana scorrettezza. E senza trucchi sleali il veterano francese ha dovuto fare i conti con il novellino italiano che per di più aveva a fianco un altro esordiente, il tallonatore Ornel Gega (origini albanesi, cresciuto in Italia), 25 anni, opposto a Guilhem Guirado, 29 anni, già 26 volte nazionale e stella del Tolone. Ah, è anche il nuovo capitano dei bleus.
«L'emozione dell'esordio - ha raccontato nel dopopartita Lovotti, strizzato nello smoking per il banchetto del terzo tempo - c'è stata, eccome: giocare davanti a oltre 60mila persone toglie il fiato, ma è passata subito dopo l'inno. Avevamo studiato con l'allenatore De Carli il loro modo di ingaggiare e siamo riusciti a reggere il confronto, anzi, ci siamo anche tolti qualche soddisfazione».
Soddisfazione condivisa soprattutto da Carlo Canna, il mediano di apertura che, no, non era un debuttante grazie ai suoi 7 caps (nessuno da titolare fino a sabato...): il poliziotto di 23 anni ha giocato bene non solo perché ha talento, ma perché ha avuto davanti una mischia avanzante, tonica, spesso dominante. Un paradiso per il regista che ha segnato 13 dei 21 punti azzurri.

811 MILA SPETTATORI
Mischia in palla, finalmente, per tutta la partita che ha inchiodato davanti a DMax e Deejay tv 811mila spettatori (+27% rispetto al 2015 per i canali di Discovery) per il 6% di share: l'ingresso nella ripresa dell'altro pilone esordiente, Matteo Zanusso, 22 anni, Benetton, non ha fatto cambiare lo spartito: «Mi sono divertito, è stato bello esordire insieme a tanti amici», ha detto il ragazzone del bar Borsa di San Donà.
Divertirsi e giocare bene invece di impappinarsi per l'emozione del debutto internazionale: il refrain vale anche fra i trequarti, ovvero per l'estremo David Odiete, 23 anni, del Mogliano e per l'ala padovana Mattia Bellini, 22 da oggi (auguri), persino derisi alla vigilia dall'ex ct dell'Italia, Berbizier: «Povera Italia, prenderà 30 punti con due giocatori semi dilettanti dell'Eccellenza». Macché “Berbize”: è finita 23-21 e i bleus hanno tremato con David e Mattia che hanno ripagato in pieno la fiducia del ct, come ha fatto del resto anche il sesto debuttante Andries Van Schalkwyk, seconda linea entrata nel finale. Ma lui ha 29 anni e le spalle larghe di tutti gli equiparati sudafricani: l'emozione non fa parte del loro Dna ovale.
Adesso, con l'Inghilterra in arrivo, il difficile sarà confermarsi, ma davvero il rinnovamento dei ranghi azzurri non pare più così cupo. Anche perché ieri fra gli azzurri, sopravvissuti alla grande al debutto annunciato con toni funerei, è cresciuta in realtà una solenne e salutare arrabbiatura: a Parigi si poteva e si doveva vincere.
 
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