PROTAGONISTI – Man of the match l'apertura All Black Aaron Cruden: «Siamo tutti molto soddisfatti perché ci aspettavamo una partita dura contro l'Italia. Il risultato ci rende felicissimi e ci consente di proiettarci alla prossima partita».
Dichiarazioni che più diplomatiche e costruite non si può. Decisamente meno studiate, invece, quelle di Tommaso Boni, alla sua seconda presenza in azzurro e autore di una meta che non dimenticherà facilmente. (Ma poi perché dimenticarla?) «Non so se questa marcatura rappresenti il momento più alto della mia carriera. È alto, certo, ma non è un punto d'arrivo, perché se lo considerassi così sarei finito». Tante emozioni allora nei «venti minuti più lunghi e faticosi della mia vita. Forse perché ho spezzato subito il fiato correndo per la meta». Boni si dice poi «d'accordissimo» con il proprio capitano quanto al discorso relativo ai bei segnali. «Con O'Shea stiamo abbracciando un metodo di vedere il rugby ancor più professionale. Si studiano fino all'esasperazione i minimi dettagli, si analizzano situazioni. Sì, ha ragione Sergio».
FIDATEVI – Anche O'Shea, come Parisse e Boni, chiede fiducia. «Voglio esprimermi nella mia lingua per essere il più possibile chiaro – dice alla stampa – Io e questo signore (indicando Parisse, ndr) siamo persone molto competitive e non ci piace perdere. Ma a volte sei costretto a dire che sei stato battuto dalla squadra più forte. Ciò che stiamo chiedendo alla squadra è costruire per il futuro, combattendo per tutti e 80 i minuti. Oggi abbiamo visto giocatori coraggiosi. Se qualcuno, dopo il match con la Nuova Zelanda, si ritrova a testa bassa o vuole essere compatito può anche fare a meno di presentarsi al campo d'allenamento domani. Sono stati commessi tanti errori e sarebbe facilissimo puntare il dito. Ma se questo è il punto di partenza, sono sicuro che andremo molto lontano».
Eppure al momento gli azzurri sono tutti ammaccati. In tutti i sensi, visto che lunedì saranno valutate le condizioni fisiche di ben quattro componenti della rosa in vista del match di sabato prossimo a Firenze contro il Sudafrica: gli infortunati Mbandà, Ghiraldini, Esposito e Lovotti. «Credo che un paio di loro non giocheranno a Firenze», informa il tecnico. Claudicante anche lo stesso Boni: «Una piccola distorsione alla caviglia, nulla di cui preoccuparsi», rassicura.
Facendo due conti: tanti errori, punteggio durissimo, punizione severa da una squadra che ha svolto bene il suo compito senza tante magie e alla fine anche quattro infortunati. Ma la sviolinata finale di Parisse parla da sola: «Chi non capisce nulla di rugby sostiene che questa di oggi sia stata una disfatta, ma qualcosa sta cambiando. Conosco bene questo gruppo, anche umanamente, e vi posso dire che il modo e la qualità dell'approccio è migliorato. Ne ho visti tanti di allenatori e sono convinto che grazie a questo metodo di lavoro la strada imboccata sia giusta. Il mio ruolo sarà quello di accompagnare la squadra e di dare il massimo in campo. Con questa modalità di lavoro ci toglieremo grandissime soddisfazioni».
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