Rugby World Cup, incubo Inghilterra: l'addio al Mondiale colpisce l'onore e il portafoglio

Rugby World Cup, incubo Inghilterra: l'addio al Mondiale colpisce l'onore e il portafoglio
di Paolo Ricci Bitti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 5 Ottobre 2015, 06:16 - Ultimo aggiornamento: 19:53
dal nostro inviato
LONDRA Da lassù, 240 metri sopra il Tamigi, le rovine della capitale dell'ex impero britannico si stendono a perdita d'occhio in ogni direzione. Dalla vetta della cristallina Scheggia (The Shard), l'immaginifico grattacielo di Renzo Piano, si vede ancora il fumo che laggiù a ovest si leva dai resti della Fortezza, Twickenham, ormai divenuta una triste ridotta violata due volte consecutive, prima dal Galles, dando inizio alla fine, e poi, senza fare nemmeno un prigioniero, dall'Australia: la catastrofe inimmaginabile è divenuta realtà. L'Inghilterra è fuori dai “suoi” Mondiali già nella prima fase, quella che serve a scremare i comprimari dall'elite che dalla fine del 1800 governa il rugby così come la Regina Vittoria guidava un impero su cui non tramontava mai il sole, con la remota Australia destinata a ospitare galeotti, non maestri del gioco inventato in una città nel cuore dell'Inghilterra per formare la classe dirigente.
TROPPI FANTASMI
Una nazione in preda agli incubi: sì, la dignità, ma anche qualcos'altro, in 80 minuti sono evaporati tre miliardi di sterline di guadagni preventivati, calcola la London Business School, con la Borsa della City che potrebbe perdere lo 0,15% sull'andamento generale.

In pericolo il punto supplementare di Pil ipotizzato grazie al Mondiale più pantagruelico di sempre: ”Too big to miss”, troppo grande per perderlo. E loro, che a Twickenham avevano cantato God save the Queen mai con tanto orgoglio, l'hanno perso come peggio non si poteva, molto più del pesante 13-33 che ha annichilito anche il principe Harry, come sempre in tribuna a sostenere i bianchi.

Fa quasi ridere il terrificante 7-1del Brasile - in Brasile 2014 - con la Germania: una semifinale, non la poule iniziale. Il calcio inglese ancora arrossisce per il ko (1-0) con gli Stati Uniti in Brasile 1950 e si piange parecchio nel cricket quando gli australiani vincono la serie delle Ceneri (Ashes).Ma la batosta di adesso le supera tutte.

«Abbiamo deluso la nazione, abbiamo tradito la fiducia del nostro movimento (un milione e mezzo di praticanti!) che ci ha sostenuto con grande passione: dopo la prossima e ultima partita (inutile match con l'Uruguay) ci faremo delle domande molto dure» dicono il ct Stuart Lancaster, voce incrinata, occhi lucidi, e il capitano incarismatico Chris Robshaw. Lancaster è un insegnante di ottime letture, a partire da Kipling: è stato molto dignitoso nell'affrontare una sconfitta di tale portata. Se ne andrà, decidendolo lui, anche se ha un contratto fino ai prossimi mondiali in Giappone.

Il suo rugby rigoroso, molto coerente (fuori chi fa il cretino al pub e chi va a giocare all'estero), ma troppo prevedibile, si è sbriciolato contro quello pragmatico e fantasioso del miliardario australiano-libanese Michael Cheika, un tipo che ha spinto la federugby dei canguri a emanare una leggina ad personam che ricorda certi nostri scenari.

LEGGE AD PERSONAM
Giammai in nazionale chi gioca all'estero, giammai, a meno che non abbia almeno 60 caps. E chi c'era tra i convocabili sopra quella quota? Giusto due giocatori tra i quali Matt Giteau, ovvero colui che con una meta strabiliante nel finale ha piantato l'ultimo chiodo sulla bara dell'Inghilterra, battuta in particolare dagli australiani in una fase del gioco (il breakdown) forse perché priva di un mastino come Steffon Armitage, compagno di squadra di Giteau a Tolone...

Basta, basta: è troppo amaro mandare giù questa debacle per chi ha sempre difeso la bandiera fino all'ultimo uomo. Dove finiranno ora milioni di gadget bianchi con la rosa carminio di Tudor? A quanto saranno svenduti i biglietti delle fasi finali? Quanti bambini non vorranno più passare la palla ovale che è stata umiliata, svergognata, annientata, ridicolizzata, tradita (definizioni del Sunday Times e compagnia) e incapace di raggiungere un obiettivo degno della tradizione e dei colossali investimenti?