Rugby, l'Italia sfida il Mito, il capitano Parisse: «Vogliamo stupirvi»

Rugby, l'Italia sfida il Mito, il capitano Parisse: «Vogliamo stupirvi»
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 12 Novembre 2016, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 18:18

ROMA Perbacco, solo 18 punti? Secondo siti inglesi che si rifanno agli allibratori e che sono di solito molto ma molto precisi, è questo lo scarto che alla vigilia è stato assegnato al test match di oggi alle 15 all'Olimpico con almeno 60mila fedeli (diretta DMax).
Scarto - va da sé - a favore dei campioni del mondo All Blacks sull'Italia che, lo sapete, la Nuova Zelanda non l'ha mai battuta e ben poche volte impensierita. Sarà perché i miti del rugby si presentano in versione ampiamente rinnovata (ben 12 cambi) dopo l'inatteso ko di sabato scorso contro l'Irlanda a Chicago: 40-29, non subivano 5 mete dal 2000. Sarà perché adesso gli azzurri sono allenati proprio da un irlandese, Conor O'Shea, che gode giustamente di ottime referenze nel rugby di alto livello. Epperò l'allenatore dei tutti neri Steve Hansen l'ha spiegato: «Nessuna epurazione, solo un normale turn over in un tour di fine stagione che serve anche a mettere in luce nuovi elementi».
Fa presto a parlare il ct neozelandese: per ogni ruolo può pescare a occhi chiusi in un gruppo inesauribile di talenti assoluti e solo in un reparto, a essere di palato fino, è un po' a secco. In seconda linea: uno dei titolari fissi, Retallick, riparte oggi dalla panchina, ma l'impressione è che queste molto eventuali carenze possano essere apprezzate solo da squadre meno distanti dai campioni rispetto agli azzurri.
AMERICA
E infatti O'Shea non è mai sceso nel dettaglio soppesando gli avversari: «Il ko a sorpresa degli All Blacks non ha cambiato di una virgola il nostro approccio al match. Abbiamo sempre continuato a pensare alla nostra partita. E poi credetemi, al rugby italiano non mancano tecnica e passione, anzi, serve solo più confidenza nei propri mezzi».
Già, dopo il tour nelle Americhe (due vittorie e una sconfitta) c'è un'enorme attesa per vedere come gli azzurri saranno messi in campo in questa prima volta di O'Shea in Italia.
«Di allenatori ne ho avuti tanti - ha detto ieri il capitano di lungo corso Parisse, 33 anni e oggi 120 caps (record azzurro) - in nazionale e nei club - ma Conor mi ha proprio stupito. E anche gli altri azzurri, dai veterani ai più giovani, ne sono affascinati. Non sto qui a rivelare, mi capirete, le strategie che ci ha insegnato per il match contro la Nuova Zelanda, che è sempre l'avversario più entusiasmante da affrontare, ma la sua capacità di analizzare al video e al camputer i match e gli avversari è qualcosa di estremamente coinvolgente. Ti viene chiesta partecipazione su ogni versante».
Musica per le orecchie di chi ha conosciuto l'età dell'oro del rugby azzurro, quando negli anni Ottanta il francese Georges Coste rivoluzionò la nazionale con la sua innovativa capacità di dissezionare il gioco servendosi - all'epoca - di videoregistratori e nastri consumati come panini in gita.
«E' chiaro - dice ancora Parisse - che l'Irlanda ci ha insegnato che anche i campioni del mondo possono avere fasi di appannamento, ma noi dovremo innanzitutto lottare su ogni pallone con lucida ferocia e per tutta la partita, anche grazie all'aiuto dell'Olimpico che, così pieno, offre sempre un carburante potente».
Il XV titolare voluto da O'Shea, e dai suoi assistenti Catt, Venter e De Carli, catapulta contro gli All Blacks il debuttante Giorgio Bronzini, 26 anni, in cabina di regia con l'apertura Canna.
Non è un rischio? A parte che anche Kirwan fece debuttare contro gli All Blacks lo stesso Parisse (che di anni ne aveva solo 18), O'Shea ha chiarito che la scelta del mediano di mischia del Benetton è dettata solo dallo stato di forma del giocatore, in palla dall'inizio della stagione al punto da essere preferito al veterano Gori.
SPARTITO
Adesso, con O'Shea, le franchigie Zebre e Treviso e la nazionale suonano finalmente lo stesso spartito e così è più facile distillare i migliori da un gruppo di giocatori che non è nemmeno paragonabile a quello degli All Blacks. Spazio allora, fra i titolari e la panchina, anche ai giovani Lovotti, Gega, Panico, Mbanda'
«Poi, in campo, ci pensiamo noi vecchi come me, Leo Ghiraldini e Favaro - chiude Parisse - a guidare questi ragazzi che rappresentano il futuro del rugby azzurro».
Gli altri test match di novembre (bigliettti Federugby.it): il 19 al Franchi di Firenze con il Sud Africa, il 26 all'Euganeo di Padova con Tonga.
Paolo Ricci Bitti
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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