Rugby, Italia al tappeto contro i colossi Springboks 6-35

Rugby, Italia al tappeto contro i colossi Springboks 6-35
di Paolo Ricci Bitti
8 Minuti di Lettura
Sabato 25 Novembre 2017, 04:12 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 07:31

dal nostro inviato
PADOVA
 Cinque mete contro tre calci, anzi solo due perché Canna ha sbagliato il terzo - facile facile - che prima del the avrebbe alleggerito solo un po' l'abisso fra squadre troppo sfalsate nei valori: il primo tempo all'Euganeo di Padova nebbioso e uggioso finisce insomma 6-21, mentre nella ripresa sotto la pioggia gelida la ferita si allarga fino al 6-35, con la temuta e prevedibile conferma che il clamoroso successo azzurro dell'anno scorso a Firenze sia effettivamente un exploit irripetibile per chissà quanto tempo.

Gli azzurri sbuffano, lottano, aggrediscono, sono anche ordinati e logici nelle trame, ma poi di mete non se ne vedono, mentre i due volte campioni del mondo sono tremendamente duri e concreti: efficaci senza mai un intoppo. E ogni volta che, nonostante i titanici sforzi azzurri, si avvicinano ai pali, portano a casa il premio più pesante: mete al 14', al 23' e al 33', tutte trasformate da Pollard. E poi ancora, nella ripresa, al 44' e al 75', con il punteggio che avanza di 7 in 7, il valore di una meta trasformata, con gli Springboks che hanno sempre rinunciato a cercare i pali con i penalty. Beati loro, non ne avevano proprio bisogno.

E quando incassi la tabellina del 7 vuol dire che non hai alcuna risorsa per fronteggiare i rivali.
I 23.500 fedeli in tribuna urlano "Italia Italia", gli azzurri ogni volta ripartono con le migliore intenzioni, ma al più raggranellano punizioni. E' come vedere un'auto che avanza ai 50 kmh in gara con un'altra che sfreccia ai 100. 

Emblematica la parte centrale della ripresa, qualcosa come quasi 30 minuti durante i quali, sepolti nel punteggio 6-28, gli azzurri hanno attaccato a ondate di cui si è perso il conto. A parte un "buco" di Castello, comunque tamponato dai Boks, gli azzurri non hanno mai sfondato. Un "passamano" sterile, senza idee, senza efficacia, telefonato. Siamo stati in grado, persino, di perdere terreno con la palla in mano, perché i difensori sudafricani sono di un'altra categoria. Tanto orgoglio, altrettanta generosità, un Parisse instancabile, un Licata (ventenne al secondo cap) sempre all'arrembaggio (merita un 7 che luccica nel grigiore generale, ma davvero bisogna che il ct O'Shea e l'assistente Catt si inventino qualcosa per variare i temi e per mettere almeno qualche dubbio agli avversari. Fisicamente gli azzurri ci sono, e fino alla fine, ma è una piccola consolazione, anche perché, rispetto all'Argentina e alle Fiji, la mischia e la touche non sono state così dominanti come pure era lecito attendersi.
Il bilancio dei tre test match autunnali, illuminati solo dalla vittoria sulle Fiji, va così scritto in rosso e sottolineato.

Crédit Agricole Cariparma - Test match, stadio Euganeo

Italia- Sud Africa 6-35 (p.t. 6-21)

I marcatori
10' 3-0 c.p. Canna
14' 3-7 meta Louw tr. Pollard
19' 6-7 c.p. Canna
23' 6-14 meta Mbonambi tr. Pollard
33' 6-21 meta Venter tr. Pollard
(primo tempo)

44' 6-28 meta Mbonambi tr. Pollard
74' 6-35 meta Mostert tr Jantjies

Italia: 15 Jayden Hayward, 14 Angelo Esposito, 13 Tommaso Boni, 12 Tommaso Castello, 11 Mattia Bellini, 10 Carlo Canna, 9 Marcello Violi, 8 Sergio Parisse (cap.), 7 Abraham Steyn, 6 Giovanni Licata, 5 Dean Budd, 4 Marco Fuser, 3 Simone Ferrari, 2 Luca Bigi, 1 Andrea Lovotti
A disp. 16 Leonardo Ghiraldini, 17 Federico Zani, 18 Tiziano Pasquali, 19 Francesco Minto, 20 Renato Giammarioli, 21 Edoardo Gori, 22 Ian Mckinley, 23 Matteo Minozzi
All. Conor O’Shea

