Rugby, l'Italia reagisce tardi: il Giappone
vince per la prima volta (26-23)

Mauro Bergamasco
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 21 Giugno 2014, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 15:12
Alba tragica, non cambia lo scenario del rugby italico che continua a seminare disastri nell'oceano Pacifico. Stritolati dalla paura di perdere ancora (la partita e soprattutto la faccia, dopo otto ko consecuitivi compresi gli ultimi con Fiji e Samoa) gli azzurri balbettano di nuovo l'Abc del rugby e non riescono a venire a capo del Giappone che con il 26-23 di Tokio per la prima volta conquista lo scalpo degli italiani dopo cinque tentativi. Con toni pacati il ct Eddie Jones ha comunque detto che si tratta di un giorno storico per il rugby giapponese che ha dominato la mischia dell'Italia, attualmente una ex, molto ex grande di questa fase del gioco.



NERVI

Un match, quello degli azzurri, sacrificato sul piano dei nervi, perché, per quanto in progresso, i nipponici ancora non valgono tecnicamente l'Italia, quella che si è vista però solo negli ultimi dieci minuti quando finalemente le forze fresche azzurre hanno alzato il ritmo.



Di errore in errore (di handling, di posizionamento, di scelte tattiche) abbiamo messo sui piedi di Goromaru una montagna di punti che l'estremo ha trasformato nonostante quegli orrendi copridita di gomma nera da impiegato delle poste. Da travet prossimi alla pensione sono stati invece i passaggi degli azzurri, maledettamente imprecisi, con quel pallone che schizzava via dalle mani a ogni contatto. Inutile costruire solo con i mattoni se poi non si ha nemmeno un po' di cemento. Si tira su solo una casa di frustrazione.



INFERIORITA' NUMERICA

Subiamo punti persino in superiorità numerica dal 18' al 28' quando riposa in panca per il gialla l'ala Yamada giapponese che ha causato la più banale delle mete tecniche. E, peggio, i giapponesi, chiedono mischie invece di cercare i pali irridendo quello che dovrebbe essere il punto di forza dell'Italia.



Il primo tempo si chiude sul 13-13 pari, ma non si sa davvero che cosa pensare perché gli azzurri sembrano stanchi, indecisi, poco convinti. Hanno subito preso una meta, poi hanno ricucito, ma con enorme fatica e una sequela di errori imbarazzanti: se non sono capaci di managgiare la palla ali con Sarto e Venditti, o centri come Campagnaro, o terze linee di solito abilissime come Furno, come infilare punti nel tabellone? E peccato che il centro Masi sia stato costretto a gettare la spugna poco prima del match costringendo Brunel a inserire Garcia. Resta allora solo il piede di Orquera che è sì preciso, ma che non potrò mai bastare.



SVEGLIA

Nella ripresa nessuna sveglia e ci si spazientisce perché è chiaro che prima linea, terze e mediani vanno cambiati. E invece il ct Brunel attende troppo e quando i rinforzi arrivano sul campo è troppo tardi perché nel frattempo il Giappone ha scavato una trincea di 10 punti con la meta di Sa'u. Con i debuttanti o quasi Chistolini, Manicim, Andrea De Marchi, Fuser, Palazzani, la musica finalmente cambia ma ormai è tardissimo per salvare la partita e la faccia: un incredibile off load di Venditti (incredibile per le frittate che aveva cucinato fino a quel punto) manda in meta Barbieri a 4 minuti dalle fine dopo dieci minuti di fuoco azzurro con buone progessioni delle maul e consistenti conquiste di campo. Ma 4 minuti (sul 26-23) non possono bastare per salvare un tour estivo catastrofico da cui il commissario tecnico torna con poche certezze in vista dei test match di novembre (Argentina, Sud Africa e Samoa, figuriamoci), del prossimo Sei Nazioni (Scozia in trasferta) e, soprattutto, del Mondiali dell'ottobre 2015.



CRISI

Per quanto amaro sia il momento, vissuto in prima persona dal presidente Gavazzi che era volato a Tokio, adesso serve solo una cosa: lucidità. Il gruppo degli azzurri, compresi i veterani Parisse, Castrogiovanni, Canale e Gori, è già delineato perché altri talenti purtroppo non si vedono. E il ct Brunel, aiutato dalla Federazione, più che sulla tecnica deve lavorare sulla fiducia, anche in se stesso. Altre deviazioni della rotta davvero non sarvirebbero e basta avere un po' di memoria per ricordari altre cicli neri del rugby italiano da cui si è riusciti a emergere. Seguendo i principi base del rugby e non le frenesie di altri mondi.



LA CONFERMA DEL CT

Ecco allora che pochi minuti dopo il termine della partita arriva al nota della federazione. Dice il presidente Alfredo Gavazzi dallo stadio Prince Chichibu Memorial Stadium di Tokyo: "In un momento sicuramente non semplice per la Squadra Nazionale ritengo fondamentale garantire all'ambiente azzurro la tranquillità e la stabilità necessarie ad approcciare al meglio la prossima, fondamentale stagione che culminerà nella Rugby World Cup in Inghilterra. Per tale motivo voglio evitare ogni possibile strumentalizzazione e desidero ribadire come il Commissario Tecnico Brunel e tutto il suo staff godano della piena fiducia mia e del Consiglio Federale".



Marcatori. Giappone. 2 m. 5' Yamada 60' Sa'u, 4 c.p. 14' 22' 43' 48', 2 tr. Goromaru. Italia. 2 18' m.t. 76' Barbieri ; 3 c.p. 8' 35' 52', 1 tr. Orquera, 1 tr. Allan



Italia: McLean - Sarto, Campagnaro, Masi, Venditti – Orquera (75' , Tebaldi (63' Palazzani) - Barbieri, Bergamasco (61'Vosawai), Furno – Bortolami (68' Fuser) , Geldenhuys – Cittadini (60' Chistolini), Ghiraldini (67' Manici), Alberto De Marchi (60' Andrea De Marchi).

Giappone: Goromaru - Yamada, Sa'u, Tamura, Fukuoka - Tatekawa, Tanaka - Holani, Leitch, Ives - Thompson, Ito - Hakateyama, Horie, Mikami.

Arbitro: Peyper (Sud Africa)



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