LIMERICK
O'Shea non potrebbe essere più irlandese a cominciare dal cognome che riporta alle radici familiari a Limerick (Luimneach, in gaelico), la città anche del padre Jerome, leggenda nazionale di quel gioco durissimo e fulmineo che è il football gaelico. Una città che ha prestato il nome non solo a struggenti ballate ma persino alla letteratura per indicare una breve poesia assai rigorosa in fatto di metrica ma dal senso sfacciatamente umoristico. Insomma, rigore per strappare un sorriso come quelli contagiosi che trasmette questo ex nazionale d'Irlanda negli anni 90 per convincerci, anche dopo batoste come quelle di domenica scorsa contro Galles, che servirà sì un po' di tempo per plasmarli come intende lui, ma che la nazionale azzurra ha i mezzi per rivaleggiare con ogni potenza di Ovalia. Vedi trionfo con il Sud Africa.
«Figuriamoci se non sono emozionato all'idea di giocare contro l'Irlanda ha detto ieri E' la mia patria, il paese della mia famiglia. Ne sono orgoglioso, di queste radici, ma adesso il mio pensiero è unicamente l'Italia e il lavoro che dobbiamo fare per migliorare tecnicamente e mentalmente». Intanto, allora, per aggiungere esperienza e peso, il ct presenta titolari Ghiraldini e Van Schalkwyk nel pack in cui torna che bellezza - placcatutto Favaro. Poi si punta sulla freschezza di Esposito all'ala. O'Shea poi conferma la cabina di regia con Gori e Canna.
CABINA DI REGIA
Il primo avrà di fronte il miglior mediano di mischia del momento (Murray) mentre il secondo si specchierà in Jackson, che giocherà alla morte per dimostrare che può valere l'incommensurabile Sexton, ancora acciaccato. Compito al limite dell'impossibile. A ogni modo questa Irlanda («Una montagna», per O'Shea) è 4a nel ranking mondiale, esattamente 9 gradini più in alto dell'Italia e l'anno scorso ha battuto gli imbattibili All Blacks, l'Australia e (due volte) gli Springboks. Un tris che a un'europea non riusciva dal 2003 (Inghilterra). Meglio ricordarlo perché sennò ci si ferma al ko a sorpresa rimediato dai verdi sabato scorso a Murrayfield per merito di una grande Scozia. E di un po' di iniziale supponenza che non sarà di certo riservata agli azzurri del loro amico Conor O'Shea.
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