Sud Africa: 15 Andries Coetzee, 14 Dillyn Leyds, 13 Jesse Kriel, 12 Francois Venter, 11 Courtnall Skosan, 10 Handré Pollard, 9 Ross Cronje, 8 Duane Vermeulen, 7 Pieter-Steph du Toit, 6 Francois Louw, 5 Lood de Jager, 4 Eben Etzebeth (cap.), 3 Wilco Louw, 2 Bongi Mbonambi, 1 Tendai Mtawarira
A disp. 16 Chiliboy Ralepelle, 17 Steven Kitshoff, 18 Trevor Nyakane, 19 Franco Mostert, 20 Dan du Preez, 21 Rudy Paige, 22 Elton Jantjies, 23 Warrick Gelant
All. Allister Coetzee

Arbitro: Romain Poite (Francia)
Tmo: Eric Gauzins (Francia)


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La presentazione

PADOVA A un anno dall’exploit di Firenze, quando i bicampioni del mondo sudafricani con fragorosa sorpresa caddero ai piedi di Parisse e O’Shea, oggi al piovigginoso Euganeo di Padova al completo va in onda la vendetta degli Springboks per il terzo e ultimo test match autunnale degli azzurrri. Vendetta è ciò che si aspettano tutti, a iniziare dagli allibratori che pure prevedono per l’Italia un ko di misura (appena 4 punti, una sorta di complimento per la 13a nazionale del ranking che ospita la 5a) . E’ che appunto quello del 2016 restò un exploit seguito da una catena di sconfitte interrotta solo dalla vittoria con le Fiji a Catania due settimane fa. Poi di nuovo al tappeto con l’Argentina a Firenze sabato scorso, a dimostrare che gli evidenti progressi del ringiovanito XV di O’Shea ancora non bastano.

“Se restiamo concentrati e uniti per tutto il match possiamo tenere testa a questi formidabili avversari. Non ci consideriamo di certo battuti in partenza” tuona tuttavia il capitano Parisse dall’alto delle sue – da oggi - 130 partite in azzurro. Proclama pugnace che fa brillare gli occhi al ventenne Giovanni Licata, siciliano nato e cresciuto in un contesto lontano, non solo geograficamente, da quello ovale doc da cui spuntò in azzurro con un anno di anticipo il padovano Mauro Bergamasco nel 1998, anch’egli flanker.

Non è per dare ulteriori responsabilità al giovane, lanciato fra i titolari già al secondo cap dal ct O’Shea, che citiamo uno dei totem più potenti della storia della nazionale, ma per esaltarne la coraggiosa sfrontatezza e l’orgoglio che ha mostrato sin qui, al primo respiro di una carriera internazionale potenzialmente eccezionale.

Per il resto il tecnico azzurro ha sostituito lo spento Sarto all’ala con Esposito ed è pronto a far debuttare un’altra terza linea imberbe, il fulminante Roberto Giammarioli. L’intelaiatura del XV e della panchina resta insomma confermata rispetto ai primi due test, con la cabina di regia affidata alla verve di Violi e Canna e il veterano padovano Ghiraldini pronto a entrare nella ripresa per dare ossigeno a una prima linea Lovitti-Bigi-Ferrari che sta facendo scintille a dispetto dell’inesperienza. Avanti di marca trevigiana e trequarti in gran parte zebrati, per affinare ancora l’intesa e sfruttare quella tenuta atletica che migliora di match in match, come voluto dal ct che in settimana ha detto di essere ancora concentrato sulla prestazione più che sul risultato. Un po’ scontato, ma saggio quando ci si deve mettere di traverso a Puma e Springboks: non è agevole né dolce da assimilare, ma in questa lunga strada verso la qualità del gioco e il rispetto da parte dei rivali (altro obiettivo di O’Shea) andrà soppesato lo scarto fra azzurri e sudafricani dopo questi 80 minuti. E magari essere sbugiardati come Firenze l’anno scorso.

