Rugby Roma Seven, le stelle dei Giochi olimpici brasiliani fanno tappa venerdì e sabato all'Acquacetosa

Werner Kok
di Christian Marchetti
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Giovedì 9 Giugno 2016, 16:23
Una parapiglia tra americani, romeni e rispettivi tifosi sugli spalti. Altri tempi, per carità. Correva infatti l'anno 1924 e a Parigi il rugby dava così l'addio (poi fortunatamente arrivederci) alle Olimpiadi.
Il prossimo 6 agosto, e fino all'11, la pallovale tornerà ai Giochi, debutterà a Rio nella sua veloce e spettacolare veste a 7 giocatori. E rodaggio del torneo olimpico sarà il Roma Seven, torneo in programma tra venerdì 10 giugno e sabato allo stadio dell'Acquacetosa. Una manifestazione giunta alla sua quindicesima edizione, che in passato ha portato spettacolo all'interno dello Stadio dei Marmi e che anche quest'anno presenterà diversi motivi d'interesse.

LA CREMA
A guidare un parterre stellare il Sudafrica padrone del torneo da tre anni a questa parte, guidato dal capitano Sandile Ncgobo e da Werner Kok, quest'ultimo nominato Seven Player of the Year nel 2015. Assi che hanno già in tasca il biglietto per Rio per i cui giochi azzurri e azzure hanno fallito, come prevedibile, al convocazione. Tra le altre nazionali, Cile, Tunisia, Corea del Sud, Francia, Georgia, Lituania, l'immancabile Italia ancora desiderosa di crescere e quel Brasile che sta lasciando a bocca aperta il mondo ovale. Ci saranno, ancora, tanti “superclub”: i britannici Artech Side Step, i francesi Seventise, gli argentini Clandestinos, la selezione europea 7 Sirs e i 3/4 DM. Questi ultimi da Milano.

In campo anche la squadra delle Fiamme Oro e il team “di casa”, i Seven Kings of Rome, selezione tra i migliori interpreti del mondo che in passato ha accolto personaggi del calibro del figiano Waisale Serevi e del neozelandese Dj Forbes. Qualcosa tipo il Maradona e il Cristiano Ronaldo del rugby a sette. Si gioca dalle 9 del mattino di domani. Sabato, invece, partenza alle 11 e finale (diretta tv Rai Sport delle fasi conclusive) alle 23.
 
IL WHITE PARTY
E dopo il fischio finale il consueto party di chiusura. Consueto come il copione: musica fino all'alba e dress code virato al bianco, strizzando un occhio alla mondanità.

CHE DONNE!
Ottimo anche il torneo femminile. Oltre all'Italia (che negli anni passati ha sfoggiato una scabrosa maglia tricolore molto simile a quella dei fantini del Palio di Siena), ci saranno Sudafrica, Venezuela e Lazio Seven. Particolare menzione merita il Kenya, nazionale al debutto a Roma in veste femminile e che promette fuoco e fiamme ai Giochi brasiliani. Difficile da credere ma sugli altipiani, oltre a maratoneti e mezzofondisti, già da tempo si sta infatti formando una fortissima schiera di rugbisti.

POLEMICHE Nel corso della presentazione tenuta stamani al Circolo Canottieri Aniene non è mancata la nota polemica. «Roma deve risolvere i suoi problemi a livello d'impiantistica – ha rilevato il Segretario Generale della Federugby Claudio Perruzza – Qualora la candidatura per le Olimpiadi del 2024 andasse in porto, quella sarebbe una grande opportunità. Il Flaminio, soprattutto, deve rinascere dalle proprie ceneri e diventare fulcro della pallovale cittadina e nazionale. Rendiamoci conto che questa città, al momento, non ha un campo regolamentare per il rugby a 15».

Poi una buona notizia: «Il progetto della Fir è quello di dotarsi, in futuro, di un centro di formazione per giocatori che saranno impiegati esclusivamente nel seven». A quanto pare tutto sarà pronto per le Olimpiadi. Quelle del 2020, però.
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