Rugby, l'emozione di battere per la prima volta i campioni del mondo del Sud Africa: il docufilm degli azzurri nella Storia

Rugby, l'emozione di battere per la prima volta i campioni del mondo del Sud Africa: il docufilm degli azzurri nella Storia
di Paolo Ricci Bitti
5 Minuti di Lettura
Martedì 10 Gennaio 2017, 22:43 - Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 10:28

Calavano le prime ombre della sera a Firenze quel sabato 19 novembre 2016 quando gli azzurri entrarono nella Storia battendo per la prima volta il Sud Africa due volte campione del mondo. Quello che non doveva accadere era accaduto. E chi c'era, innamorato del rugby alle prime armi o pelle come il cuoio per averne viste tante e quasi sempre senza poter alzare il pugno, non dimenticherà mai la luce brillante di quel tramonto. A quell'impresa è stato adesso dedicato un documentario breve (27 minuti), ma davvero intenso anche perché la Federazione italiana ha messo a disposizione di Engage Sports Media e World Rugby riprese da "dietro le quinte" che raramente - com'è gisto che sia - vengono diffuse.

Una scelta illuminata, anche in vista dell'imminente Sei Nazioni: il successo al Franchi di Firenze (20-18), dove presto appenderanno adeguata targa marmorea, ha un valore storico senza uguali per l'intero movimento ovale mondiale (gli sfavoriti che battono gli assi) e la "costruzione" di quel match, che comprende anche la dolorosa tappa all'Olimpico con gli azzurri travolti dagli All Blacks, è un capolavoro che illustra il metodo e l'approccio importati dal nuovo ct Conor O'Shea e dallo staff che l'irlandese ha voluto con sé per realizzare un progetto a lunga scadenza per tutto il rugby italiano.

Nel documentario c'è quindi spazio per i campioni assoluti come il navigato capitano Sergio Parisse e per la matricole Sami Panico e Nicola Quaglio, per i quali debutto in nazionale e trionfo saranno per sempre legati. E poi la preparazione in palestra, alla lavagna, al video. E, soprattutto, i discorsi del capitano e degli allenatori negli spogliatoi che fanno venire i brividi tanto quanto le mete: quello che dice O'Shea alla fine del match ferma il respiro. Buona visione.

(Sotto trovate anche l'articolo dedicato alla vittoria e gli highlights del match)

 




L'articolo pubblicato sul Messaggero

dal nostro inviato Paolo Ricci Bitti
FIRENZE Quello che non doveva mai accadere è accaduto: gli azzurri hanno mandato al tappeto i due volte campioni del mondo sudafricani: 20-18 al Franchi di Firenze e si fa davvero fatica a credere a quello che abbiamo visto sul prato smeraldo in cui gli Springboks, quarta potenza mondiale e un'epopea che copre tre secoli, hanno finito per capitolare davanti agli italiani che nel rugby valevano, fino ad ora, solo il 13° posto. Mai una delle tre big dell'emisfero sud (Boks, All Blacks e Australia) era caduta sotto le mete azzurre

Due squadre, si è sempre detto, forse gli azzurri non avrebbero mai battuto: la Nuova Zelanda e il Sud Africa proprio perché, oltre alla tecnica, la potenza fisica avrebbe ogni volta prevalso. Come mettere di fronte sul ring un peso massimo e un leggero.
Invece a Firenze la maledizione è stata annientata con una partita magnifica del XV preso in mano pochi mesi fa dal ct irlandese Conor O'Shea che ha predicato ottimismo anche dopo la batosta impietosa subita dai suoi giocatori sabato scorso all'Olimpico. 

Aveva ragione: che differenza sotto il cielo grigio di Firenze. Gli azzurri reggono il confronto con i possenti sudafricani che chiudono il primo tempo avanti di appena due punti (10-12) venendo respinti più volte da una difesa magistrale dell'Italia che rispondono colpo su colpo ai giocatori della quarta potenza mondiale.
In piedi gli oltre 21.000 fedeli del Franchi per la meta del sorpasso all'11' quando la rolling maul della mischia azzurra spinge oltre la linea Van Schalkwyk, poi Canna trasforma per il 7-5. La risposta perfetta alla meta sudafricana all'8' marcata dallo sprinter Habana dopo che il pack dei Boks non era riuscito a sfondare la trincea di Parisse e compagni. Subito tendenti all'infinito i placcaggi di un travolgente Favaro, durissimi gli interventi di Minto.