Contro cotanti avversari gli azzurri oggi possono di nuovo giocare di rimessa, ché di possesso ne avranno meno delle prime due partite, e non è detto che ciò sia un guaio se si saprà tenere registrata la difesa. Pioggia e prato bagnato potrebbero poi spegnere almeno un po’ le polveri ai Boks, reduci da una vittoria di un – soffertissimo – punto a Parigi dopo aver preso una storica bastonata dall’Irlanda.

Come non dicono di sicuro a Pretoria, il ct sudafricano Coetzee potrebbe non arrivare il panettone anche se oggi incasserà un’altra vittoria. Troppo discontinuo il percorso del Sud Africa, che continua a restare giù da quel podio del ranking che ha sempre occupato con sicurezza.

Così gli avversari dei sudafricani, All Blacks a parte, se riescono a fronteggiare l’urto di tank come Etzebet e Mtawarira (detto The Beast, la Bestia senza che lui se ne offenda minamamente), puntano a instillare il virus del dubbio in una nazionale in crisi di identità. In meno di una generazione, la squadra simbolo per un secolo soprattutto del potere bianco afrikaaner (due milioni e mezzo di boeri) e, come meno enfasi, di altri due milioni di bianchi anglosassoni, sta cercando di rappresentare e di entusiasmare anche gli altri 45 milioni di sudafricani neri e meticci provenienti da almeno 11 etnie.

La nazione arcobaleno, dopo il lampo abbagliante dei mondiali 1995 vinti con la benedizione di Mandela, stenta ancora non solo nello sport e la forzatura di introdurre le quote per fare posto in squadra e al timone anche a neri e meticci richiederà ancora tempo. Alla coppa del mondo 2019 in Giappone i non bianchi nel XV titolare dovrebbero essere addirittura la metà (oggi sono 4), un obiettivo che pare distante e che comunque potrebbe ulteriormente indebolire quei pilastri del gioco degli Springboks (a iniziare dallo strapotere fisico al limite dell’intimidazione e dal rigore nel gioco tattico con vasto utilizzo del piede) che per lunghe ere li hanno resi più forti degli arcirivali neozelandesi.

Riecheggiano lontane le parole scritte nel 1976 dal sudafricano futuro premio Nobel per la Letteratura John Maxwell Coetzee, fra i grandi oppositori dell’apartheid: “In Sud Africa l’impatto politico del rugby è stato enorme dagli inizi del Novecento fino agli anni Sessanta, anni in cui divenne lo strumento che permise all’afrikaaner economicamente svantaggiato di affermarsi come per magia sull’inglese. La struttura piramidale del rugby (club, provincia, nazione) costituiva inoltre un modello – come molti politici compresero – dell’unità politica bianca”.

Crédit Agricole Cariparma Test match
Italia-Sud Africa – Padova – Stadio Euganeo

Calcio d’inizio alle 15 (Dmax dalle 14.15)

Italia: 15 Jayden Hayward, 14 Angelo Esposito, 13 Tommaso Boni, 12 Tommaso Castello, 11 Mattia Bellini, 10 Carlo Canna, 9 Marcello Violi, 8 Sergio Parisse (cap.), 7 Abraham Steyn, 6 Giovanni Licata, 5 Dean Budd, 4 Marco Fuser, 3 Simone Ferrari, 2 Luca Bigi, 1 Andrea Lovotti
A disp. 16 Leonardo Ghiraldini, 17 Federico Zani, 18 Tiziano Pasquali, 19 Francesco Minto, 20 Renato Giammarioli, 21 Edoardo Gori, 22 Ian Mckinley, 23 Matteo Minozzi
All. Conor O’Shea

Sud Africa: 15 Andries Coetzee, 14 Dillyn Leyds, 13 Jesse Kriel, 12 Francois Venter, 11 Courtnall Skosan, 10 Handré Pollard, 9 Ross Cronje, 8 Duane Vermeulen, 7 Pieter-Steph du Toit, 6 Francois Louw, 5 Lood de Jager, 4 Eben Etzebeth (cap.), 3 Wilco Louw, 2 Bongi Mbonambi, 1 Tendai Mtawarira
A disp. 16 Chiliboy Ralepelle, 17 Steven Kitshoff, 18 Trevor Nyakane, 19 Franco Mostert, 20 Dan du Preez, 21 Rudy Paige, 22 Elton Jantjies, 23 Warrick Gelant
All. Allister Coetzee

Arbitro: Romain Poite (Francia)
Tmo: Eric Gauzins (Francia)

 

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