VIVA CONOR - «Sono rimasto molto impressionato dal modo di lavorare del nuovo ct – il commento sincero di Sergio – dal suo modo di gestire gli allenamenti durante la settimana. Dunque sono veramente molto motivato, nonostante abbia alle spalle 33 anni e abbia visto passare tanti allenatori. Certo, c'è sempre la volontà di rimettersi in gioco, ma devo dire che sono ancor più fiducioso, perché contento di come abbiamo preparato questa partita e di come i ragazzi abbiano risposto a queste indicazioni».
Tradotto: «Non posso anticipare nulla. Posso dire soltanto che abbiamo lavorato in modo completamente nuovo e molto specifico. Diverso nell'analisi, nella strategia, nella costruzione tattica. In tal senso lo staff ha avuto un impatto molto importante. Siamo veramente contenti di come stiamo andando avanti».
PERICOLO NERO – Primo banco di prova l'esame più difficile che c'è: la Nuova Zelanda. Meglio: una sorta di Nuova Zelanda 2. Sempre di un altro pianeta, per carità, ma forse segnale di un impegno che i tuttineri trascurano, come se non meritassimo il rispetto del ct Steve Hansen e dei suoi ragazzi. Parisse non è d'accordo: «Parliamo di una squadra talmente forte, con tantissimi giocatori di qualità, che a prescindere dalla formazione schierata resta per noi grandissima. E comunque penso che la più grande qualità di quel team sia proprio il rispetto per l'avversario. Resta umile, non si monta mai la testa. Ogni All Black offre sempre il massimo, comunque si chiami. L'utilizzo di giocatori non titolari non è allora mancanza di rispetto, piuttosto gestione da parte del loro allenatore, considerando che se possono permettersi di cambiare giocatori lo faranno contro l'Italia».
Come si affrontano allora questi All Blacks? «L'Irlanda, che li ha sconfitti sabato scorso, è stata incredibile dal punto di vista dell'aggressività e dell'intensità soprattutto in difesa. Li hanno messi in difficoltà sui drive e lavorando sull'asse della spinta in mischia. Credo che se noi ci limitassimo a fare la guerra sui punti d'incontro sarebbe difficilissimo. La chiave sarà allora il placcaggio, cercheremo di rallentare il loro gioco per evitare che la buttino sulla velocità».
LA VITA DI SERGIO – Pensieri e parole di uno che ha messo in fila “appena” 120 caps. «Sono felice di aver raggiunto questo traguardo, ma non è esattamente il mio primo pensiero al momento. Se mi guardo indietro dico che in questi anni ho vissuto molti momenti difficili, ma anche molti altri che porterò nel cuore. L'emozione più grande l'ho vissuta nel 2002, a Hamilton, quando per la prima volta ho indossato questa maglia e proprio contro gli All Blacks. Ma ricordo con affetto anche le due vittorie sulla Francia due volte e quella sull'Irlanda. I momenti più brutti sono stati rappresentati dagli infortuni, ma anch'essi fanno parte del gioco».
Senza dimenticare altri “dettagli”, come le polemiche sull'Italia del rugby, squadra amatissima seppur perdente e per questo criticata. «Chi ama la Nazionale, di qualsiasi Nazionale si tratti, è sempre là a tifare, non a gufare. Purtroppo alcune persone vivono nella mediocrità e nell'invidia e godono quando perdiamo. E comunque a me i numeri non piacciono». Strano, visto che ne ha fatti registrare di bellissimi.
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