Al 18' il Sud Africa trova un raro varco nel gioco aperto e De Alleande galoppa in meta per il 7-12, ma gli azzurri non abbassano mai il capo e si riportano sotto con un penalty di Pedovani da quasi metà campo: 10-12 e una constatazione palese. Gli azzurri giocano con un piglio completamente diverso dalla partita all'Olimpico in cui sono restati in balia degli All Blacks, certo molto più forti di questi sudafricani, ma è una differenza che conta relativamente poco quando si hanno di fronte i due volte campioni del mondo con un pack capace di asfaltare ogni rivale.

Nella ripresa nessun calo degli italiani, né mentale né fisico, anzi: al 6' Lambie aveva un po' allungato per i sudafricani con un piazzato (10-15) causato dal fallo che a Fuser è costato un giallo. Ma poi gli azzurri, pur in inferiorità numerica, hanno continuato a difendere come demoni. Di più, con una mossa da palpitazioni cardiache, O'Shea aveva cambiato fin dal primo minuti entrambi i piloni buttando nell'arena i debuttanti Nicola Quaglio e Simone Ferrari. Due novellini contro la prima linea sudafricana!
Macché: nessun arretramento.

E dalle trincee a ridosso dei loro pali, grazie ai calci tattici del regista Canna, gli azzurri si sono portati in attacco costruendo, attacco dopo attacco, ruck dopo ruck, la piattaforma da cui lanciare in meta l'ala Venditti, una delle mete più belle della storia azzurra. Sul 17-15 al 56' in sudafricani hanno sentito la prima puzza di bruciato, vedi il ko clamoroso incassato ad opera del Giappone ai mondiali 2015. Ma la Storia nel rugby non ama troppo le ripetizioni. I Bok al 60' hanno rimesso il naso davanti con un piazzato (17-18) ma poi l'incalzare imperioso dell'Italia ha tagliato tutti i loro rifornimenti. Il Sud Africa - incredibile - calava e gli azzurri - incredibile - crescevano.

Controsorpasso al 64' con il piazzato di Canna 20-18) poi a un minuto dalla fine la meta di Fuser prima concessa e poi annullata alla moviola. Sarebbe stato il colpo del ko, ma ormai mancava solo una manciata di secondi. Gli Dei del rugby avevano deciso di sorprendere il mondo: Italia in trionfo con lo stadio che trema per i salti di felicità dei tifosi . 
Italia-Sudafrica 20-18 (10-12)
Marcatori. Italia: 2 m. 11’ Van Schalkwik 56' Venditti; 2 c.p. 30’ Padovani 64’ Canna; 2 tr. Canna. Sud Africa: 2 m. 5’ Habana 17’ De Allende; 2 c.p. 45’ Lambie 61’ Jantijes; 1 tr. Lambie.
Italia: Padovani, Bisegni (78’ Boni), Benvenuti, McLean, Venditti, Canna (70’ Allan), Bronzini (70’ Gori), Parisse (cap.), Favaro, Minto (60’ Steyn), Van Schalkwyk (27' Biagi), Fuser, Cittadini (41' Ferrari), Gega, Panico (41' Quaglio). All. O’Shea
Sudafrica: Le Roux (70’ Goosen), Combrinck, Venter, De Allende, Habana, Lambie (52’ Jantjies), Paige (52’ De Klerk), Whiteley (70’ Mostert), Alberts (65’ Mohojt), Carr- De Jager, Du Toit, Koch (52’ Nyakane), Strauss (78’ Mbonambi), Mtawarira (52’ Kitshoff). All. Coetzee
Arbitro: Clancy (Irlanda)

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